In un’epoca in cui le one-man bands sono sempre più frequenti, gli Snarky Puppy appaiono come una vera e propria anomalia del sistema. Infatti si tratta di un collettivo che riunisce decine di musicisti, che per gran parte dell’anno sono impegnati a lavorare come turnisti (accompagnano personaggi del calibro di Roy Hargrove, Marcus Miller, Kirk Franklin ma perfino Justin Timberlake e Snoop Dogg) o a registrare ottimi album di jazz contemporaneo (è il caso del pianista Bill Laurance, che lo scorso marzo ha pubblicato l’eclettico «Aftersun»). Nel tempo libero si riuniscono in studio per registrare album con modestissime ambizioni commerciali ma immenso valore artistico e sforzo creativo. Come spesso accade, le eccezioni sono molto più interessanti della regola, e per fortuna ogni tanto capita che se ne accorga anche chi di dovere: tanto che nel 2014 hanno vinto un Grammy Award grazie alla loro raccolta «Family Dinner vol. 1» e hanno replicato anche quest’anno con il disco di cui stiamo per parlare. Negli ultimi tempi, infatti, il gruppo ha stretto un’alleanza con l’olandese Metropole Orkest, considerata l’ensemble più numeroso nel suo genere: un ibrido di ben 52 elementi, tra una big band e un’orchestra sinfonica. Unendo le forze, questi due piccoli eserciti musicali, hanno realizzato l’album «Sylva», un disco che – ve lo possiamo assicurare – non assomiglia a nulla che abbiate già ascoltato in passato. Così abbiamo raggiunto al telefono Michael League, che degli Snarky Puppy è il fondatore, il leader e il portavoce, per farci raccontare qualcosa di più.

Michael League

Come sono nati gli Snarky Puppy?
Quando ero al college riunivo con frequenza una decina dei miei migliori amici e li invitavo a suonare a casa mia ogni settimana. In quel periodo abbiamo avuto occasione di fare molti piccoli concerti a Denton, la cittadina che ospitava la University of North Texas dove tutti noi abbiamo studiato musica. Dopo la laurea abbiamo deciso di continuare: una cosa tira l’altra, e ormai sono passati più di dodici anni da quando abbiamo fondato il gruppo.

Definire gli Snarky Puppy una band stabile sarebbe riduttivo, considerando quanti siete. Chi sono i membri, in questo momento?
Ora come ora siamo una ventina o una trentina, dipende dal contesto. È una situazione molto fluida, comunque. La maggior parte dei nostri concerti vede protagonisti sempre gli stessi dodici musicisti, me incluso, e poi abbiamo una serie di altri strumentisti che stanno in panchina aspettando una convocazione se necessario. Insomma, siamo una sorta di collettivo con un forte nucleo di base. Per noi è davvero interessante lavorare in questo modo, perché ci permette di far crescere la nostra musica in maniera ogni volta diversa, a seconda delle persone che sono coinvolte su disco o dal vivo.

Ecco, appunto: con che criterio vengono selezionate queste persone? Come si diventa uno Snarky Puppy?Non tramite un’audizione in senso tradizionale, questo è chiaro! Tutti quelli che suonano con noi sono stati, prima o poi, caldamente raccomandati da qualcuno che faceva già parte del collettivo. Se, per esempio abbiamo bisogno di un altro chitarrista o di un sassofonista in più, c’è sempre uno di noi pronto a presentare un amico che fa proprio al caso nostro. A quel punto lo invitiamo a passare a trovarci, proviamo a suonare un po’ assieme e, se ci dà le giuste sensazioni dal punto di vista musicale (ma anche dal punto di vista umano, perché è fondamentale che non ci siano conflitti tra di noi) lo convochiamo per qualche concerto, e poi se tutto va bene non smettiamo più di chiamarlo. Insomma non è un processo molto strutturato, e ormai siamo così tanti che da anni non abbiamo un’effettiva necessità di aggiungere altri musicisti.

È difficile mantenere la coerenza del proprio sound, quando personalità così diverse tra di loro si alternano nel comporre e suonare i vari brani?
A dir la verità non è molto difficile, soprattutto perché non scriviamo mai li brani tutti assieme. Ognuno lo fa per conto proprio e poi porta la partitura al resto della band, così da completarla con il contributo degli altri: poi facciamo piccoli aggiustamenti durante le prove, per dare al brano uno stile omogeneo con la nostra produzione.

Per la realizzazione di «Sylva» avete firmato con la Impulse!, una delle etichette più prestigiose e rinomate nella storia del jazz…
In linea di massima siamo una band indipendente e tali resteremo: il contratto vale solo per questo disco, che è un progetto speciale in collaborazione con la Metropole Orkest. Ciò detto, quando ci hanno consegnato le prime copie del cd e abbiamo visto il logo della Impulse stampigliato sulla grafica, è stato quasi surreale! È un’emozione fortissima vedere il nome della tua band associato a un’etichetta così leggendaria. Alcuni dei nostri album preferiti sono stati pubblicati con quel marchio: John Coltrane, Michael Brecker, McCoy Tyner… Giocare nella stessa squadra di musicisti di questo calibro è un grandissimo onore e privilegio.

Come è avvenuto l’incontro con la Metropole Orkest?
Nel 2014 alcuni membri dell’orchestra vennero ad assistere a una nostra sessione di registrazione per l’album «We Like it Here»; al termine passarono a salutarci e ci dissero che avrebbero volentieri registrato un disco insieme a noi. Ovviamente abbiamo colto l’occasione al volo, perché anche noi eravamo loro grandi fan. Sei mesi dopo quell’incontro eravamo già impegnati a registrare il nostro album collettivo. È stato tutto molto rapido, insomma, ma è stata una delle esperienze più belle che ci siano mai capitate. Suonare con una vera e propria orchestra è un sogno per qualsiasi musicista, a maggior ragione se i brani li hai scritti tu.

Visto che la registrazione di questo progetto ha coinvolto un centinaio di persone, dev’essere stata una bella sfida…
La sfida più grossa è stata quella di scrivere e arrangiare brani adatti a un’orchestra, ma sapevo con precisione cosa stessi facendo e quali parti volessi far suonare a questo o a quello strumento: in testa avevo già tutto chiaro prima ancora di cominciare a metterlo su carta.
Per un compositore, scrivere per un’orchestra apre una serie infinita di possibilità: è una delle cose più divertenti che ti possano capitare. Per fortuna la Metropole Orkest, oltre a essere straordinaria in termini di bravura e creatività, è anche molto organizzata, perché è abituata a lavorare in produzioni di grosse dimensioni: perciò ci ha reso tutto molto più facile. Anzi, direi che realizzare questo cd è stato più semplice di tutto ciò che abbiamo fatto in passato.

Avete registrato in Olanda, la sede della Metropole Orkest. Per una band nata e cresciuta in Texas, cuore dell’America più profonda, com’è l’impatto con l’Europa?
È stato senz’altro particolare; in generale il pubblico è sempre diverso ovunque tu vada ma suonare dal vivo in Europa è molto divertente, soprattutto perché in territori relativamente piccoli sono concentrate molte nazioni diverse e la gente è abituata a viaggiare. Quindi ti capita spesso di suonare davanti a platee internazionali. In Olanda avevamo spettatori tedeschi, inglesi, italiani, spagnoli, irlandesi, scozzesi, danesi… Ci piace molto questo scambio culturale, abbiamo dei bellissimi ricordi di questa esperienza.

Ti va di condividerne uno?
I primi cinque minuti di prove con l’orchestra sono stati straordinari: avevo appena consegnato le partiture ai musicisti, non avevamo ancora avuto occasione di suonare tutti insieme e nessuno aveva idea di come sarebbe stata la nostra musica in un contesto orchestrale. Appena le prime note hanno cominciato a diffondersi per la sala è stata una vera e propria magia. Non dimenticherò mai le facce degli altri Snarky Puppy, euforici e meravigliati; per contro, i professori dell’orchestra erano tranquillissimi, per loro era un normale giorno in ufficio, diciamo così! Loro sono abituati all’emozione quotidiana di creare musica con un ensemble così ampio e prestigioso, mentre per noi era la prima volta e ci sentivamo come bambini in un negozio di dolciumi. Il contrasto tra le rispettive reazioni è stato davvero buffo.

Dopo il progetto con la Metropole, cosa vi aspetta in futuro?
Come collettivo abbiamo pubblicato in febbraio il secondo volume 2 di «Family Dinner»: come per il precedente capitolo alterniamo otto diversi cantanti e numerosi ospiti strumentali. Nello stesso periodo, inoltre, siamo entrati in studio per registrare un nuovo album che probabilmente uscirà nell’estate 2016. Quanto a me, ho fondato un’altra band assieme ad alcuni percussionisti e cantanti e nella quale suono la chitarra; allo stesso tempo continuo a portare avanti anche l’altra mia band, Forq, con cui lavorerò l’anno prossimo. Sto anche collaborando con David Crosby e altri artisti indipendenti in qualità di produttore. E infine sto scrivendo un libro e lavorando a un documentario. Insomma, c’è molta carne al fuoco!

 

Marta «Blumi» Tripodi

 

 

Gli Snarky Puppy in una delle cento versioni, i membri della band sono circa una trentina e ruotano secondo le necessità