Rymden «Reflections & Odysseys»

4203

AUTORE

Rymden

TITOLO DEL DISCO

«Reflections & Odysseys»

ETICHETTA

Jazzland


I nomi di Berglund e Öström fanno venire i lucciconi, perché è impossibile non pensare al trio E.S.T.; poi si scorge il nome di Wesseltoft, sinonimo di creatività, ingegno e integerrima professionalità. Ma qui non si imita o evoca nessun trio del passato: ci sono tre musicisti di vaglia e dal curriculum con pochi paragoni, che marciano a passo spedito nella loro musica. Non c’è un leader, e si vede anche dal carico di lavoro compositivo, ben distribuito, seppur qualche mattone in più spetti a Wesseltoft. Undici brani originali, con altrettante storie narrate. L’incipit è à la Wesseltoft: una scarica di elettronica mesta ottima per aprire il primo atto: The Odyssey, così il trio scalda muscoli e motori tra ostinati, il basso che cavalca e la batteria che spezza i macigni, mentre il pianoforte srotola una coperta di note. Omen nomen, il trio si muove in uno spazio infinito («Rymden» significa spazio, universo) di sonorità ammantate di rock (progressive) appannaggio di Wesseltoft e Öström, jazz impetuoso con posture scandinave. Anche The Peacemaker è un intermezzo, appannaggio di Berglund, base per la rocciosamente groovy Pitter-Patter (di Berglund) con Wesseltoft al piano elettrico che la tinteggia di acid jazz. D’altra pasta è la bella The Lugubrious Youth Of Lucky Luke (firmata dal batterista svedese), fatta di una malinconia inquieta, dettata dagli accordi scanditi e pesati da Wesseltoft e dalle scudisciate sui piatti di Öström che dettano i tempi del goloso assolo di Berglund. Torna sul podio il pianista norvegese con The Celestial Dog And The Funeral Ship, sottolineata dalla marcetta architettata da Öström, mentre i suoi soci imbastiscono suoni asessuati, prima dell’avvento del contrabbassista che indossa l’archetto per dipingere di accorato lirismo un brano sfaccettato. E ancora Öström a ricordare a tutti come il jazz europeo sia attento alla melodia, magnificamente tratteggiata in Bergen, godibile nelle sue variazioni ritmiche congegnate da Wesseltoft che padroneggia il pianoforte. The Abyss è un intermezzo di media durata, concepito dalle bacchette di Öström che ci lascia nuotare in una vorticosa mareggiata. È il prologo per Råk: tenebrosa, minacciosa, tra gli affondi di Wesseltoft, il passo lungo e scuro di Berglund e il percussivo sostegno della batteria, che si lascia svuotare da bolle elettroniche ondivaghe. Orbiting fa da apripista a Homegrown (di Wesseltoft), che chiude l’album e recupera tutta la recente tradizione scandinava, immortalandola in un lucente cammeo dalle tonalità e ritmi soffusi.

Ayroldi

[da Musica Jazz, maggio 2019]

[leggi anche la recensione del concerto dei Rymden al Lana Meets Jazz 2019]


DISTRIBUTORE

FORMAZIONE

Bugge Wesseltoft (p., tast.), Dan Berglund (cb.), Magnus Öström (batt.).

DATA REGISTRAZIONE

New York, 24 e 25-4-17.

Recensione
Voto globale
reflections-odysseys-rymdenAUTORE Rymden TITOLO DEL DISCO «Reflections & Odysseys» ETICHETTA Jazzland I nomi di Berglund e Öström fanno venire i lucciconi, perché è impossibile non pensare al trio E.S.T.; poi si scorge il nome di Wesseltoft, sinonimo di creatività, ingegno e integerrima professionalità. Ma qui non si imita o evoca nessun...