Buongiorno Danilo e benvenuto a Musica Jazz. Già nel 2016, con «No Gender» hai voluto dare un segnale sull’abbattimento delle barriere e dei generi musicali. A distanza di quasi sette anni torni con il volume 2. Tra l’altro, in un momento storico in cui la parola gender è particolarmente utilizzata. Qual è l’obiettivo che ti sei prefisso con questi album?
Buongiorno Alceste e grazie per l’invito a parlare del mio nuovo album nella vostra prestigiosa rivista. Con «No Gender 2» ho voluto continuare a promuovere l’idea di abbattere le barriere tra i generi musicali e celebrare le loro diversità oltre che sdoganare la fisarmonica e l’organetto dagli stereotipi ed etichettature musicali che solitamente caratterizzano questi strumenti. L’obiettivo era creare un’opera che fosse al contempo innovativa e moderna con sonorità e ritmi presi in prestito dalle tradizioni musicali del mondo.
Ci sarà un volume 3?
Al momento non ho pianificato un terzo volume, ma non escludo la possibilità di crearne uno in futuro.
Come si diceva, hai atteso diversi anni prima di licenziare questo secondo volume. Cosa è successo nel frattempo?
Nel tempo trascorso dal primo «No Gender» ho continuato a esplorare nuovi territori musicali, collaborando con artisti di diverse culture e lavorando alla creazione di nuove opere. In realtà «No Gender 2» è stato registrato nel 2020 e si è deciso di aspettare così tanto per l’uscita, per i motivi che tutti sappiamo legati al Covid e per dare priorità ad altri progetti che come questo erano rimasti in cantiere. Dal 2016 ad oggi ho realizzato nuovi progetti musicali, tante collaborazioni artistiche, dischi, colonne sonore per film, organizzazione di festival legati alla musica popolare ed eventi per la valorizzazione della fisarmonica. Uno dei progetti musicali che vorrei citare è l’Orchestra Popolare del Saltarello di cui sono il fondatore e direttore artistico oltre che musicista e arrangiatore, con il quale ho realizzato l’album «Abruzzo» uscito a dicembre 2021.
In «No Gender 2» rileggi in chiave personale diverse musiche, fondendo stili e sonorità. Come, per esempio, nell’iniziale pizzica il cui esordio appartiene all’emisfero della classica. A tuo avviso quanto la musica popolare risente delle influenze della musica classica e quanto è vero il contrario?
La musica classica e la musica popolare sono generi molto diversi tra loro, ma ci sono stati momenti in cui i confini tra questi generi si sono sfumati e quindi le influenze tra di essi sono state rilevanti. Chiaramente i compositori classici di frequente hanno preso spunto dalle melodie della musica popolare ma anche al contrario troviamo innumerevoli esempi, primo tra tutti la Danza di Rossini, brano che ha dato ispirazione a gran parte delle tarantelle del repertorio italiano. Spesso la musica popolare ha strutture simili alle arie barocche (introduzione, sviluppo, ritornello) come nella Pizzica delle Fontanelle sopra citata.
L’album è prodotto dall’International World Music, il cui nome è di per sé un’etichetta. Ritieni che la tua musica possa essere classificata nell’ambito della world music?
Sì, la mia musica può essere classificata anche come World Music intesa nel significato più ampio del termine riferito alle sonorità. In «No Gender 2» possiamo ascoltare arrangiamenti scritti e strutturati come nella musica classica, troviamo le caratteristiche principali della musica jazz come le armonie e l’improvvisazione, per cui il termine World Music riguarda principalmente l’aspetto compositivo riferito alle sonorità da cui si prende spunto. Tuttavia, preferisco considerare la mia musica come un’esperienza universale che unisce culture e tradizioni diverse.
In questo disco i tuoi sodali sono tantissimi e tutti autorevoli musicisti. Quale criterio hai utilizzato per la scelta dei tuoi collaboratori?
Quando scelgo i miei collaboratori, mi concentro sulla loro capacità di esprimere se stessi attraverso la musica e di comunicare con il pubblico. Cerco musicisti che siano innovativi e aperti alle idee degli altri, ma anche esperti nel loro campo e dotati di grande tecnica. In questo album possiamo ascoltare mescolanza di generi e sonorità differenti per cui ogni ospite suona uno o due brani più vicini al proprio stile caratterizzando la musica in maniera sempre nuova e senza il rischio di annoiare l’ascoltatore.
Immagino, comunque, che avrai un piano “B” per i live. Giusto?
Per i concerti live le formazioni vanno dal concerto in solo con fisarmonica e Organetto al duo con aggiunta di chitarra, oud o bouzouki, al quartetto con aggiunta del basso elettrico e della batteria ed in fine il quartetto con la presenza di Flavio Boltro alla tromba. Le sonorità delle diverse formazioni proposte nei concerti live, sono chiaramente differenti dal disco ma riescono comunque ad esprimere al meglio l’obbiettivo di No Gender rendendo ogni concerto live unico e ricco di emozioni.
Per te la tradizione musicale popolare è molto importante. Quali sono le fonti dalle quali attingi per la tua attività di ricerca?
Per la mia attività di ricerca, attingo a diverse fonti, tra cui le tradizioni popolari italiane, le musiche di altre culture con la musica jazz in primo piano e la musica classica. Gli ascolti a cui faccio riferimento sono i dischi, gli archivi sonori di musiche popolari presenti sul web e le esperienze personali vissute sul campo. Mi piace esplorare nuovi territori musicali e creare ponti tra diverse culture.
E, a tal proposito, sei anche il direttore artistico del festival del Saltarello. Vorresti parlarcene?
Il festival del Saltarello nato nel 2014, è un evento annuale che celebra le tradizioni musicali e culturali con particolare attenzione al Saltarello, una danza popolare tradizionale dell’Abruzzo e di tutto il centro Italia. Come direttore artistico, mi impegno a promuovere la musica e le culture locali e a portarle all’attenzione di un pubblico più ampio. Dallo scorso anno il Festival del Saltarello fa parte di un festival contenitore che si chiama Tra La Transumanza che Unisce di cui sono organizzatore e direttore artistico, ed è un festival itinerante che si svolge in tutto l’Abruzzo ripercorrendo e valorizzando gli antichi tratturi abruzzesi. Il fulcro di questo importante movimento è l’Orchestra Popolare del Saltarello che durante il festival accompagna e collabora con ospiti di grande prestigio come Goran Bregovic & the wedding and funeral band, Eugenio Bennato, Antonella Ruggiero, Teresa De Sio e tanti altri. Stiamo lavorando all’edizione 2023 di questi festival e a breve uscirà il programma.
La tua attività concertistica si dipana in tutto il mondo. Come viene accolta la tradizione popolare italiana e, in particolare, quella abruzzese negli altri Paesi?
La musica italiana in generale è spesso molto apprezzata all’estero e nei concerti c’è sempre molta attenzione. Ho avuto l’opportunità di esibirmi in molti paesi diversi e ho sempre ricevuto un caloroso benvenuto da parte del pubblico. Per quanto riguarda la musica popolare abruzzese, devo dire che il Saltarello nella mia versione moderna (registrata in «No Gender 1») eseguito nei concerti dal vivo, manda in delirio ogni platea ed è il brano che solitamente uso per concludere i miei concerti in solo. Questo grande successo del Saltarello nei miei concerti in solo svolti principalmente all’estero, mi ha convinto a crearne un festival.
Qual è il tuo rapporto con l’improvvisazione?
L’improvvisazione è l’elemento più importante della mia musica. In ogni brano suonato dal vivo c’è sempre un momento dedicato all’improvvisazione. Amo il bebop come linguaggio e tecniche d’improvvisazione, utilizzo ritmi dispari della musica balcanica su cui spesso le improvvisazioni sono modali appoggiate su groove che strizzano l’occhio alla fusion. Le scale e le sonorità sono particolari e cerco di mischiare i linguaggi musicali utilizzando strumenti insoliti del jazz mainstream.
Come sei arrivato alla fisarmonica?
Sono arrivato alla fisarmonica casualmente. Ho iniziato a suonare l’organetto da bambino all’età di sei anni e in seguito a vincere tanti concorsi internazionali dedicati a questo strumento fino ad arrivare ad essere considerato un bambino prodigio. Questa fama che mi accompagna da bambino mi ha fatto proseguire con la conoscenza di quasi tutti gli strumenti a mantice e in particolare la fisarmonica. Non sono particolarmente legato ai miei strumenti musicali nonostante io sia un virtuoso riconosciuto in tutto il mondo. I miei studi sono di composizione e con la fisarmonica e l’organetto ho sempre studiato repertori e linguaggi di altri strumenti musicali.
In sintesi, ci diresti quali sono i pregi e i difetti di questo strumento?
I pregi della fisarmonica sono davvero tanti. E’ uno strumento moderno che ha poco più di 150 anni di storia, per cui è ancora tutto da scoprire. E’ molto versatile e può essere usato in molti generi musicali diversi, è lo strumento armonicamente completo più espressivo che c’è (per via del mantice), è l’unico strumento con diverse sonorità per melodia, basso e armonia ed è uno strumento che per suonarlo bisogna abbracciarlo. I difetti possono essere, la difficoltà nell’apprendimento dovuta da diversi fattori tra cui il peso e la grandezza dello strumento, le differenti funzioni da gestire e tenere sotto controllo.
Quali sono i tuoi obiettivi artistici e quali i tuoi prossimi impegni?
I miei obbiettivi artistici sono di esprimere in musica la mia visione del mondo attraverso l’arte, sia essa basata sulla realtà o sull’immaginazione. Esplorare e sperimentare con diversi media artistici tecniche e stili per sviluppare un linguaggio personale e distintivo. Sviluppare e migliorare le mie capacità tecniche e artistiche per produrre sempre opere di alta qualità e originalità. Attualmente sto lavorando sull’organizzazione del tour di Ethnic Project (con l’attuale disco «No Gender 2») che si concluderà il 14 settembre al festival internazionale della Fisarmonica di Castelfidardo, in provincia di Ancona, e con il tutor dell’Orchestra Popolare del Saltarello con la quale avrò l’onore di accompagnare Max Gazzè ed altri grandi artisti, dove sono coinvolto come musicista, arrangiatore e direttore artistico.
Alceste Ayroldi