Brad Mehldau «Finding Gabriel»

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AUTORE

Brad Mehldau

TITOLO DEL DISCO

«Finding Gabriel»

ETICHETTA

Nonesuch


Conosciamo Brad Mehldau come un innovatore e una mente apertissima, e questo «Finding Gabriel» non solo lo riconferma ma ne è un frutto sconcertante. Anzitutto, il pianista – ma forse bisogna ormai definirlo multistrumentista – pare essersi ispirato alla lettura del Vecchio Testamento, visto che a molti dei dieci brani appone come incipit alcuni stralci da tre libri (Osea, Giobbe, Ecclesiaste); il significato di questa operazione sta nel trovare, in quelle antiche frasi, forti riferimenti al nostro presente. Premesso questo, «Finding Gabriel» provoca nell’ascoltatore quel senso di spaesamento che accompagna le allucinazioni. Se ne può individuare un prodromo in «Taming The Dragon», che cinque anni fa vedeva Mehldau e Mark Guiliana affaccendati attorno alle possibilità offerte dall’elettronica (non lontano dagli esperimenti compiuti negli anni Ottanta da Brian Eno e David Byrne, incluso il parlato). Anche se Guiliana è presente in qualche brano, «Finding Gabriel», che va ben oltre quella formula drum‘n’synth, appartiene per intero a Mehldau. Il quale resta legato ai fondamenti che lo hanno sempre contraddistinto nella dimensione acustica: una meticolosa attenzione al suono, al ritmo, alle dinamiche, la vocazione melodica (Born To Trouble), una illimitata immaginazione, una «mentalità» sperimentale che sa condurre l’ascoltatore oltre il jazz, il rock, il folklore, verso una terra di nessuno dove tutte queste cose si trovano solo a livello di reperti. Non tutto mi pare riuscito sul piano dell’intensità, ma l’esperienza è comunque straordinaria. Mehldau ha avuto grandi intuizioni, prima fra tutte l’inserire, oltre al parlato, la voce umana wordless; e l’intervento di Kurt Elling in Proverb Of Ashes è davvero di memorabile potenza. Per ciascuno dei brani il leader ha scelto un organico apposito, utilizzando sassofoni, archi, la tromba di Akinmusire, tanti strumenti (perfino il piano acustico…) che in qualche brano sono suonati da lui soltanto: ulteriore dimostrazione della sua libertà di pensiero.

Piacentino

[da Musica Jazz, agosto 2019]


DISTRIBUTORE

Warner

FORMAZIONE

Brad Mehldau (p., tastiere, batt., perc., voc.) con varie formaz. comprendenti Ambrose Akinmusire (tr.), Charles Pillow (sopr., alto, cl. b.), Michael Thomas (fl., alto), Joel Frahm (ten.), Chris Cheek (ten., bar.), Sara Caswell (viol.), Lois Martin (viola), Noah Hoffeld (cello), Aaron Nevezie (tast.), Mark Guiliana (batt.), Becca Stevens, Kurt Elling, Gabriel Kahane, «Snorts» Malibu (voc.).

DATA REGISTRAZIONE

New York, tra marzo 2017
e ottobre 2018.

Recensione
Voto globale
finding-gabriel-brad-mehldauAUTORE Brad Mehldau TITOLO DEL DISCO «Finding Gabriel» ETICHETTA Nonesuch Conosciamo Brad Mehldau come un innovatore e una mente apertissima, e questo «Finding Gabriel» non solo lo riconferma ma ne è un frutto sconcertante. Anzitutto, il pianista – ma forse bisogna ormai definirlo multistrumentista – pare essersi ispirato alla lettura...