Mike Nock «Touch»

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AUTORE

Mike Nock

TITOLO DEL DISCO

«Touch»

ETICHETTA

Birdland, 1993


Nock torna a incidere in solo piano dopo quindici anni, ma con uno spirito lievemente diverso da quello dei dischi del 1978: un’impostazione strumentale persino più classica del solito e, curiosamente, un impiego quasi un po’ dimesso della tecnica. Più che mai dà l’idea di suonare esclusivamente «per sé stesso». A dispetto di certa etica dell’arte e di conseguenti luoghi comuni, più volte questo legittimo intento, applicato alla lettera, ha dato vita a prodotti musicali non granché riusciti – pensiamo per esempio a quanto può risultare noioso ascoltare per intero «The Melody At Night With You» di Keith Jarrett. Ma qui è il caso in cui la vena lirica, melanconica e tenera di Nock riaffiora forte di convinzioni profonde, e il disco scorre dall’inizio alla fine. Scorre attraverso versioni di standard e classici jazzistici, che ormai Nock sa condurre con grande ricchezza di idee (molto belle quelle di Django di John Lewis e Lament di J.J. Johnson), e anche attraverso nuove composizioni dalla melodia piuttosto sgranata che danno vita a esecuzioni strutturate un po’ come elenchi (compresa quella di Strata, proveniente dalla suite creata dieci anni prima per l’omonimo film). Sono infatti soltanto due i nuovi temi che presentano una melodia leggibile di primo acchito, ed entrambi in ¾: The Sibylline Fragrance Of Gardenias, dolcemente adagiato sul solito, meraviglioso ostinato di Forgotten Love, e Unbridled Waltz, che possiede l’innocenza di qualche valzer di Mal Waldron. Il disco si chiude con il celebre Nkosi Sikelel’ iAfrika, oggi inno nazionale del Sudafrica: riprende il filone World Music di Nock e in realtà non guasta nulla. Non ci fa confondere Nock con Dollar Brand o Abdullah Ibrahim che dir si voglia.

Paolo Vitolo

[da Musica Jazz, febbraio 2019]


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