Forlì Open Music 2017

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Rob Mazurek’s Immortal Birds Bright Wings Forlì Open Music
Rob Mazurek’s Immortal Birds Bright Wings - foto Luciano Laghi Benelli

Forlì Open Music, 3 e 4 giugno 2017, Chiesa di S.Giacomo – Forlì

Come la Romagna ad ogni appuntamento conferma la innata indole per l’ospitalità così Forlì Open Musica alla seconda edizione conferma l’intrinseca preziosità del programma e del tema portante scelti. Nove concerti, concentrati in due sere e un giorno, compongono un cartellone di ampio respiro stilistico e lungimiranti visione e talento nella scelta di rappresentare i diversi mondi musicali come forme d’arte, dalla classica romantica a John Cage passando per l’improvvisazione radicale e la contemporanea di Razzi culminando con un ritratto musicale dedicato alla città.

Il tema portante che collega e coagula attorno a sé tanta creatività ed inventiva è Pensare in suoni, raffigurare come la composizione e l’improvvisazione siano l’interiorità e l’identità del protagonista, come l’esecutore si identifichi soggettivamente nel contesto in cui venne concepita la musica. Un’individualità che ci accomuna nell’ascolto.

Sede dei concerti, tutti ad ingresso libero, la restaurata Chiesa di S. Giacomo presso i Musei del San Domenico che in questi giorni ospitano una mostra esaustiva e dilettevole dedicata all’Art Deco e agli anni ruggenti in Italia.

L’apertura del programma è affidata al romanticismo di Chopin con la Sonata in sol minore op. 65 del 1846 e al post-romanticismo di Rachmaninov con la Sonata in sol minore op.19 del 1901, interpretati dal duo Luca Franzetti al violoncello e Simone Pedroni al pianoforte. Evidente la totale padronanza della materia, di complessa esecuzione, tra le mani di interpreti talentuosi che la trattano con un trasporto emotivo e di intima partecipazione tale solo di chi ama profondamente ciò che sta suonando e della perfetta coesione interpretativa del duo.

La Chiesa di S. Giacomo ci dona un’acustica di grande pregio che lascia apprezzare l’eccellente espansione degli armonici.

lucia bova
Lucia Bova a Forlì Open Music – foto Luciano Laghi Benelli

Il secondo concerto di sabato 3 vede protagonista Lucia Bova, virtuosa arpista con una solida esperienza nel repertorio della musica contemporanea, interprete tra le più stimate di innumerevoli performance internazionali sia in ensemble che in recital solistici, autrice di un testo dedicato al repertorio e alla scrittura per arpa moderna oltre che destinataria di composizioni espressamente scritte per lei da vari compositori contemporanei. I brani scelti sono musiche di John Cage, composte tra il 1943 ed il 1982 due dei quali appositamente per arpa. Il mondo musicale di Atlas Eclipticalis, composto ispirandosi alla posizione delle stelle dal foglio di un antico atlante astrale e rappresentativo dell’indeterminezza, ci trasporta in un ambiente cosmico con tracce dei suoni delle stelle registrati dalla NASA sulle quali Bova interviene trattando le corde dell’arpa con bacchette di svariati tipi, fogli, fruste, strofinii con le mani e tocchi decisi sul legno della struttura ricreando suggestioni di estrema originalità e fascinazione, già espresse con competenza e maestria in A Room, primo brano di Cage per l’arpa preparata, che così produce suoni insolitamente poco ricchi di armonici, quasi meccanici.

La serata è stata chiusa da Paolo Angeli, ideatore della ghiterra sarda modificata capace di un’orchestrazione che ha dell’incredibile, riproducendo suoni innestati tra chitarra, violoncello batteria 18 corde e amplificati modificati distorti e variati da pedaliere e effetti. Angeli con personalità istrionica e convincente ed in una lunga suite di un’ora abbondante, intreccia improvvisazione a composizione e canti sardi con un intenso vibrato costruendo un idioma espressivo unico e originale che non necessita di classificazioni.

La seconda giornata si apre con un concerto all’ora dell’alba, alle 6 del mattino, per regalare luci e atmosfere peculiari del momento e del luogo e che ben si sono miscelate con la poetica di Dino Rubino in piano solo. Proponendo brani sia scritti che improvvisati e arricchendo la materia di citazioni di testi di Tenco e De Andrè, Rubino ha swingato con disinvoltura in un recital intimista e denso di suggestioni.

All’uscita un carrettino allestito con caffè e squisiti bomboloni ha golosamente coronato l’inizio di una lunga giornata, proseguita alle 8,30 con l’Open Day della Musica dell’Istituto Musicale “A. Masini” e del Liceo Musicale Statale di Forlì e alle 11 con Enrico Pompili Quartetto Fonè in due quintetti composti verso metà Ottocento da Schumann e da Brahms.

Matteo Ramon Arevalos, definito come “figura centrale per la corretta divulgazione della musica attuale”, con il concerto delle 16 presenta in anteprima il suo cd “Fausto Razzi – per piano” dedicato a una figura chiave della musica contemporanea. Il programma apre con Per Piano 2, scritto per piano preparato, e prosegue con un omaggio a John Cage con  Bacchanale. L’esecuzione asciutta e minimale ben si sposa con un equilibrio simmetrico di timbri e ritmi e con la scrittura controllata di Razzi, di complessa esecuzione per la precisa cadenza e lunghezza delle pause, dei riverberi e dei suoni. Con un brano di Bussotti dinamiche più veloci e timbri forti spaziano in un brano più libero e con la scrittura solo schizzata.

John Tilbury, Eddie Prevost, Giancarlo Schiaffini
John Tilbury, Eddie Prevost, Giancarlo Schiaffini a Forlì Open Music 2017 – foto Luciano Laghi Benelli

Il pomeriggio prosegue alle 18 con un trio di fuoriclasse, in esclusiva per F.O.M.Padri britannici dell’improvvisazione radicale, fin dal 1967 all’interno dello storico ensemble AMM, per l’occasione John Tilbury al pianoforte e Eddie Prevost alle percussioni si sono riuniti con Giancarlo Schiaffini al trombone, già con loro nell’album PSTLa performance, senza amplificazione alcuna, si svilupperà su dinamiche lente, su accenni di accordi e fraseggi spogliati da inutili distrazioni e scarnificati fino a ridurli, con raffinata sapienza, in impulsi rarefatti ed estremi. L’attacco pianissimo di Tilbury si riflette nel laconico trombone attutito dalla sordina e nel piatto suonato con l’archetto, marchio di fabbrica di Prevost. La tensione d’ascolto è tesa al massimo, calamitata dal perfetto controllo delle pause e delle forme; non è un risparmio di energie ma una stringente necessità di incanalare energie per ottenere l’effetto desiderato, pregno di autodisciplina formale. Ad una forma minimale corrisponde un contenuto espressivo di forti significati e sublimando l’individualità affiora la coralità. Concerti di tal maestria inducono a cercar significati e contenuti oltre la superficie, come una tela di Fontana spinge l’occhio nel taglio alla ricerca della profondità e tridimensionalità.

Giancarlo Schiaffini
Giancarlo Schiaffini – foto Luciano Laghi Benelli

Il concerto di chiusura del Forlì Open Music è una sincera dichiarazione d’amore di Rob Mazurek’s Immortal Birds Bright Wings per la terra e gli amici romagnoli, e per l’occasione Mazurek ha formato il nuovo quintetto con Fabrizio Puglisi al pianoforte, Pasquale Mirra al vibrafono, Danilo Gallo al basso e Cristiano Calcagnile alla batteria e composto The Forlì Scores. Chi romagnolo d’adozione e chi solo per affezione, ognuno di loro ha dispiegato le sue ali luminose per condurci verso le atmosfere vibranti, lussureggianti e dense di energia rinnovatrice che questa terra ha ispirato. Descritto da Mazurek il tema portante, tra dinamiche veloci con cambi e attacchi stringenti ed efficaci, il coinvolgimento di chi ascolta è immediato e l’orizzonte si apre su grandi spazi e tempi dilatati.

Fabrizio Puglisi, Forlì Open Music
Fabrizio Puglisi – foto Luciano Laghi Benelli

La coesione del quintetto è il punto di forza, l’empatia con il pensiero composto è innata e la ricchezza timbrica si stempera in colori acidi, lucidi e freschi.
In un crescendo ritmico serrato e scomposto la tromba si inserisce esponendo il tema con fraseggi che riallacciano le sezioni ritmiche. É una amalgama di metalli preziosi e di peso diverso, ma ugualmente necessari per definire l’opera finale.
Piccoli carillon sospendono la suite e introducono un breve assolo del leader che ricostruisce lo spazio per far riaffiorare di atmosfere cosmopolite.

Cristiano Calcagnile Forlì Open Music
Cristiano Calcagnile – foto Luciano Laghi Benelli

Per aggiungere colore e movimento, più volte, tutti e cinque indossano occhialini 3D per leggere non partiture ma segni grafici colorati su fogli che lasciano spazio all’improvvisazione.
Puglisi batte con efficace insistenza i tasti bassissimi per donare profondità, Mirra stoppa il suono per aggiungere lampi metallici, Gallo riprende con spigolature i fraseggi tematici, Calcagnile sul rullante crea un caos organizzato in cui Mazurek si inserisce con scale velocissime, percuote i sonagli come parte integrante dei suoi pensieri musicali e ricompone l’armonia, la poetica.
L’energia propulsiva è travolgente, tanto quanto la sensibilità creativa e l’impatto emotivo che sanno creare e trasmettere alla platea.

Pasquale Mirra Forlì Open Music
Pasquale Mirra – foto Luciano Laghi Benelli

Non rimangono che i saluti di fine serata con l’inconfessabile desiderio di esser di nuovo accolti da questo generoso territorio e dai suoi abitanti.

Monica Carretta

Rob Mazurek Forlì Open Music
Rob Mazurek – foto Luciano Laghi Benelli
Danilo Gallo Forlì Open Music
Danilo Gallo – foto Luciano Laghi Benelli