AUTORE
Patrice Caratini
TITOLO DEL DISCO
«Instants d’orchestre»
ETICHETTA
Caramusic
Non sarà un best of, come precisa lo stesso Cartini parafrasando René Magritte («Ceci n’est pas un best-of»), ma questo disco rappresenta un’ottima chiave d’accesso alla storia del Caratini Jazz Ensemble. Bastano pagine cardine come East End Blues e Ory’s Dream (in origine su «Darling Nellie Gray. Variations sur la musique de Louis Armstrong») per farsi un’idea di come Caratini sappia maneggiare e attualizzare il passato. Si riparte dagli Hot Five, ma per tutto il disco l’orchestra gioca con Ellington, Mingus, Gil Evans, gli insegnamenti di Slide Hampton, mentore del contrabbassista. C’è spazio anche per la canzone di Cole Porter (What Is This Thing Called Love, una straniante versione di My Heart Belongs To Daddy, con Ducret inserito nell’orchestra) e per la vastità dei ritmi latini, indagati da Caratini in almeno due dischi. Solisti sugli scudi, da Monniot a Jean-Marie, passando per Donarier, Thuillier, Egea, Sciuto, forti di un’oculata e sagace scelta dei brani.
Civelli
[da Musica Jazz, ottobre 2018]
DISTRIBUTORE
FORMAZIONE
Claude Egea, Pierre Drevet (tr.), François Bonhomme (corno), Denis Leloup (trne), François Thuillier, Bastien Stil (tuba), Christophe Monniot (alto), André Villager (alto, cl.), Matthieu Donarier, Stéphane Guillaume (ten., cl.), Rémi Sciuto (bar., alto), Clément Caratini (cl.), Alain Jean-Marie, Manuel Rocheman (p.), David Chevallier, Marc Ducret (chit.), Patrice Caratini (cb., dir.), Thomas Grimmonprez (batt.), Sebastian Quezada, Javier Campos Martinez, Abraham Mansfarroll, Inor Sotolongo (perc.), Sara Lazarus (voc.).
DATA REGISTRAZIONE
Sedi varie, 1999-2013.