«The Ballad Of Fred Hersch»

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AUTORE

Charlotte Lagarde e Carrie Lozano

TITOLO DEL DISCO

«The Ballad Of Fred Hersch»

ETICHETTA

Autoprodotto (video)


Il concerto per pianoforte solo di Fred Hersch del 7 luglio 2019 a Brescia era stato preparato dagli organizzatori del Jazz On The Road Festival con la proiezione in anteprima italiana di The Ballad Of Fred Hersch, film-documentario realizzato nel 2016 dalle registe Charlotte Lagarde e Carrie Lozano, già premiato al Full Frame Documentary Film Festival (organizzato dalla Duke University di Durham, North Carolina). Nell’occasione è stato realizzato, a cura della RSI Radiotelevisione svizzera, un accurato doppiaggio del film in lingua italiana. L’opera è stata proiettata il 3 luglio nel teatro Der Mast, suggestivo spazio culturale ricavato dal recupero post-industriale di una fabbrica di ceramiche. Il film aggiunge un importante tassello alla descrizione a tutto tondo dell’artista Hersch, esplicitando taluni argomenti, in prevalenza personali ma non solo, che possono soltanto essere intuiti a partire dalla sua produzione musicale e che, pur non spostando troppo sul piano estetico, consentono maggior focalizzazione e approfondimento. Hersch, nel film, si espone senza veli di sorta, esattamente come nella musica e nella vita, e viene raccontato in modo sì intimo, ma (forse proprio per questo) del tutto privo di edulcorazioni. La questione non si riduce tuttavia al tema «I wanted to be heard before I died», che pure è sempre tenuto di vista dal pianista, ma diviene frastagliata «rappresentazione per mezzo della realtà» di un processo di creazione artistica che si fa tutt’uno con la vita. L’immagine complessiva che ne discende è quella di un uomo che pone in condivisione tutto il proprio potenziale emotivo, prima ancora che artistico, assecondando una complessione personale fatta di accogliente generosità. Del resto è quel che Hersch ha fatto sin dai primi anni Novanta, rivelando pubblicamente la sua situazione di omosessuale e la sua malattia. Lo spettatore viene dunque introdotto alla musica (cosa niente affatto facile da rendere in immagini) e alle vicende personali del protagonista (ancor più difficile farlo senza incappare in cliché) in modo talmente semplice, in apparenza, da scavalcare ogni ostacolo afferente alla reale complessità dell’ordito narrativo. Così scorrono in alternanza quadri prettamente musicali (gli esordi, le esibizioni al Village Vanguard del 2011, ove Hersch è stato il primo pianista a calcare la scena in modo solitario), il rapporto con la madre, la relazione con il proprio compagno Scott Morgan, la difficile ripresa dopo i due mesi di coma del 2008 e il momento di creazione artistica che ne è conseguito (narrato attraverso la descrizione della messa a punto insieme a Herschel Garfein di «My Coma Dreams»). Il risultato finale è un momento di verità e bellezza. Per dirla con le parole di Keats: «Beauty is truth, truth beauty» ed è l’unica cosa che davvero importi.

Cerini

[da Musica Jazz, agosto 2019]


FORMAZIONE

Fred Hersch (p.).

DATA REGISTRAZIONE

2016.