Archer / Mwamba / Bennett / Fairclough «Sunshine! Quartet» Discus, distr. discus–music.co.uk
Dietro gli album dei due quartetti c’è la medesima idea: mettere all’opera, sotto la guida del sassofonista Martin Archer, piccole formazioni estemporanee, «fatte in casa», cioè i cui membri appartengono tutti alla scuderia Discus. Un’idea che ricorda vagamente il progetto pop dei This Mortal Coil, varato dalla 4AD a metà anni Ottanta. Come che sia, dei due, «Sunshine! Quartet» appare più coeso. Insieme ad Archer, che impiega sopranino e contralto, c’è l’affidabile Corey Mwamba al vibrafono, abilissimo nel creare trame fitte ed elastiche, congeniali alle improvvisazioni del leader e coerenti con il robusto supporto ritmico dei collaudatissimi Seth Bennett (maestoso a metà di It’s Non Finished) e Peter Fairclough. Ammirevole la grinta con cui questi apre e trascina What On Earth Could You Mean?
Archer / Clark / Grew / Hunter «Felicity’s Ultimatum», Discus
Vive più di momenti e di pregevoli assolo, invece, «Felicity’s Ultimatum», che affida la sezione ritmica alla sola batteria di Johnny Hunter per sostenere l’insolito trio da cui fioriscono ripetuti assoli: Stephen Grew al pianoforte, Graham Clark al violino e Archer, qui anche al baritono. Quando le composizioni si fanno più articolate, il livello sale parecchio, specie in Rachel’s Walk (With Roscoe) e in Susie’s Mirror, altrimenti l’insieme suona un po’ sfilacciato.
JuxtaVoices «Warning: May Contain Notes», Discus
Infine, il cd+dvd di JuxtaVoices, dove Archer è una delle tante voci del coro, anzi dell’anti–coro, perché il feroce collettivo vocale si disinteressa completamente dell’ascoltatore, non offrendo un benché minimo spiraglio che consenta di varcare il muro di suoni eretto dall’insieme di voci potenti, mesmeriche, talvolta terrificanti. Il cd raccoglie sei radicali composizioni registrate tra il 2012 e il 2015 e altrettante sono nel dvd. Solo per orecchie coraggiose.
Fucile
[da Musica Jazz, ottobre 2017]