Bergamo Jazz Festival 2017 – dal 19 al 26 marzo

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Ernst Reijseger all'Accademia Carrara per Bergamo Jazz Festival 2017 - foto Gianfranco Rota

Bergamo Jazz Festival 2017 ha compiuto trentanove anni, e con l’edizione che si è appena conclusa domenica 26 marzo ha dimostrato sempre maggior vitalità e capacità di reinventarsi, con attenzione al suo affezionato pubblico e in grado di muoversi come un’istituzione culturale attenta al tessuto sociale del suo territorio.

Molte le iniziative sinergiche con l’imprenditoria locale, dalla Jazz Beer creata appositamente alle vetrine di attività commerciali allestite a tema, dalla creazione di un bellissimo murale e di altri disegni usati come logo – opera dell’artista spagnolo Bahamonte – fino alla Corsarola Street Jazz Parade con marching band e aperitivi in città alta.

Il disegno opera di Zesar Bahamonte che ha decorato le T-shirt e le borse di Bergamo Jazz 2017

Molti anche gli appuntamenti che confermano collaborazioni di anni: la CDpM Europe Big Band, composta da docenti e allievi della scuola di musica,  con tre lezioni/concerto dedicate a Duke Ellington ha incontrato e coinvolto 1600 studenti delle scuole locali; il Jazz Club Bergamo ha organizzato il concerto del quintetto Jazzer 5, con Luca Mannutza e Michele Polga, che rivisita il bop con freschezza e modernità. Il tradizionale passaggio di testimone è con il Bergamo Film Meeting, che in una serata tra un film con colonna sonora originale di Dizzy Reece, la sonorizzazione di una pellicola d’epoca a opera di Drops (Tracanna-Bonnot-Cecchetto) e un concerto con live painting,  inaugura Bergamo Jazz.

Al secondo anno di direzione artistica, Dave Douglas – sempre presente con empatia e attento ascolto ai soundchecks e a tutti i concerti – ha voluto con la nuova rassegna “Scintille di jazz”, affidata a Tino Tracanna, dare spazio ai musicisti più giovani e di talento selezionati. Tra i gruppi della rassegna, che hanno animato chiostri e locali, citiamo Tri(o)ttico, con un giovanissimo ma convincente Federico Calcagno ai clarinetti; il quartetto di Roberto Frassini Moneta, con un progetto ben strutturato e ispirato al dialogo tra suono e silenzio; il quartetto di Gianluca Di Ienno, che con buoni spunti solistici (Fulvio Sigurtà) ha impreziosito un lavoro compositivo dinamico e stratificato; il progetto Tomorrow di Camilla Battaglia che, accompagnata da un quintetto di riconosciuto valore, ha confermato di essere una delle voci jazz più interessanti anche come compositrice; infine il trio di Tommaso Landi e il quintetto di Andrea Andreoli. Tutti hanno dimostrato quanta nuova e fresca linfa ci sia tra i giovani musicisti italiani, che nulla hanno da invidiare a quelli internazionali se non il palco principale.

Roberto Frassini Moneta contrabbasso, Gabriele Mitelli pocket cornet, Francesco Ganassin clarinetto e Nelide Bandello batteria con Dave Douglas a Bergamo Jazz Festival 2017

Al teatro Donizetti si snoda il programma principale, che quest’anno ha rivolto particolare attenzione alle donne, ben rappresentando gli stili multiformi e le complesse personalità del jazz contemporaneo.

Bill Frisell – Kenny Wollesen a Bergamo Jazz 2017 – foto Gianfranco Rota

Il concerto d’apertura, venerdì sera, è affidato al duo Bill Frisell-Kenny Wollesen,  che subito conquista con raffinati arrangiamenti di standard come Misterioso e Lush Life ma anche di brani di Bob Dylan e Burt Bacharach, più qualche storica composizione di Frisell. La chitarra del leader si muove su strutture tematiche essenziali, e l’innata eleganza che nasce da perfetti passaggi ritmici e fraseggi melodici trasmette una grande intensità. La batteria di Wollesen interloquisce con un beat morbido, preciso e cromaticamente prezioso.

Con Simply Ella la violinista Regina Carter vuol rendere omaggio al centenario della nascita dell’indimenticabile cantante: il suo virtuosismo strumentale affascina e conquista la platea, ma il repertorio è fin troppo strettamente legato alla tradizione e decisamente poco originale anche nelle modalità esecutive.

Regina Carter al Teatro Donizetti per Bergamo Jazz 2017 – foto Gianfranco Rota

Sabato sera, l’Organ Quartet del contrabbassista William Parker – con James Brandon Lewis al sax tenore, Cooper-Moore alla tastiera e Hamid Drake alla batteria – conferma che tutte le attese erano ben riposte. Il concerto è significativamente inquadrato dalla dedica ai nativi d’America che si oppongono alla costruzione dell’oleodotto nel North Dakota, esaltando così il tema sociale sempre presente nella musica di Parker, potente e magmatica nella libertà dell’improvvisazione. Risalta Drake, maestro di preziosi colori e sfaccettati ritmi, che interagisce con totale padronanza e interplay con la tessitura fitta e portante di Parker; un po’ meno in risalto Cooper-Moore e Lewis, ai quali ci è sembrata mancare una certa incisività.

William Parker Quartet – foto Gianfranco Rota

La seconda parte è affidata all’esplosione ritmica di Shamania, undici donne del Nord Europa guidate dalla percussionista Marilyn Mazur, che entrano in scena dalla platea infuocandola con una ritmica possente. L’aspetto rituale del concerto è affidato alle voci, notevole quella della Pettersen, e sottolineato dalle infinite poliritmie percussive di conga, tamburi e timpani, mentre gli ottoni amplificano gli orizzonti evocativi. Grande è l’empatia con il pubblico nonostante l’evidente mancanza di un piano compositivo ben definito.

Ultima serata al Donizetti con il trio di Melissa Aldana. La giovane tenorsassofonista cilena risiedente a New York è sulla scena da anni, eppure dimostra ancora una certa immaturità musicale. La seconda parte vede finalmente protagonista un pianoforte – strumento che nella rassegna si è sentito poco – grazie alla maestria di Enrico Pieranunzi, accompagnato dalla Brussels Jazz Orchestra. Il trombettista/leader della band, Bert Joris, ha arrangiato per big band composizioni vecchie e nuove del pianista, rileggendole con fascino e virtuosismo: il risultato mette in luce l’immutata freschezza dei brani e il pianismo colto ed evocativo di Pieranunzi.

Enrico Pieranunzi & Brussels Jazz Orchestra – foto Gianfranco Rota

I concerti al Teatro Sociale, posto sulla via principale di città alta, sono appuntamenti di sicuro interesse: giovedì sera l’OriOn Trio del batterista Rudy Royston e il Tinissima Quartet di Francesco Bearzatti, mentre la domenica pomeriggio tocca al quartetto di Andy Sheppard.

A lungo collaboratore di Douglas e di Frisell, fresco del suo secondo album da leader “Rise On Orion”, Royston confeziona uno dei concerti meglio riusciti del festival. Il trio, con Jon Irabagon ai sassofoni e Yasushi Nakamura al contrabbasso, è di consolidata esperienza e ha offerto sonorità mai banali, risultando efficace e multiforme nel proporre brani basati sulla ricerca raffinata di strutture armoniche condivise con intimo interplay .

Rudy Royston Trio – foto Gianfranco Rota

Tra le altre novità che hanno impreziosito l’edizione 2017 Bergamo Jazz e suggellando una robusta sinergia tra cultura, arte e musica, hanno spiccato i concerti in due sedi storiche come l’Accademia Carrara e la biblioteca Angelo Mai.

Evan Parker a Bergamo Jazz 2017 – foto Clara Mammana

Il coinvolgimento della biblioteca, uno dei gioielli di città alta, si imperniava sull’esibizione solitaria di Evan Parker (al sax soprano) e sulla presentazione del volume su Steve Lacy curato da Jason Weiss e tradotto da Francesco Martinelli, capace con competenza e sintesi dialettica di delineare la complessa personalità di un protagonista del jazz moderno. L’eccelsa maestria di Parker si è imposta ancora una volta nella ricerca e nell’esplorazione degli armonici derivati dalla respirazione circolare, con un effetto incantatorio e di completo fascino così come nella breve esposizione di un noto brano di Lacy come The Dumps.

 

 

Personalità istrionica e comunicativa è quella del violoncellista olandese Ernst Reijseger che, nonostante suonasse da solo, ha dato l’impressione di sapersi trasformare in un’orchestra, tale è la ricchezza timbrica ed espressiva delle sue improvvisazioni e l’imprevedibilità delle sue scelte, evocando forti e coinvolgenti immagini e ben connettendosi alla bellezza della sala dell’Accademia Carrara ridondante di capolavori pittorici del secondo Cinquecento.


Per molti appassionati l’appuntamento annuale con Bergamo Jazz è foriero di amori ritrovati, di amori confermati e anche di qualche delusione, ma soprattutto della ricerca di nuovi e fulminanti amori. Chi ancora ambisce a questo tipo di seduzione ricorderà a lungo l’edizione 2017 per il concerto all’Auditorium dell’ensemble di Christian Wallumrød. Il sestetto norvegese ha voluto suonare senza amplificazione, ponendosi sul bordo del palco per essere il più vicino possibile al pubblico e comunicare nella massima concentrazione un jazz basato sulla sottrazione, su dinamiche rarefatte, su pause che lasciano dilatare nello spazio le vibrazioni degli strumenti, su reazioni di straniamento, su gesti teatrali che trovano un significato più nella sospensione e nell’essenza che in una dichiarata espressività. Musica di derivazione cameristica, parrebbe sgorgare da una dettagliata partitura – tanto è precisa e univoca – mentre in realtà è frutto di un’improvvisazione quasi totale, grazie alle affini sensibilità esplorative dei musicisti. Un concerto coraggioso e sofisticato, che merita di andare in archivio come uno dei momenti di maggior interesse del festival appena concluso.

Monica Carretta

N.d.r. Leggi l’articolo dedicato alla mostra fotografica nel programma di Bergamo Jazz Festival 2017. https://www.musicajazz.it/riccardo-schwamenthal/

Christian Wallumrod Ensemble – foto Gianfranco Rota