AUTORE
Mike Nock
TITOLO DEL DISCO
«The Waiting Game»
ETICHETTA
Naxos, 1996
Il principio di fedeltà al jazz che s’indovina nella ridotta produzione di Nock per Naxos (rispettatissimo in «Ozboppin’», per quintetto, e nei due cd a nome del New York Collective) è nuovamente elaborato con originalità in questo duetto con Marty Ehrlich (clarinetti e sassofoni), sebbene con esiti alterni. In effetti, se la prima caratteristica individuale che in Nock giustifica insieme il pianista e il compositore, cioè ne costituisce l’autore, è quel coinvolgente lirismo impressionistico, pur nelle sue diverse declinazioni, qui ne troviamo esempi magistrali nei quali Ehrlich si cala perfettamente, accanto a esecuzioni che riducono il connubio a tecnico prosciugandone la poesia e la singolarità. Da non perdere i due primi pezzi The Waiting Game e Reconciliations, né il più movimentato Like Spring e il più rarefatto In The Moment, tra gli originali, ma neppure la tenerissima versione di The Duke, tratto dal dimenticato songbook di Dave Brubeck, e quelle dei due traditional folklorici El Testament de Amelia (colto nei suoi risvolti più drammatici da Ehrlich al clarinetto basso) e Amhran Pheader Breathnach. Da esplorare giusto ai primi ascolti, per prenderne atto, sono invece sia le riproposte di Break Time e Jacanori (già oziosi nelle versioni in solo del 1978) sia soprattutto il trittico di pezzi di libera improvvisazione, Three Postcards, votato agli stilemi dell’avanguardia e con un Ehrlich al clarinetto che spesso fa pensare al Giuffre di «Free Fall». Proprio nulla a che vedere con il mondo di Nock. In chiusura, ancora una volta a uso di happy end, l’antico Snowy Morning Blues di James P. Johnson, forse troppo antico per essere qualcosa di più che «carino».
Paolo Vitolo
[da Musica Jazz, febbraio 2019]