Thumbscrew – JazzMi 2 novembre 2017

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Thumbscrew - JazzMi 2 novembre 2017
Thumbscrew - JazzMi 2 novembre 2017

Thumbscrew – Masada, Milano 2 novembre 2017

Se vale il famoso detto «Chi ben inizia è a metà dell’opera», con il concerto del trio Thumbscrew il festival milanese JazzMi questa metà potrebbe averla anche già superata.

Nella serata inaugurale del festival giovedì 2 novembre, quello di Thumbscrew era solo uno dei tanti concerti in programma ma di sicuro il più rappresentativo della scena contemporanea newyorkese. Ospitato al Masada, un’associazione culturale con un locale accogliente e dall’allure informale che da anni propone musica di ricerca e d’improvvisazione, il gruppo esprime con forza e chiarezza le avventurose ricerche stilistiche di un lavoro fluttuante e inafferrabile.

Tomas Fujiwara Thumbscrew - JazzMi 2 novembre 2017
Tomas Fujiwara Thumbscrew – JazzMi 2 novembre 2017

Composto dal contrabbassista Michael Formanek, dal batterista Tomas Fujiwara e dalla chitarrista Mary Halvorson – che, a trentasette anni, ha ormai scalato tutte le classifiche internazionali del settore – il trio ha un assetto paritario e, brano dopo brano, disegna con tratti puliti e netti la visione globale e unitaria della loro musica, essenzialmente scritta. Il contrabbasso e la batteria non operano come sezione ritmica ma come co-protagonisti accanto alla chitarra.

Il repertorio proposto in concerto è molto vario: il gruppo si scalda con tre brani inediti, destinati al prossimo album, per poi esplorare i recenti album per Cuneiform e divertirsi con un pezzo di chiara impronta latin e un paio di standard. La varietà stilistica delle composizioni indica bene l’originalità delle fonti di ispirazione dei tre, così com’è significativo il loro divertimento nel ribaltare con arrangiamenti stranianti e vorticosi gli standard e le ballads.

Ancora una volta, anche per chi già la conosce, è sorprendente seppur ben riconoscibile la ricchezza stilistica della Halvorson, così innovativa nella stridente scomposizione di ogni fraseggio. La materia sonora che si forma durante la performance è liquida e senza punti fermi, con i toni metallici e dissonanti della chitarra che si stemperano nel mare aperto e accogliente ma prismatico di contrabbasso e batteria.

Uno stile inquieto, il suo, che suggella un concerto reso memorabile dalla naturale e profonda intesa dei tre protagonisti e che conquista inesorabilmente il pubblico.

Testo, fotografie e video Monica Carretta