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Il crimine, la parola, il tempo: anatomia di un detective inattuale

Just one more thing… Era un tardo pomeriggio autunnale, quando la sagoma sbilenca e svagata del tenente Colombo mi entrò nella memoria. Rete4, perennemente generosa d’imprevisti nei suoi palinsesti, mandava in onda uno di quegli episodi in cui Peter Falk – l’impermeabile sgualcito, il sigaro perennemente acceso, l’occhio guercio e l’andatura stanca – si muoveva in una villa losangelina tra opere d’arte moderne, tappeti costosi e cadaveri metafisici. Avevo l’età giusta per iniziare a capire che il crimine, se ben raccontato, non era mai solo sangue e movente, ma architettura morale, coreografia dell’inconscio. E in Colombo tutto era costruito con la precisione di una fuga bachiana, eppure dissimulato con la nonchalance di un jazzista ubriaco che inciampa sulla verità. A dispetto della sua apparenza dimessa, Columbo è una delle opere più sofisticate che la televisione USA abbia mai prodotto. Nata nel 1968 da un’idea di Richard Levinson e William Link, […]

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