La Roma anni Sessanta aveva, fra gli altri, un paio di simboli ben riconoscibili: Cinecittà e il Piper. Due libri e qualche disco di recente pubblicazione ci inducono a un sopralluogo in argomento. Partiamo da Il Piper Club, tempio del beat dal 1965 (Vololibero) di Corrado Rizza, al quale si deve in realtà la curatela (non sempre inappuntabile) di un volume bio-fotografico-documentaristico a più firme (compresi diversi artisti) che rende comunque bene l’idea di qual era la temperie, il clima, dell’epoca, parlando di un locale oggetto di culto come pochi, frequentato dalla gioventù di un periodo carico di fermenti come pochi, ma anche da intellettuali e artisti di vaglia, da Mario Schifano a Luchino Visconti, Vittorio Gassman e svariati altri. Da consumare come le più golose madeleines di turno… Al cinema nel suo legame con la musica è dedicato invece un volume antitetico, Come si ascolta un film? (Efesto) di […]
Musica da cinema e memoria che galoppa
La Roma del Piper e di Cinecittà, gli ottant’anni della Liberazione, la Francia, il Brasile, la Puglia di Modugno e della taranta
