Mike Nock «Ondas»

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AUTORE

Mike Nock

TITOLO DEL DISCO

«Ondas»

ETICHETTA

ECM, 1981


Unico disco realizzato da Nock per ECM e unico nella sua carriera un episodio come quello della sua genesi.

Eicher convoca Nock dopo aver apprezzato «In, Out And Around», e in particolare Shadows Of Forgotten Love, per proporgli la registrazione di un disco in trio con Eddie Gomez e Jon Christensen. E la cosa si fa in tempi brevi, ma soltanto grazie alla grande flessibilità creativa del pianista, che riesce a selezionare dalla sua poetica i tratti più a misura della pseudo-utopia musicale vantata dal produttore tedesco: essenzialmente modalità, modularità e ripetitività con effetto ascensionale. Riesce anzi a esaltarli, dovendo applicarli a durate più lunghe.

La vera forzatura è la nuova versione di Shadows Of Forgotten Love (chiamata semplicemente Forgotten Love), che Eicher fa incidere secondo «la sua personale visione del pezzo» (parola di Nock). Scartatane una prima esecuzione che aveva più che soddisfatto i tre musicisti ma per nulla Eicher (tanto che ne vorrà cancellata ogni traccia), la composizione originaria viene ridotta ai soli due blocchi di otto battute che precedono il primo bridge, e su questo impianto trasformato in minimalista e che dà automaticamente maggior rilievo all’ostinato della mano sinistra, Nock intesse variazioni improvvisate che rasentano la forma rapsodica per una durata complessiva di 16’ (circa 6’ in più rispetto all’originale), facendo per forza prevalere l’elemento ipnotico su quello drammatico. Ciò nonostante, l’operazione può dirsi musicalmente riuscitissima. Niente lungaggini né tempi morti. Il tutto può far pensare a un’interminabile attesa, ma narrata da scorci melodici continuamente suggestivi, anche nelle parti di Gomez.

Gli altri quattro pezzi, tutti creati per l’occasione, offrono composizioni molto rappresentative del «bello» della musica di Nock ed esecuzioni di un interplay altrettanto vitale (nonostante Christensen suoni con Nock qui per la prima volta). Appaiono quasi indistintamente dominati da una meditatività più rilassata (Visionary presenta una larga melodia di vago sapore pop, mentre Land Of The Long White Cloud, può forse ricordare certo Satie); altra cosa dalle melanconie di alcuni piccoli capolavori distribuiti fra i tre dischi del 1978. Ma questo non fa un Nock secondo Eicher. Piuttosto un Eicher secondo Nock: il produttore-personaggio, esigente, invadente e manipolatore, come dedicatario-ispiratore del disco. Una soluzione geniale e risultata fecondissima.

La ristampa di questo importante album è finalmente arrivata ed è da poche settimane in commercio. Non ci sono più scuse per trascurare un disco così importante.

Paolo Vitolo

[da Musica Jazz, febbraio 2019]


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