Marco Colonna-Alexander Hawkins: Eric Dolphy Underlined

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Marco Colonna
Alexander Hawkins e Marco Colonna, foto di Annamaria Lucchetti

Firenze, Pinocchio Jazz

15 febbraio 2020

Per il penultimo appuntamento della sua ventiseiesima stagione, Pinocchio Jazz ha presentato in anteprima assoluta Eric Dolphy Underlined, progetto ideato da Marco Colonna e Alexander Hawkins, che hanno approfittato dell’occasione per approfondire il sodalizio iniziato durante l’incisione di «Eternal Love» di Roberto Ottaviano.

Dal repertorio di Dolphy il clarinettista-polistrumentista romano e il pianista inglese traggono cellule e nuclei che, unitamente al latente senso del blues, vengono utilizzati per un’opera di autentica (ri)creazione. Da una meticolosa notazione scaturiscono percorsi improvvisativi – mai debordanti, piuttosto rigorosamente disciplinati – alimentati da un flusso continuo di idee ed invenzioni che nell’ascolto reciproco e nella proficua dialettica trovano le armi più efficaci e l’espressione migliore.

Da un lato il retroterra blues di Dolphy trapela da frammenti di God Bless The Child individuabili in un denso inserto per solo clarinetto basso, o dall’interazione tra piano e clarinetto in Si bemolle di 245. Dall’altro, gran parte del materiale proposto coglie (e colloca in una nuova dimensione) lo spirito di «Out To Lunch», vero e proprio testamento artistico di Dolphy: lungimirante, spinto oltre i limiti dell’atonale, costruttore di intricate architetture sulla scorta della passata frequentazione dei Ferienkurse, i seminari di musica contemporanea di Darmstadt.

Marco Colonna
Marco Colonna al clarinetto, foto di Annamaria Lucchetti

Padrone di un assoluto controllo di registri e dinamiche su entrambi i clarinetti, Colonna interpreta e sviluppa le intuizioni visionarie di Dolphy senza nessun approccio di carattere derivativo. Al contrario, se ne appropria e le cala nell’ambito di un linguaggio maturo che tiene conto tanto del retroterra europeo (Michel Portal, ma anche il versante classico-contemporaneo), quanto delle innovazioni pionieristiche a suo tempo apportate da Jimmy Giuffre e poi indirizzate su un terreno decisamente sperimentale da Anthony Braxton.

Marco Colonna
Marco Colonna al sax sopranino, foto di Annamaria Lucchetti

Quando Colonna imbraccia il sax sopranino producendo frasi spigolose e timbri taglienti, il pensiero corre indirettamente allo stesso Braxton e, per certi versi, anche a Roscoe Mitchell, e alle loro collaborazioni con Muhal Richard Abrams. Del resto, il tocco pianistico asciutto e spartano di Hawkins, con i suoi connotati fortemente ritmici e «neri», evoca lo stesso Muhal e Mal Waldron, protagonista di indimenticabili duetti con Steve Lacy. Al tempo stesso, nella sua poetica Hawkins ha anche incorporato con arguzia elementi desunti da Thelonious Monk, Herbie Nichols e (non casualmente) Misha Mengelberg, qui omaggiato esplicitamente.

Alexander Hawkins
Alexander Hawkins, foto di Annamaria Lucchetti

Due rapide annotazioni per concludere. Alla fine del concerto Hawkins ha presentato Colonna definendolo «one of the finest clarinetists in the world». Nessuna esagerazione. In Italia dovremmo imparare ad apprezzare e meglio valorizzare musicisti di questo calibro.

Come previsto, la XXVI edizione di Pinocchio Jazz si concluderà a fine febbraio a causa degli ulteriori tagli ai finanziamenti. Ventisei anni di appassionato lavoro per portare a Firenze musica di qualità non sono bastati a sensibilizzare le istituzioni. Ulteriori commenti sarebbero superflui.

Enzo Boddi