Voci bianche e nere: Jeff Cascaro e Raul Midón

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Voci bianche e nere - Jeff Cascaro

Jeff Cascaro «Love & Blues In The City» Herzog Records, distr. herzogrecords.com

È un bianco con la voce da nero, Jeff Cascaro. Tedesco ma con sangue italiano – come si evince dal cognome –, potrebbe sembrare di primo acchito una versione teutonica di Mario Biondi: timbro scuro e carezzevole, vibrato che, a tratti, fa pensare ad Aaron Neville, repertorio crossover tra soul e smooth jazz. Eppure, ascoltando il sesto disco del cantante (che in alcuni brani suona anche la tromba, come pare sia molto di moda oggi), si avverte un cambio di registro e una virata verso il jazz e il blues. «I tempi erano maturi per un album più jazzato e intimo: sentivo il desiderio di dare maggiore enfasi alle voce e alle sue delicatezze», ha spiegato. Accompagnato da un piano trio, il crooner si cimenta con tre brani originali (più che discreti) e sette cover. Tra queste particolarmente ben riuscite Ode To Billie Joe di Bobbie Gentry (ripresa spesso anche dai big del jazz), Inner City Blues di Marvin Gaye, su ritmo medio-lento, e un altro evergreen, A Taste of Honey, in versione slow. Un album notturno, che fa luce su un aspetto inedito di Cascaro.

Voci bianche e nere - Raul Midón

Raul Midón «Bad Ass And Blind» Artistry Music, distr. Egea

Si definisce un tipo «cazzuto», Raul Midón. In «Bad Ass and Blind» l’artista non vedente del New Mexico – secondo il New York Times «un one-man band che trasforma la chitarra in orchestra e la voce in coro» – firma il suo quinto lavoro in studio. Madre afro-americana e padre argentino, il cantautore è stato scoperto una dozzina di anni fa dal leggendario produttore Arif Mardin, che ne aveva prodotto il disco di debutto «State of Mind», in bilico tra Stevie Wonder (uno dei suoi eroi) e José Feliciano, tra black music e pop, echi ispanici e swing. Qui la formula non cambia, un cocktail di soul, flamenco e R&B, anche se rispetto al passato c’è un tocco di jazz in più (All That I Am, per esempio, con il pianista Gerald Clayton e il trombettista Nicholas Payton). Ma l’effetto sorpresa degli esordi è svanito. E il disco, pur se piacevole (si ascolti la cover di Fly Like An Eagle della Steve Miller Band), non provoca particolari brividi.

Franchi