Crosscurrents Trio «Good Hope»

- Advertisement -

AUTORE

Crosscurrents Trio

TITOLO DEL DISCO

«Good Hope»

ETICHETTA

Edition Records


Non stupisce che alla base della costituzione di questo gruppo cooperativo (che va sotto il nome di Crosscurrents), vi sia stata un’iniziativa di Zakir Hussain, il quale, maestro radicato in una precisa tradizione culturale (che è anche un fatto familiare, essendo egli figlio di un altro grande maestro di tabla come Alla Rakha), ha tuttavia sempre operato per il suo trascendimento, rendendosi artefice di sincretismi e contaminazioni di vario genere. Tra questi non possono non essere ricordate le attività del gruppo Shakti (costituito negli anni Settanta insieme a John McLaughlin e L. Shankar e tornato operativo all’inizio del Duemila), la collaborazione con Bill Laswell che ha fruttato, tra il 2000 e il 2002, il collettivo Tabla Beat Science, i progetti in cui è stato coinvolto da Mickey Hart (già batterista dei Grateful Dead) e che avevano dato vita, negli anni Settanta, alla Diga Rhythm Band e al disco «Planet Drum» (1991). Soprattutto, al memorabile disco a nome proprio «Making Music» (ECM, 1987), in collaborazione con John McLaughlin, Jan Garbarek ed Hariprasad Chaurasia, che in qualche modo contribuì a consolidare un’estetica di genere. Nulla crediamo vi sia da aggiungere, riguardo le personalità artistiche di Holland e Potter. Il trio, che è oggi al suo primo album, aveva già eseguito un tour nello scorso anno, passando anche per l’Italia, mentre ora sono attese le date di lancio del presente album. La musica è molto spontanea, un vero fascio di suoni, sensazioni, pulsazioni, fittamente intricati ed elasticamente avvolgenti. Sul tappeto poliritmico così finemente ornato, che Hussain dispiega con certosina e secolare sapienza, sovrapponendo cicli su cicli, si stagliano l’eloquente e incalzante sonorità di Holland, propellente mai esausto, e l’inconfondibile voce strumentale di Potter, che dipana ghirlande di note con incedere elegante. L’affiatamento tra i tre è a livelli telepatici e il risultato è una musica di sintesi lucida e tornita, omogenea e coesa, senza le cadute di tensione che in parte affliggevano il citato album solista di Hussain (e, considerato il formato, ciò non era affatto scontato). Il disco, in definitiva, è di rara piacevolezza mentre il gruppo è tutto da scoprire in concerto.

Cerini

[da Musica Jazz, ottobre 2019]


DISTRIBUTORE

IRD

FORMAZIONE

Chris Potter (sop., ten.), Dave Holland (cb.), Zakir Hussain (tabla).

DATA REGISTRAZIONE

Loc. e data scon.

- Advertisement -

Iscriviti alla nostra newsletter

Iscriviti subito alla nostra newsletter per ricevere le ultime notizie sul JAZZ internazionale

Autorizzo il trattamento dei miei dati personali (ai sensi dell'art. 7 del GDPR 2016/679 e della normativa nazionale vigente).

Articoli correlati

Chris Potter: Eagle’s Point

Tecnica inarrivabile, versatilità stilistica, capacità improvvisativa quasi illimitata, Chris Potter è senza dubbio uno degli eroi del jazz contemporaneo e il suo ultimo album...

Barry Altschul: suoni dall’altro spazio/tempo

Se esistesse una classifica delle migliori sezioni ritmiche di tutti i tempi, quella relativa agli anni Settanta vedrebbe doverosamente ai primissimi posti il duo...

Musica Jazz di aprile 2024 è in edicola

Musica Jazz di aprile 2024 è in edicola: copertina su Charles Lloyd e Bill Frisell e poi, Artchipel Orchestra, J.J. Johnson, Chris Potter... E molti altri ancora!