“Atomic Bass” al Jazzart, la musica può salvare il mondo

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Nella foto di Agostino Mela il trio guidato da Giuseppe Bassi con Sebastiaan Kaptein e Subire Kuribayashi

Possibile che non sia la più piccola venue d’Italia, di sicuro è una delle più originali. Più simile a un privè inglese che a un jazz club mette insieme passioni convergenti per la pittura e la musica. É il Jazzart di Cagliari, collocato nel cuore dell’antica Rocca di Castello e, curiosamente, dirimpettaio del centro sociale Sa Domu, frequentata da giovani e universitari per i suoi appuntamenti rock e hip hop. Il Jazzart è una galleria formata da più ambienti lillipuziani dove per magia spuntano pianoforte, tamburi e microfoni a pochi centimetri dagli spettatori accomodati attorno a minuscoli tavolini, divani e sedie di fortuna. Più di normali spettatori si tratta di aficionados e cultori della musica afroamericana che non rinunciano mai a tassarsi equamente per condividere i live proposti, in questa cornice unica e singolare, dal patron Marco Tocco e l’infaticabile promoter Sam Sollai. Trattasi di appuntamenti ad hoc o allestiti in scia di tour nazionali o isolani di formazioni e singoli jazzmen. Folgoranti jam o progetti complessi che tra queste antiche stanze dalle pareti ricoperte da quadri, ritratti, paesaggi e altro, si rivestono di un’aura magica. Grazie a quella intima e rara comunione che si crea solitamente tra musicisti e ascoltatori in spazi raccolti. Un evento assimilabile per alcuni versi e intensità ad una esperienza teatrale e che in alcuni casi induce ad un ascolto più consapevole della musica e alla riflessione sui temi da cui questa è ispirata e sollecitata.

Il contrabbassista Giuseppe Bassi e la pianista Sumire Kuribayashi  in concerto al Jazzart di Cagliari

Questo è stato il caso di “Atomic Bass” progetto del contrabbassista Giuseppe Bassi ospitato proprio alcune settimane fa – la sera successiva alla performance tenuta nello spazio del Jazzino – opera in progress ispirata dalla tragedia che colpí anni fa la città di Fukushima in Giappone. Un disastro di immane proporzioni. Una tragedia del nostro tempo che ha lasciato profonde cicatrici. Quelle dello tsunami che cancellò villaggi e campi mietendo migliaia di vite umane e le altre, per certi versi più drammatiche perché invisibili e silenziose, causate dalla rottura del reattore della locale centrale nucleare. Impossibile quantificare. Una tragedia devastante che ha colpito uomini e territorio, mare e campagna con il suo male radioattivo, chissà per quanti anni ancora. Bassi, musicista di talento che spazia dalla musica d’avanguardia ai ritmi contemporanei del funk é partito da questa tragedia per costruire un’opera fatta di musica e immagini. Un lungo serpente di emozioni raccolte in giro per il mondo con la musica di un singolare quartetto e un documentario che dovrebbe sigillare il tutto.

Il contrabbassista Giuseppe Bassi live al Jazzart di Cagliari ha presentato il suo progetto “Atomic Bass” (foto Agostino Mela)

Un filmato che sarà girato in Giappone tra novembre e dicembre e vedrà impegnato il musicista a suonare il contrabbasso nell’alto della torre del reattore. Una sorta di esorcismo, dove la musica sarà idealmente la migliore medicina con le sue radiazioni positive fatte di note. Una esibizione in solitario del contrabbassista che vuole così lanciare un messaggio di pace e un invito all’umanità di non permettere più tragedie come quella di FukushimaAd accompagnare in questa poetica ed esaltante prova, fatta di numerosi concerti tenutisi anche nei giorni scorsi nella penisola e che proseguiranno anche nella terra del Sol Levante una pianista trentenne di forte fascino espressivo, un vero talento da tenere d’occhio, Sumire Kuribayashi, originaria di Saitama, Tokyo, stella nascente della scena internazionale, con alle spalle un pugno di dischi salutati positivamente dalla critica specializzata. Sono: “Toys” debut album del 2014, l’anno successivo il secondo, in trio, “Travellin”. Nel 2017 la collaborazione con il leggendario bassista Hideaki Kanazawa produce il disco in duo “Nijuso” e, infine il 2018 con due album in soli sei mesi: “Pieces of colour”, brani per large ensemble e, a seguire, l’altro disco in trio “The Story Behind”.

La pianista Sumire Kuribayashi in concerto al Jazzart di Cagliari in “Atomic Bass” (foto Agostino Mela)

Kuribayashi ha un tocco raffinato e deciso, frutto di lungo studio ma allo stesso tempo è musicista spiccatamente aperta all’improvvisazione, molto attenta a costruire i dialoghi con i suoi compagni di viaggio con i quali condivide la scena: dal batterista olandese Sebastiaan Kaptein, da anni residente in Giappone, sideman di star famose, da Toots Thielemans a Brad Mehldau, dal piglio sicuro e perfetto cesellatore al titolare del progetto e leader del trio, il contrabbassista Giuseppe Bassi, musicista di valore e stimato a livello internazionale. Chiude la formazione il giornalista Antonio Moscatello autore di alcune liriche e che ha anche il compito di guidare il pubblico verso un ascolto consapevole. Ed il live è infatti come un viaggio ben distribuito di emozioni, scatti allineati dal dramma nucleare, sensazioni provate o evocate che rendono anche drammaticamente il live come uno spettacolo di dinamica vivacità e presenza teatrale. Complice ovviamente una musica, fatta di spazi distesi, silenzi carichi di tensione, ma anche aperture di grande respiro, cavalcate melodiche che indicano il sogno di riscatto e resurrezione. Bassi fornisce assieme a Kaptein il tappeto giusto per le evoluzioni pianistiche di una straordinaria Kuribayashi, mai leziosa o cattedratica, piuttosto discreta e intenta a cooperare con gli altri per la riuscita di un tableaux a più mani. Eppure a tratti sontuosa per quel suo riempire i vuoti di note argentine come stelle o fuochi in una notte scura.

Il batterista olandese Sebastiaan Kaptein in azione al Jazzart di Cagliari per “Atomic Bass” (Foto Agostino Mela)

Si apre con una collana di brani opera di Bassi che è come il racconto folgorante della tragedia, della grande onda che non lascia scampo: “Dark”, “Ombre del buio”, “Loneliness for Goodzilla” e “Lei” . Il lento e graduale ritorno alla vita ha la grazia compositiva di Sumire Kubayashi di cui vengono proposte tre perle: “Halu”, “Forest and an Elf”, “Children’s mind”: Di Kaptein sono invece “Diy (Do it yourself)” e ”Soft Focus” eseguiti prima della coda finale di “I Know you Know” di Bassi e infine il bis “When I Look in your Eyes” di Leslie Briscusse, brano cantato da Sammy Davis jr nel 1967e ripreso da Diana Krall nel 1999 con una interpretazione che le valse nello stesso anno un Grammy Award.

La pianista Sumire Kuribayashi fotografata da Agostino Mela al Jazzart di Cagliari