Il festival di Torino è tornato con una edizione estiva sfolgorante e ricca di grandi nomi italiani e stranieri. I direttori artistici Li Calzi e Borotti preannunciando una sezione autunnale da svolgersi nei club, a testimonianza della voglia di far vivere alla città una sorta di onda lunga, che vede peraltro coinvolti moltissimi musicisti piemontesi.
Abbiamo potuto assistere al concerto del quartetto di Donny McCaslin con l’aggiunta di Gail Ann Dorsey, già bassista di David Bowie. La partecipazione all’album di addio del cantante inglese “Blackstar” ha dato al sassofonista americano una improvvisa fiammata di notorietà, che ha sicuramente giovato ad una carriera sino a quel momento nota solo nell’ambito del Jazz.
Non c’è da stupirsi quindi se il progetto di “Blackstar” sia divenuto un riferimento obbligato nei concerti di questo artista. Tuttavia il sassofonista continua a lavorare su un percorso originale con questo gruppo nato sulle ceneri di quella esperienza e che pare incredibilmente coeso e proiettato nel futuro. La prima parte del concerto si è incentrato sull’ultimo disco recentemente uscito “Blow”. Quasi a dire più “spazza via” che “soffia”, tanta è l’energia controllata che questo gruppo riesce a gestire. La voce del sassofono di McCaslin è voluminosa e meravigliosamente nitida, avvolgente e straniante. La sua capacità di piegare le note crea un originale lirismo anche all’interno di brani dall’andamento infuocato e compulsivo. Gran parte di questa energia va ascritta al batterista Nate Wood, che col suo stile fortemente sincopato ed asimmetrico sa alzare la tensione trascinando tutto il gruppo in una dimensione catartica di estasi collettiva.
Il tastierista Jason Lindner, se anche meno scatenato che in altre occasioni ha marcato indelebilmente il sound del gruppo, almeno quanto il leader. Gran parte della magia ipnotica di questo gruppo va iscritta a lui. Ben inserito nel sound complessivo il bassista Tim Lefebvre.
I quattro hanno suonato a ruota libera circa 20 minuti di musica dal grande respiro, per poi accogliere sul palco la celebre Gail Ann Dorsey, bassista di grande valore ma qui impiegata alla voce ed alla chitarra per un brano di sua composizione. Va detto che la voce di questa cantante è particolarmente tersa ed espressiva, perfetta nella sua intelligibilità. A lei è toccato il difficilissimo compito di cantare le parti di Blackstar. Per questa attesa parte del concerto va detto che si è trattato di una interpretazione piuttosto calligrafica, che ha entusiasmato il pubblico senza aggiungere nulla di nuovo al capolavoro di Bowie. Come per quasi tutti gli eventi McCaslin ha fatto il sold out per entrambi i concerti in programma nel giorno.
La ottima organizzazione di Giorgio Li Calzi e di Diego Borotti ha letteralmente sconfitto il Covid che imponeva di dimezzare il numero degli spettatori delle OGR da 1000 a 500 proponendo ai musicisti che anziché una volta per il medesimo cachet si esibissero due volte nello stesso giorno, e riportando così a 1000 il numero dei fruitori. Tutti musicisti hanno accettato testimoniando tutta la loro voglia di tornare ad esibirsi davanti ad un pubblico autentico.
Giancarlo Spezia
Foto: Torino Jazz Festival