AUTORE
Rudy Royston Trio
TITOLO DEL DISCO
«Rise Of Orion»
ETICHETTA
Greenleaf Music
Nei due anni abbondantemente trascorsi dall’ottimo debutto di «303», Royston ha avuto modo di consolidare la propria posizione, non solo artistica, ben oltre la dimensione di talentuoso (e richiestissimo) freelance, aggiungendo altri metaforici scalpi al proprio curriculum (che già comprendeva quelli di Douglas, Frisell, Osby, Harrell, Moran): tra essi vanno citati almeno quelli di Mahanthappa, Perdomo, JD Allen, Brandon Lewis e Snidero. E, qualora non ne foste già paghi, album della portata di «Bird Calls», «Americana» e «Days Of Freeman». Se da una simile panoplia discendono già conclusioni a rime quasi obbligate, circa la versatilità del batterista e la sua intrinseca irriducibilità a comode categorizzazioni di maniera, l’album in esame giunge come puntuale conferma di un talento purissimo e di una certa salutare allergia al riposo sugli allori. Invertendo un percorso più usuale, infatti, Rudy Royston, che all’esordio aveva scelto la strada di un’ariosa e multiforme complessità, serra i ranghi e, con il fido Irabagon (del tutto congeniale al nuovo cimento) e Nakamura (già della partita nell’album precedente, ma soltanto in parte e qui rivelatosi per eccellente e funzionale virtuoso), si getta a capofitto in una musica più legata al canone – ma tutt’altro che destinata a risolversi in esso – guizzante e muscolare, aggressiva e ipertonica, la cui riuscita finale è certamente tributaria anche dello straordinario affiatamento del trio, che eccede qualsiasi nozione di interplay per proporsi davvero come un unico incomprimibile fascio di energia, sempre pronto a scattare. Di ciò è inevitabile conseguenza anche una maggiore focalizzazione sulle non comuni capacità tecniche del leader, benché i due compagni di viaggio non siano da meno, quanto a pirotecnica brillantezza. Spiccano in tale contesto, per bruciante intensità, il brano eponimo, assertiva ed eloquente apertura, la martellante Kolbe War, Nautical e la frenetica breve chiusura di Belt. Su un versante più riflessivo Sister Mother Clara e la singolare Dido’s Lament, da Henry Purcell (con divertite citazioni di Irabagon). Consigliabile in particolare a chi volesse ancora crogiolarsi con l’idea di recinti di genere, destinati a rimaner vuoti.
Cerini
DISTRIBUTORE
IRD
FORMAZIONE
Jon Irabagon (sassofoni), Yasushi Nakamura (cb.), Rudy Royston (batt.).
DATA REGISTRAZIONE
Paramus, 29-2-16.