Dave Holland «Uncharted Territories»

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AUTORE

Dave Holland

TITOLO DEL DISCO

«Uncharted Territories»

ETICHETTA

Dare2 Records

 


 

Più volte si è tentato di descrivere, da queste colonne e tenendo di vista la situazione nazionale della musica liberamente improvvisata, la deprecabile logica per così dire «di schieramento», che prende corpo in una dicotomia tra tradizione e improvvisazione, idioma o sua negazione, talora impeditiva di sintesi più feconde, che restano appannaggio di un numero ristretto di musicisti. Il ritorno di Holland verso l’esplorazione di «aree non tracciate», muove in direzione opposta, cercando proprio quella sintesi e l’utopia del suono comune, di matrice (quasi totalmente) improvvisata. È una specie di salto all’indietro nel tempo, verso la prima frequentazione del musicista con Parker (nello Spontaneous Music Ensemble di John Stevens, che nel 1968 aveva dato vita al seminale «Karyobin») e, in misura minore – trattandosi in questo caso di approdi caratterizzati da un free jazz già più strutturato e definito, seppur sempre gravido di idee –, ai primi anni Settanta, al quartetto Circle (con Corea, Braxton e Altschul) e al gruppo che diede vita all’indimenticabile «Conference Of The Birds» (1972), con Rivers, Braxton e Altschul. Ma nel doppio album qui in commento non è soltanto l’asse che corre tra alea ed organizzazione a innervare col suo contrasto l’ordito complessivo, concorrendo con esso la sfida evolutiva tra due generazioni a confronto e l’ideale discriminante territoriale che a volte propone la contrapposizione tra le due sponde dell’Atlantico, spesso ingiustamente pensate come mondi espressivi incongruenti. Di tutto questo la musica proposta, semplicemente perfetta, sa rendere ragione, riducendo a unità il problema, insieme alle personalità dei quattro artisti coinvolti, senza mai perdere un felice spunto comunicativo. Circa la genesi del progetto, va ricordato che la ripresa delle frequentazioni tra i due attempati leoni inglesi (entrambi ultrasettantenni), nata come duo, ha portato dapprima all’incorporazione nel gruppo di Smith e, successivamente, a quella di Taborn, che del contrabbassista era già stato compagno di viaggio (in «Prism», OKeh 2013). Quanto ai brani, due sono stati composti da Smith per il quartetto, Thought On Earth e Unsteady As She Goes, mentre Q&A di Holland risale ai tempi di «Conference Of The Birds» ed è stato inciso anche da Pat Metheny; gli altri venti sono libere improvvisazioni, sei delle quali dell’organico completo, mentre le altre per duo o trio, variamente e liberamente ricombinati.

L’ascolto riferisce appieno dell’altissimo magistero dei quattro e del dominio assoluto del materiale sonoro, che non soffre – pur nella ragguardevole lunghezza del programma – di alcun momento di stasi o di caduta di tensione, evitando il rischio di sterili galleggiamenti indefiniti, mantenendo anzi un vibrante gusto dell’inatteso, pur nella affascinante coerenza di un discorso affatto unitario, di tale coesione da risultare persino misterioso nel suo dipanarsi e tale da raggiungere sempre la forma. Per quanto riguarda Holland e Parker, era assodato che si fosse al cospetto di due assoluti maestri: ne faccia fede, per quanto riguarda il contrabbassista, la rinomata e sempre fertile capacità di coniugare sostegno ritmico e senso della melodia (a livello di puro esempio, in Bass-Percussion T1 e T2), mentre l’inconfondibile sonorità del tenore di Parker si dispiega in tutti i contesti, garantendo sempre struttura e sopraffina ricchezza timbrica (ad esempio in Tenor-Bass-Percussion T2 o nei tre episodi Tenor-Bass W1, W2 e W3). Tengono perfettamente testa ai due mostri sacri (e non è poco!) i due più giovani sodali americani, capaci di inserirsi nel flusso di una strutturale connessione telepatica, fondata sul mutuo ascolto, fatta di prontezza nel dialogo e della stratificazione di più voci strumentali, mai vissute come orpello posticcio (Smith è vibrafonista personalissimo, del tutto non-idiomatico, mentre Taborn sa far slittare di senso il proprio suono, alternando a piene torniture mille modi di alterarle). Musica come questa è in assoluto un dono prezioso, tanto più raro di questi tempi, perciò da non sprecare e destinato a rimanere.

Cerini

[da Musica Jazz, luglio 2018]

 


 

DISTRIBUTORE

daveholland.com/dare2

FORMAZIONE

Evan Parker (ten.), Craig Taborn (p., tast., org., elettronica), Dave Holland (cb.), Ches Smith (batt., perc., vib.)

DATA REGISTRAZIONE

Catskill, 2 e 3 maggio 2017

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