Keith Jarrett «After The Fall»

2114

AUTORE

Keith Jarrett

TITOLO DEL DISCO

«After The Fall»

ETICHETTA

ECM

 


 

Con una suggestiva titolazione presa in prestito da Arthur Miller (ed è sin troppo facile immaginarla niente affatto casuale, se si pensa al tema del dramma – che non anticiperemo a chi per ventura non lo conoscesse, ma del resto è ben lumeggiato già dal titolo –), torna lo Standards Trio, la leggendaria «cellula musicale» che per oltre trent’anni ha contribuito a ridefinire il formato del trio, il linguaggio degli standard e, in definitiva, gli stessi orizzonti di attesa e le abitudini del pubblico, pur tra mille discussioni e polemiche di vario genere, finanche antropologico-comportamentali, raccogliendo un successo e una fama probabilmente ineguagliabili.

L’occasione, ça va sans dire, è di repertorio, attesa la cessazione di ogni attività da parte dei tre già da oltre due anni, ma di certo non sfuggirà ai più attenti conoscitori della mitopoiesi jarrettiana che la data del concerto di Newark qui riversato, in due dischi, precede di molti mesi il concerto parigino che vide luce nell’acclamato «Whisper Not», risalente al luglio dell’anno successivo. Sicché molte delle osservazioni che all’epoca della pubblicazione di quello (correva l’anno 2000) gli furono riservate, tra cui la qualificazione espressa come «opera della resurrezione», dopo la nota sindrome da affaticamento cronico di cui Keith Jarrett ebbe a soffrire e il suo temporaneo ritiro dalle scene, andrebbero riservati a questo, che ha il solo torto di riemergere per secondo dagli sconfinati archivi di casa ECM ma non è meno brillante, anzi, e diviene quindi adesso il primo documento ufficiale a testimoniare cosa accadde «dopo la caduta».

Il periodo fu estremamente felice per il gruppo, capace in quel frangente temporale di proporre una musica tesa e brillante, senza fronzoli, che andava al cuore dell’argomento jazzistico, come non avveniva da tempo né sempre era avvenuto. Del resto ciò corrisponde al pensiero di Jarrett: «Il jazz è lasciare che la luce brilli, non cercare di accrescerla, lasciarla essere». E questo assunto, proprio con riferimento all’attività del trio di quegli anni, trova conferma nella perspicua osservazione di Ivo Franchi, che sottolineava «l’inattualità in senso nietzschiano del pianista», cercata, ottenuta e ostentata, aggiungiamo noi. Il programma presenta una limitatissima sovrapponibilità con quello di «Whisper Not» e conferma quanto si va dicendo, celebrando una sorta di ritorno indietro, verso un nucleo boppish senza tempo, che prende corpo in forme lucide e scattanti, proiettate verso l’ascoltatore come una fiondata emotiva, scevre di eccessivi paludamenti, e adorne d’una gioia di vivere e di far musica niente affatto usuali.

Nell’eccedenza rispetto all’altro album si ritrovano perle come Old Folks, Doxy, I’ll See You Again e Late Lament (queste ultime presentate in versioni che ne sviscerano, indugiandovi, tutte le pieghe espressive). Ogni paragone con gli epigoni del formato rischia di essere imbarazzante, mentre l’opera, per la sua qualità, indipendentemente da ogni altra considerazione, non può che essere consigliata, non rimanendo affatto un affare per soli collezionisti.

Cerini

[da Musica Jazz, marzo 2018]

 


 

DISTRIBUTORE

Ducale

FORMAZIONE

Keith Jarrett (p.), Gary Peacock (cb.), Jack DeJohnette (batt.).

DATA REGISTRAZIONE

Newark, novembre 1988

Recensione
Voto globale
keith-jarrett-after-the-fallAUTORE Keith Jarrett TITOLO DEL DISCO «After The Fall» ETICHETTA ECM     Con una suggestiva titolazione presa in prestito da Arthur Miller (ed è sin troppo facile immaginarla niente affatto casuale, se si pensa al tema del dramma – che non anticiperemo a chi per ventura non lo conoscesse, ma del...