Ron Carter Quartet, Blue Note Milano, 9 novembre 2018 – JazzMi

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Dopo concerti più sperimentali come il duo Zorn-Laswell e l’Art Ensemble of Chicago, JazzMi ha portato il grande jazz newyorkese al Blue Note di Milano. Tocca al quartetto di una leggenda vivente come Ron Carter tirare le somme sul significato e sullo stato attuale di una corrente consolidata come quella del mainstream jazz. Le ultime apparizioni nostrane, in quartetto con percussioni (alla Ahmad Jamal) e in trio con Russell Malone alla chitarra, non avevano pienamente convinto pubblico e critica. L’innesto di un sassofonista poco conosciuto in Italia ma molto noto negli States come Jimmy Greene ha ridato slancio e vitalità al gruppo. Gli altri sodali erano Payton Crossley alla batteria e Renee Rosnes al piano, entrambi collaboratori di vecchia data di Carter.

Un ispirato Jimmy Greene al sax tenore
Renèe Rosnes al piano

Negli ultimi anni, generi come l’hard bop e il post bop sono tornati a riscuotere grande successo grazie agli sforzi di alcuni club ed etichette newyorkesi, in particolare grazie al fenomeno «Smoke Sessions» che ha riportato alla ribalta alcune delle figure più iconiche degli anni Settanta e Ottanta. Ron Carter non ha ancora inciso alcun disco a suo nome per la Smoke ma ha partecipato all’ottimo «Colors For The Masters» di Steve Turre e al recentissimo «The Time Is Now» del trio di David Hazeltine.

La concentrazione di Ron Carter
L’istrionico Payton Crossley alla batteria

Il concerto milanese si è contraddistinto per la scelta di un repertorio eterogeneo, in grado di spaziare tra struggenti ballads, scorci cameristici e brani più veloci. La struttura modale di alcuni di essi riporta alle atmosfere davisiane dei primissimi anni Sessanta, terreno fertile per i pochi ma incantevoli assoli del leader, che non ha mai cercato di essere al centro della scena, dirigendo il gruppo solo con l’intensità dello sguardo. Particolare attenzione viene data all’uso della sezione ritmica, moderna e sempre originale, basata sull’interplay tra il contrabbasso di Carter e la batteria di Crossley, elemento imprescindibile di questo gruppo.

Francesco Spezia

Foto Francesco Spezia