Le peculiarità del romanzo biografico sono insite nel genere stesso: l’esigenza di veridicità della narrazione biografica deve coniugarsi con la potente invenzione espressiva propria del romanzo. Ciò si verifica solo in parte in Go Max Go, che ripercorre tutta l’esistenza di Massimo Urbani. Con un linguaggio scrupoloso e appropriato si approfondiscono alcuni fatti divenuti ormai aneddotici della vita del sassofonista romano, soffermandosi su situazioni significative e soprattutto sui profili psicologici ed emotivi dei personaggi, alcuni dei quali tratteggiati con mano sicura. Nel contempo con attenta capacità di sintesi viene descritta l’evoluzione del contesto urbano e culturale di Roma dagli anni Cinquanta ai Novanta.
La struttura narrativa lineare, in sequenza cronologica, e il tono partecipe dell’autrice non prevedono sorprese o spiazzanti cambi di registro, trasfigurazioni fantastiche o interpretazioni inedite dei fatti e dei protagonisti, anticipando via via l’ineluttabile approdo della vicenda umana di Urbani. Ne risulta quindi una biografia del tutto attendibile, che ricostruisce la complessa personalità di un improvvisatore istintivo e turbolento, un personaggio scomodo e unico del jazz italiano, il cui stile era radicato in alcuni archetipi del jazz moderno (Parker in primis, ma anche Coltrane e Ayler), proiettandosi però verso una dimensione visionaria e trascendente; …un personaggio divenuto a posteriori un mito anche grazie ad opere come questa.
Paola Musa. Arkadia Editore, Cagliari 2016. Pagine 142; euro 14.
Libero Farnè