AUTORE
Fabian Almazan Trio
TITOLO DEL DISCO
«This Land Abounds With Life»
ETICHETTA
Biophilia
Almazan, che della Biophilia è anche deus ex machina, al quarto album da leader sceglie di dedicare uno sguardo alle tradizioni della natia Cuba, realizzando un processo di schietta affermazione identitaria che, insieme, segna un ulteriore importante passo di crescita individuale e artistica. Le coordinate entro le quali si muove la musica del pianista sono piuttosto chiare: una solida formazione di tipo classico (che si invera nel tocco, nell’elegante gusto compositivo, ma anche in un certo piglio da concertista), uno spiccato penchant melodico, cameristico e raccolto (anche se non mancano momenti di furore ritmico), e, come si diceva, un senso di recupero delle radici piuttosto centrale nella sua weltanschauung (di passaggio, è opportuno sottolineare come l’insieme di queste caratteristiche stia contrassegnando con vivacità il meglio del «nuovo», segnandone una linea di sviluppo che spesso proviene proprio dal Sud delle Americhe). Il rigoglio di questo album (che non è soltanto nella musica, ma anche nella peculiarissima copertina ed esplicito nel titolo) è appunto ispirato da un viaggio di ritorno nell’isola nativa, che Almazan aveva lasciato da ragazzo. E, in questo senso, schegge di memoria si affacciano nella musica, anche sotto forma di frammenti sonori (registrazioni ambientali, voci, versi e suoni di natura) che adornano tre brani: Uncle Tío, Songs Of The Forgotten e The Poets. La musica è sempre avvolgente, depositandosi come per strati successivi, tali da determinare una sensazione di accurata profondità espressiva e di robusto corpo emotivo (nulla appare lasciato al caso o semplicemente accennato, con procedimenti «di passaggio»). Questo può determinare a volte una sensazione di pieno forse gravosa, ma l’attenzione che viene richiesta all’ascolto è più che ampiamente ripagata. Tra i brani assumono una pregnanza particolare l’indiavolata apertura di Benjamin, che lascia subito intendere che non sarà facile abbandonare l’ascolto, la suggestione acquatica di The Everglades, il raffinato trattamento riservato a Bola De Nieve, posto in cornice tra gli archi, il già citato The Poets, che sa evocare lo spirito di luoghi magici, la chiusa assorta e solitaria di Music On My Mind (di Willie «The Lion» Smith), che va giù dritta al cuore. A livelli eccellenti i due compagni di viaggio, del resto di grande blasone, che mostrano di saper fornire un valore aggiunto (ben catalizzato da otto anni di frequentazione). In definitiva: Almazan dimostra di meritare appieno l’attenzione che gli è già stata riservata nel 2014 nel poll di DownBeat, che lo battezzò rising star: seguirlo è, insieme, un grande piacere e un dovere. Un disclaimer finale si impone: sappia, chi si determinerà ad acquistare l’album, che ne otterrà soltanto la magnifica copertina (cosiddetto «Biopholio») e i file audio (anche) ad alta risoluzione: le ragioni di una scelta produttiva così definita, che è sì commerciale ma anche etica, sono ampiamente spiegate sul sito dell’etichetta, alla cui lettura vi rimandiamo.
Cerini
[da Musica Jazz, settembre 2019]
DISTRIBUTORE
FORMAZIONE
Fabian Almazan (p., elettr., perc.), Linda May Han Oh (cb., b. el.), Henry Cole (batt.); su Bola De Nieve agg. Megan Gould (viol.), Monica Davis (viol.), Karen Waltuch (viola), Eleanor Norton (cello).
DATA REGISTRAZIONE
New York, 7-1-2019.