LELIO SWING! INTERVISTA A ROSSANA LUTTAZZI (SECONDA PARTE)

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Lelioswing: 50 anni di storia italiana è una mostra (prima a Roma, ora a Trieste fino al 4 maggio) e anche un bel libro-catalogo che interfaccia il mondo artistico di Lelio Luttazzi con cinquant’anni di storia degli italiani. Attività promosse dalla Fondazione Luttazzi, presieduta da Rossana Moretti Luttazzi, per trentacinque anni al fianco dell’indimenticato pianista e compositore triestino. Parliamo con lei delle attività di Luttazzi e delle attività della fondazione. Ecco la seconda parte.

A parte il libro-catalogo da poco pubblicato dalla Giunti, non ha mai pensato di scrivere una biografia di Lelio Luttazzi?

La ringrazio per darmi l’opportunità di ringraziare Giunti editore. Ha realizzato un bellissimo libro-catalogo per la mostra. No, non ho mai pensato di scrivere una biografia su mio marito. Ci vorrebbe una penna importante per scriverla. Mi sono limitata a scrivere (e sto continuando a farlo) la nostra storia: una storia importante di vita e d’amore. Chissà se troverà la strada di un editore… se non la troverà vorrà dire che è stato molto utile e lo è tuttora a me. Un’ottima terapia lo scrivere!

Nel 2011 ci fu un’edizione anche del Premio Lelio Luttazzi. Una splendida iniziativa: perché non si è ripetuta?

Nel 2011 la fondazione realizzò il premio Giovani pianisti jazz. Non si è ripetuta perché le nostre risorse finanziarie non ci permettono di fare tutto. Sul sito ufficiale della fondazione (www.fondazionelelioluttazzi.com) si possono vedere gli eventi che abbiamo organizzato dall’ottobre 2010, data di nascita della fondazione. Sono davvero moltissimi; purtroppo trovare gli sponsor è sempre più difficile. E dunque, anche se a malincuore, dobbiamo rinunciare a qualche cosa.

Lei ha riportato in luce anche il film L’illazione, restituendo ciò che all’epoca gli fu tolto. Come ha fatto e chi le è stata vicina in questa iniziativa?

L’illazione è un film scritto, diretto ed interpretato anche da Lelio. E’ un film prodotto nel 1972 per la Rai. Si tratta in definitiva di un film contro i giudici. Dunque la Rai non lo mandò mai in onda e la cosa finì così. Lo tirai fuori nel 2011, lo feci vedere ad un importante critico cinematografico per un consiglio. Dopo una settimana mi chiamò e mi disse: «o fate qualcosa voi come fondazione o ci penso io, perché il film di Lelio lo merita». Lo mandai immediatamente al direttore artistico del festival internazionale del Film di Roma che allora era Piera Detassis direttore di Ciak. Piacque e mi disse di mettermi al  lavoro perché il film lo avrebbe portato al festival come evento speciale. Mi aiutò Paolo Giaccio, allora direttore di Rai5. Il film fu restaurato dalla Cineteca di Bologna sotto l’occhio vigile di Cesare Bastelli, portato al festival e la sera stessa andò in onda su Rai5.

Poi, c’è l’archivio che la fondazione sta costruendo. Come procede questa iniziativa? Sta trovando collaborazione?

Abbiamo già fatto un grosso lavoro, perché è stato dall’Archivio che la Fondazione è partita nel 2010. E lo abbiamo anche presentato a Roma il  4 aprile 2011 all’università La Sapienza: «Note di carta. Gli archivi di personalità nella musica».

A suo parere, qual è l’eredità maggiore che ha lasciato Lelio Luttazzi?

Sicuramente la sua musica. Ma anche i suoi scritti. Amava scrivere e il secondo libro L’erotismo di Oberdan Baciro  è stato pubblicato da Einaudi nel 2012. Il suo senso dell’umorismo, la sua umiltà.

C’è qualcuno, a suo avviso, che possa dirsi che abbia raccolto questa eredità?

Certo, Stefano Bollani. Un genio, con un grande senso dell’umorismo e una grande umiltà come solo i «grandi» sanno avere. Lelio lo adorava.

Se Lelio Luttazzi fosse nato negli anni Novanta/2000, secondo lei avrebbe percorso la via artistica?

Domanda difficile.  Mi butto: credo di no e sa perché? Perché il mondo che amava Lelio  negli anni Novanta/2000 non esisteva più. Lelio  perdette  la testa a tredici anni ascoltando Louis Armstrong in After You’ve Gone, amava i grandi autori americani, l’eleganza di Fred Astaire… quell’America che non esiste più.

Quali sono gli obiettivi futuri della Fondazione? Cosa vorrebbe realizzare?

Intanto abbiamo realizzato il nostro sogno: un’importante mostra su Lelio  di cui   siamo davvero orgogliosi. Io lavoro alla fondazione dal mattino alla sera. Mi aiuta. Devo assolutamente tenere  il cervello impegnato affinché non prenda strade pericolose: l’assenza di Lelio (l’8 luglio 2014 saranno quattro anni) è ogni giorno più rumorosa. Mi manca ogni giorno di più, mi manca il suo sorriso, la sua intelligenza, il suo senso dell’umorismo, mi manca  «lui» da morire. Era tutta la mia vita.

A parte il realizzabile, quale sarebbe il suo sogno nel cassetto?

Proprio perché lavoro molto alla fondazione, ho nella mente progetti interessanti da realizzare in collaborazione con grandi nomi. Il mio sogno nel cassetto? Trovare uno sponsor che ci aiutasse a realizzare i molti progetti interessanti che abbiamo sul tavolo. Ne guadagnerebbe anche lo sponsor perché porteremmo in giro il suo marchio abbinato a progetti culturali, intelligenti, colti, insieme a grandi nomi della musica jazz e del cinema.

A Ayroldi

Foto di copertina: Marino Sterle