La recente pubblicazione di «Mainz Studio Recordings, 1963-1969» (SWR JazzHaus, distr. Ducale), che raccoglie quattro inedite sedute di incisione realizzate dal chitarrista Volker Kriegel, opera una retrospettiva sul periodo formativo di un musicista che, in virtù della fervida opera svolta su più fronti dai primi anni Settanta fino alla prematura scomparsa, ha lasciato tracce non trascurabili nel percorso del jazz tedesco ed europeo in senso lato. Va ricordato anche il suo contributo di critico musicale, saggista e conduttore di programmi radiofonici dedicati al jazz, oltre alla sua intensa attività di eccellente illustratore e disegnatore di cartoni animati e fumetti. Sotto questo aspetto, è divenuto particolarmente popolare – presso il pubblico dei bambini – Olaf der Elch, conosciuto in Italia come L’alce Gustavo.
Kriegel (Darmstadt 1943-San Sebastian 2003) aveva iniziato da autodidatta lo studio della chitarra a tredici anni ma, neanche ventenne, dimostrava di aver già acquisito una notevole padronanza dello strumento e un’adeguata conoscenza della tradizione jazzistica. Lo conferma la prima delle succitate registrazioni di Mainz, effettuata in trio nel novembre 1963, in cui affronta con pulizia e precisione – oltre ad alcuni standards consumati – anche pagine jazzistiche come Django, Israel, Rhythm-a-ning e Three Seconds. Quindi, John Lewis, Johnny Carisi, Thelonious Monk e Oliver Nelson in un colpo solo. Non a caso, in quello stesso anno aveva conseguito un premio come «Miglior giovane chitarrista» al German Amateur Jazz Festival di Düsseldorf. Sempre in quel periodo Kriegel inizia a frequentare la scena jazzistica di Francoforte, venendo a contatto con i fratelli Albert ed Emil Mangelsdorff. Quindi, sotto la guida del sassofonista Klaus Doldinger e con l’organista Ingfried Hoffmann entra a far parte di un classico organ trio.
Le successive sedute incluse in «Mainz Studio Recordings, 1963-1969» lo vedono impegnato con vari gruppi comprendenti vibrafono (prima Claudio Szenkar, poi Fritz Hartschuh), sax tenore (Gustl Mayer) e flauto (Emil Mangelsdorff). Questo comporta un ampliamento della gamma timbrica, coloristica e stilistica, frutto di una personalità compositiva non ancora giunta a maturità, ma fresca e genuina. Tra le numerose composizioni originali figurano anche arguti arrangiamenti di Norwegian Wood dei Beatles e di Mother People di Frank Zappa. Come altri musicisti dell’epoca, il giovane Kriegel recepisce stimoli provenienti da altre aree e coglie il valore artistico insito nella musica dei Beatles e di Frank Zappa. Tanto che nel 1968 il suo primo disco da titolare, peraltro caratterizzato da una spiccata impronta jazzistica, si intitolerà «With A Little Help From My Friends». Questo approccio aperto a influenze esterne, a elementi timbrici variegati e forme ritmiche diversificate si riflette anche nella sua militanza, dal 1969 al 1972, nel Dave Pike Set, un quartetto diretto dal vibrafonista americano Dave Pike, assiduo collaboratore di Herbie Mann da poco espatriato in Germania. Completato da Hans Rettenbacher al contrabbasso e Peter Baumeister alla batteria, il quartetto incise ben sei dischi per la MPS.
Proprio l’etichetta di Villingen, città situata nei pressi della Foresta Nera, documenta ampiamente la produzione solistica di Kriegel negli anni Settanta, nell’ambito della quale si possono individuare due fasi principali e ben distinte: la prima (1971-1973), contraddistinta da un jazz elettrico incline anche ad atmosfere informali; la seconda (1974-1979) orientata verso un jazz rock aperto alle commistioni con il funk e il latin, godibile ma con il passar del tempo sempre più adagiato su certe formule. «Spectrum» (1971) vede all’opera un quintetto formato da Kriegel (che alla chitarra affianca anche il sitar), John Taylor (piano elettrico), Peter Trunk (contrabbasso, basso elettrico e violoncello), Baumeister (batteria) e Cees See (percussioni). Le prospettive e lo spettro timbrico si ampliano l’anno successivo in «Inside: Missing Link»: oltre a Taylor, Baumeister e See la formazione comprende Albert Mangelsdorff al trombone, Alan Skidmore e Heinz Sauer ai sassofoni, Eberhard Weber a contrabbasso e basso elettrico e John Marshall alla batteria. Taylor, Weber (impegnato anche al violoncello), Marshall e See formano poi l’ossatura ritmico-armonica di «Lift!» (1973), in cui Kriegel coinvolge l’inglese Stan Sulzmann al sax soprano e al flauto e il grande violinista polacco Zbigniew Seifert, che purtroppo sarebbe scomparso nel 1979 a soli 33 anni.
Punto di passaggio, se non proprio di frattura, fra prima e seconda fase, «Mild Maniac» fa registrare una virata verso temi più aderenti ai valori melodici, complici Weber, Joe Nay (batteria), Peter Giger (percussioni) e un giovane Rainer Brüninghaus alle tastiere, che più tardi sarebbe entrato nel circuito della ECM, prima in alcuni lavori firmati da Weber, poi come membro del gruppo di Jan Garbarek. L’anno dopo a questa formazione si aggiungono Mangelsdorff, il bassista Hans-Peter Ströer e Ray Mantilla alle conga nell’eterogeneo «Topical Harvest». Nel 1976 Kriegel forma la Mild Maniac Orchestra che, a dispetto del nome, è un quartetto completato da musicisti molto giovani: Ströer, il tastierista Thomas Bettermann e il batterista olandese Evert Fraterman. Con essa Kriegel incide quattro lavori fra il 1976 e il 1979: «Octember Variations», «Elastic Menu», «Houseboat» e «Long Distance». Secondo canoni paragonabili all’estetica dei Return to Forever, la poetica del gruppo si orienta verso una commistione tra jazz, funk, rock e latin. Fra i quattro album citati spicca «Octember Variations», anche in virtù del contributo di alcuni ospiti illustri: Alan Skidmore (sax tenore), Ack van Rooyen (tromba) e Wolfgang Dauner (sintetizzatore).
La seconda metà degli anni Settanta segnò anche altre tappe importanti nell’iter artistico di Kriegel, che nel 1977 fondò una propria etichetta, la Mood Records, e vi pubblicò i sette lavori incisi, quasi tutti dal vivo, dallo United Jazz+Rock Ensemble, singolare formazione che riuniva notevoli personalità del jazz tedesco, britannico e olandese. L’ensemble nacque tra il 1975 e il 1976 grazie a un’idea di Dauner, al quale un produttore aveva chiesto di formare un’orchestra per uno show televisivo trasmesso dalla Süddeutscher Rundfunk. Il pianista inizialmente tirò in ballo Kriegel, Mangelsdorff e il batterista Jon Hiseman, noto per aver fatto parte della Graham Bond Organisation e dei Bluesbreakers di John Mayall, e per aver fondato i Colosseum e i Tempest. Via via l’assetto dell’ensemble prese forma grazie agli ingressi di Barbara Thompson e Charlie Mariano ai sassofoni, van Rooyen, Ian Carr e Kenny Wheeler alle trombe e Weber al contrabbasso. Multiforme e divertente, la formazione restò in attività fino al 1992. Nel 2002 si riunì per un «Farewell Tour», pochi mesi prima della scomparsa di Kriegel, avvenuta improvvisamente l’anno dopo. A partire dagli anni Ottanta, il chitarrista aveva sempre più rarefatto la sua attività musicale per poi uscire quasi totalmente di scena negli anni Novanta e dedicarsi alle sue occupazioni di critico, divulgatore radiofonico e appassionato disegnatore. Con la discrezione che aveva sempre caratterizzato il suo stile.