Django Bates’ Belovèd «The Study Of Touch»

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AUTORE

Django Bates’ Belovèd

TITOLO DEL DISCO

«The Study Of Touch»

ETICHETTA

ECM

 


 

L’attacco e l’incedere solenne di Sadness All The Way Down evocano Bach e le celeberrime Variazioni Goldberg, sia pure rilette in chiave contemporanea. Ma è solo un attimo. Perché nel suo esordio da leader per ECM Django Bates si concentra su una missione: ridefinire dall’interno le coordinate del trio pianistico nel jazz. Già recente protagonista di «Blue Maqams», l’ultimo lavoro del maestro tunisino di oud Anouar Brahem, oggi alla testa dei Belovèd – una formazione dal grande interplay e in attività dal 2005, formata dal contrabbassista svedese Petter Heldh e dal batterista danese Peter Bruun – il vulcanico tastierista britannico fa riferimento sul piano compositivo a Charlie Parker e alla sua rivoluzione. Attenzione, però: negli undici brani del disco (compresa la cover della parkeriana Passport) il bebop di Bird viene metabolizzato più nello spirito che nel linguaggio, che risulta assai libero e imprevedibile. Bates colpisce per lo stile percussivo e spigoloso, alterna momenti lirici e frammenti melodici a repentini cambi di ritmo (anticipi, rallentamenti, spezzature) e di atmosfera. Un farsi e disfarsi del linguaggio, come se il brano prendesse forma solo nel «qui e ora», ossia nel momento in cui viene suonato. Non solo: il dialogo del piano con il basso e la batteria è liberissimo e poliritmico, per certi aspetti ispirato ad Ahmad Jamal. A trentadue anni dalla sua prima e quasi dimenticata apparizione nel catalogo dell’etichetta di Manfred Eicher («Eréndira», un album uscito nel 1986 e firmato dai First House, quartetto in cui militava l’allora giovanissimo Bates), il pianista dimostra di essere uno dei talenti più trasgressivi e brillanti della scena, un Frank Zappa della tastiera.

Franchi

[da Musica Jazz, marzo 2018]

 


 

DISTRIBUTORE

Ducale

FORMAZIONE

Django Bates, Petter Heldh, Peter Bruun.

DATA REGISTRAZIONE

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