
L’ultima fatica di Mauro Ottolini è nel segno delle celebrazioni per i settecento anni di Dante e pochi potranno vantare una valorizzazione tanto vivida quanto coinvolgente ed attuale come quella del nostro arrangiatore e band-leader.

Ottolini ha utilizzato la tecnica di sonorizzare un film muto con una esibizione dal vivo, tecnica che gli aveva portato già grandi consensi di critica e pubblico con “Seven Changes”, un film di Buster Keaton del 1925. In questo caso la pellicola riportata in vita è stato il film “Inferno”. Francesco Bertolini girò quest’opera nel 1911 per la Milano Film. Non solo siamo agli albori dell’arte cinematografica: il film ha un notevole valore storico in quanto per la prima volta si utilizzarono degli effetti speciali. Il budget per la produzione fu faraonico: oltre un milione di lire, che in termini potere di acquisto potrebbero equivalere a 4 milioni di euro di oggi, e questo testimonia la perenne importanza di Dante nella nostra cultura.

Restaurato ad opera della sempre meritevole Cineteca di Bologna, il film di per se vanta una forza che ancora oggi lascia stupefatti. Virgilio accompagna Dante in una fitta serie di storie molto brevi, da uno a due minuti ciascuna, tratte dall’Inferno. E se alcune appaiono edulcorate, come quella di Paolo e Francesca, altre suscitano ancora oggi forti emozioni, per esempio la vicenda del conte Ugolino e dei suoi figli, o l’apparizione di Lucifero. Tutto il film in generale è intriso di spavento e dolore: la grande arte di Ottolini è proprio quella di accompagnare e sdrammatizzare nello stesso tempo.

Se ai tempi del cinema muto i pianisti improvvisavano davanti alle scene dei film in proiezione qui la musica è in grandissima parte scritta e soprattutto meditata.
Si inizia in stile dixieland, in onore delle marching band che accompagnavano i funerali ma presto il dissacrante arrangiatore da sfogo a tutta la sua fantasia muovendosi verso la contemporaneità tra ostinati e contrappunti. Fortunatamente i Sousaphonix sono una formazione molto rodata, che si ritrova ad occhi chiusi, ed è pronta ad affrontare anche partiture molto complesse come quelle di quest’opera.

Alcuni solisti si ritagliano spazi notevoli: per esempio Enrico Terragnoli alla chitarra e Danilo Gallo al basso elettrico, la cantante Vanessa Tagliabue Yorke, pur non prevista originariamente in formazione e quindi in veste di artista ospite, da un saggio della sublime estensione della sua voce e della sua grazia scenica sul palco. Vincenzo Vasi tra giocattoli, piccoli oggetti, theremin ed elettroniche offre una prestazione straordinaria anche alla voce, interpretando un dirompente e roco Jimy Hendrix.

Perché Ottolini ben lungi da voler dipingere un affresco di maniera, che avrebbe finito per stancare la platea, da voce ai grandi della musica del novecento, eseguendo pillole del Mingus di “The Black Saint and The Sinner Lady”, ritrovando frammenti di Beethoven ed evocando lo spirito di Gil Evans.
Davvero un grande spettacolo.
Giancarlo Spezia
Foto di Angelo Bardini
