Charlie Parker «Unheard Bird»

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AUTORE

Charlie Parker

TITOLO DEL DISCO

«Unheard Bird»

ETICHETTA

Verve (due cd)

 


 

Che a sessantun anni dalla morte di Bird potessero esistere ancora degli inediti, per di più registrati in studio, aveva francamente dell’incredibile. Eppure eccoli qui, presentati dalla Verve che ha ereditato tutto il materiale Clef e Norgran. Questo doppio album racchiude le versioni mai pubblicate – sotto forma di takes alternative, false partenze e pezzi incompleti: in tutto, ben cinquantotto – e con molta intelligenza le fa seguire ciascuna dai relativi editi, sia master sia alternate. Difficile dire se la cosa possa interessare il neofita; sicuramente per chi ama il jazz, e Parker in particolare, è una manna dal cielo, una fonte di profonda emozione e una lezione importante. Sotto quest’ultimo aspetto, ascoltando i frammenti si ha una visione netta di che cosa sia la creazione artistica.

Due esempi. Di Blues (Fast) ascoltiamo parecchi tentativi da parte di Parker di dare un senso all’esecuzione del tema, molto segmentato com’era il suo stile di compositore. Alla fine Bird getta la spugna e licenzia una versione definitiva nella quale il tema non c’è più, sostituito subito dall’improvvisazione. Ovvero, bisogna avere il coraggio di abbandonare ciò che non funziona. In Mohawk, dove Dizzy Gillespie pare a disagio con il tema di Parker, la lezione ci arriva da Thelonious Monk: incaricato dell’introduzione, il pianista ne realizza una diversa per ogni partenza sfoderando una inventiva non comune. Quello che impressiona è vedere che in tutti questi frammenti Parker ha una costante presenza mentale (solo in Bloomdido, dopo l’introduzione della sezione ritmica, lo si sente dire: «Scusate, mi sono sbagliato. Okay, ricominciate»).

I suoi assoli potenti e luminosi riconfermano quanto il suo sia stato sostanzialmente un altissimo esempio di arte combinatoria. Come appare in piena evidenza alle prese con standard come Star Eyes (dove perfino l’esibizionismo di Buddy Rich trova una giusta collocazione), Night And Day e Almost Like Being In Love. Questi ultimi due brani furono registrati da una big band intestata a Parker ma diretta e arrangiata da Joe Lippman; il quale fece volare l’ispirazione del leader guardando ai «greggi» di Woody Herman (che Bird amava).

Poi, certo, troviamo anche un Parker più convenzionale, come quello con l’orchestra di Machito (Okiedokie), mentre dispiace che vi siano appena ventotto secondi inediti di If I Should Lose You, una delle performance più struggenti del sassofonista (qui con l’orchestra d’archi). Ad arricchire «Unheard Bird:The Unissued Takes» c’è un eccellente libretto con tutte le informazioni del caso, più un’introduzione del co-produttore Phil Schaap. Il quale, rovistando fra gli archivi lasciati da Norman Granz, deve essersi sentito come Howard Carter quando per primo
guardò dentro la tomba di Tutankhamon e disse di vedere «cose meravigliose».

Piacentino


 

DISTRIBUTORE

Universal

FORMAZIONE

Varie: Charlie Parker, Machito And His Afro-Cuban Orchestra; Charlie Parker Septet; Charlie Parker Quintet; Charlie Parker Quartet; Charlie Parker solo; Charlie Parker, Dizzy Gillespie; Dizzy Gillespie, Charlie Parker, Thelonious Monk, Curly Russell, Buddy Rich; Charlie Parker Sextet.


DATA REGISTRAZIONE

Gennaio, 1949

Recensione
Voto globale
charlie-parker-unheard-birdAUTORE Charlie Parker TITOLO DEL DISCO «Unheard Bird» ETICHETTA Verve (due cd)     Che a sessantun anni dalla morte di Bird potessero esistere ancora degli inediti, per di più registrati in studio, aveva francamente dell’incredibile. Eppure eccoli qui, presentati dalla Verve che ha ereditato tutto il materiale Clef e Norgran. Questo...