FRED HERSCH: Un pianista che presenta la propria vita attraverso la musica

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Fred Hersch
Fred Hersch

Presentiamo una breve anteprima dell’intervista pubblicata sul numero di agosto 2019 di Musica Jazz [qui l’intervista integrale].

Hersch si è affermato, nell’ultima decade d’una carriera ultra-trentennale, come uno dei pianisti più interessanti della sua generazione e, forse, come il miglior continuatore d’un approccio stilistico posto sulla linea ideale che ha condotto da Bill Evans a Keith Jarrett, e oltre.

Non frequenti le sue esibizioni in Italia, quindi è doppio il motivo di soddisfazione per i suoi due concerti di luglio, a Brescia, il 7 (Jazz On The Road), e a Perugia, il 14 (Umbria Jazz).

Influenze

«Ho tre grandi «gruppi di cibo musicale» (ci metto anche le mie composizioni originali come un quarto gruppo): grandi composizioni di jazz (scritte da musicisti jazz, su cui improvvisare); l’American Popular Songbook (canzoni con testi, che i musicisti jazz amano suonare); musica brasiliana».

«My Coma Dreams»

«Quando sono uscito dalla mia condizione di coma, durata due mesi, dopo ho ricordato, in particolare, otto sogni fatti in quel periodo di due mesi […] volevo fare qualcosa con questi objets trouvés […] abbiamo finito per chiamarlo jazz theatre».

Insegnare musica

«Nel mio insegnamento, pongo davvero l’enfasi sull’improvvisazione come relazione con qualsiasi cosa tu sappia o senta: per ottenere un buon suono dal pianoforte e imparare come essere nel momento, frase per frase. Non come teoria o vocabolario jazz».

Improvvisazione aperta

«Creare un pezzo aperto lungo come quello, deve accadere semplicemente – organicamente per così dire – e non essere pianificato in alcun modo […] so che è lì – e probabilmente tornerà durante un concerto o un altro».

Suonare in trio e suonare in solo

«Il pianoforte solo, nel jazz, è un po’ come suonare un set di batteria con ottantotto note […] ho io la totale responsabilità di tutto ciò che accade […] con il trio, sono così comodo e fiducioso con John ed Eric dopo dieci anni insieme che mi sento come se io – o loro – possiamo riprodurre qualsiasi cosa in qualsiasi momento».

«The Ballad Of Fred Hersch»

«Sono molto soddisfatto del film. Charlotte e Carrie hanno raccontato una buona parte della mia storia a modo loro. Il mio libro di memorie «Good Things Happen Slowly. A Life In And Out Jazz», uscito nel 2017, racconta la stessa storia con parole mie».

«Leaves Of Grass»

«Mi è piaciuto molto lavorare con le parole ispiratrici di Walt Whitman ma non saprei davvero dirti quale sia la reale influenza che la parola e il testo hanno nella creazione musicale»

Sandro Cerini