Pat Metheny e la sua nuova concezione di PMG

Il chitarrista del Missouri si è esibito all'auditorium Parco della Musica di Roma al fianco di due giovani musicisti americani.

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Pat Metheny Foto di Jimmy Katz

Pat Metheny Trio
Sala Santa Cecilia, auditorium Parco della Musica, Roma
9 maggio 2022

Cosa si aspetta il pubblico dall’ennesimo concerto di Pat Metheny? Gli sguardi dei più sono rivolti alla panoplia di strumenti concentrati in una ristretta zona del palco: quella centrale. Il chitarrista del Missouri e i suoi sodali suoneranno a stretto di giro di alito. Per Metheny ogni tour è una sfida: ma lo è anche per il pubblico, che spera che possa spingersi oltre i traguardi già raggiunti. L’idea è quella di presentare il suo ultimo lavoro, antologico e dal vivo, con la stessa tipologia di formazione: tastiere varie e batteria. Se nel disco, però, ci sono James Francies (organo) ed Eric Harland (batteria), qui Patrick Bruce si schiera con due giovani virgulti che spazzolano bene la musica e rispondono con pronta educazione ai suoi comandi: Chris Fishman, esperto anche di sound design, si accomoda tra pianoforte, piano elettrico, sintetizzatori, elettronica e organo, mentre Joe Dyson Jr. si occupa di tamburi, piatti e grancassa. La continua ricerca di sonorità in divenire caratterizza il tour 2022 del sessantasettenne musicista statunitense. Di gente ce ne è veramente tanta, ma non il tutto esaurito che, fino a qualche anno fa, accompagnava i concerti di Metheny.


Arriva sul palco della sala Santa Cecilia, dall’acustica impeccabile, sfoderando il suo proverbiale sorriso, ma privo della sua “tradizionale” maglia a strisce bianche e blue. E’ solo e lo aspetta la Pikasso Guitar, il gioiellino di architettura da lui creato. E’ uno svolgersi terso di note e colori con gli armonici che creano un senso di sospensione aerea, contrappuntati dalle corde di basso che dettano ritmo e calore. Cambio di scena (e di chitarra) e arrivano in rapida successione So May It Secretly Begin e Bright Size Life; con quest’ultima il trio inonda di note il pubblico estasiato. Non c’è pausa: il chitarrista detta dei tempi serratissimi, parla pochissimo e suona tantissimo. C’è la sensazione che stia facendo di tutto per gettare nel cassetto dei ricordi gli interminabili concerti del passato, anche recente. Better Days Ahead accende i riflettori sullo scintillante fraseggio di Fishman, mentre Dyson si mette d’impegno a sculacciare i piatti che echeggiano fragorosi. Sempre tenendo saldamente tra le mani la Gibson Es-175, Metheny inanella alcuni suoi leggendari successi Timeline, Jaco e nel mezzo le dolci note di Always And Forever, che arriva direttamente al cuore, anche se il Nostro tende a schiacciare le note, spezzarle epurandole di quella patina romantica che avvolge l’intero «Secret Story». Gli album storici, quelli del PMG, prendono vita e forma sul palco, corroborati dalle unghiate leonine di Fishman: When We Were Free, Farmers Trust, Message. Alterna le chitarre con la sua solita nonchalance: dall’acustica alla Roland, fino a trovare la sua via maestra nel suono corale e vibrante accanto a un’altra sua invenzione, quell’Orchestrion che è stato anche protagonista di un tour e di un disco (solo soletto) nel 2010.

Pat Metheny's Orchestrion
Pat Metheny e l’Orchestrion

La complessa macchina di un tempo è qui ridotta a un nucleo essenziale per le esigenze del trio e fa da ottimo sparring partner in Phase Dance. La chiusura spetta a due pietre miliari della fusion methenyana: Are You Going With Me? Torrenziale, ricca di sfumature espressive e Song For Bilbao, dal sound inimitabile.  L’encore è prima con il medley che, oramai da qualche anno, è un peculiare degli spettacoli di Metheny, che lo vede impegnato a declinare – solipsisticamente – accenni a brani come Last Train Home e This Is Not America. Un concerto bello, con una coppia di giovani parecchio in gamba e un Metheny diverso, alla ricerca della musica e del PMG che sarà.
Alceste Ayroldi

N.B. Purtroppo le foto che corredano questo articolo sono solo di repertorio. Le rigorose restrizione imposte da Pat Metheny in merito agli scatti hanno spinto i fotografi presenti in sala ad astenersi del tutto da qualsiasi attività.