Sant’Anna Arresi jazz riesce a sorprenderti sempre. Quando meno si aspetta, dal cilindro tira fuori sempre una sorpresa. Quasi con nonchalance, spiazzando e accendendo la curiosità di spettatori con la passione per la sperimentazione, anche quella più ardita, e la musica improvvisata. Che sono poi, sin dalla sua nascita, i binari su cui corre questa rassegna allestita in un incantevole lembo del Sulcis con il primo nome di “Ai confini tra Sardegna e Jazz” e curata dall’associazione culturale Punta Giara diretta dal suo patriarca Basilio Sulis. Linea confermata anche per questa edizione, la numero trentacinque, in calendario dal 31 agosto al 6 settembre con un palinsesto fatto di collaudate certezze come il potente sassofonista Mats Gustafsson, stelle inossidabili come Franco D’Andrea, musicisti di valore assoluto come Hamid Drake alla testa di un originalissimo trio sardo-siculo, jazzisti di livello come Jacky Terrasson, Antony Joseph. E, appunto la prima sorpresa: la presenza del sassofonista britannico-barbadiano Shabaka Hutchings che dirige i Sons of Kemet e componente della strepitosa band The Comet Is Coming (e questa è la seconda sorpresa) attesa qui a Sant’Anna Arresi. Così anche in tempi di pandemia, dove tutti hanno faticato a tirare fuori un programma decente (in molti casi penalizzati dall’assenza di vedettes internazionali a causa della pandemia) ma motivati ad andare avanti per mantenere il rapporto con il proprio pubblico Sant’Anna Arresi è riuscita a confermarsi piazza privilegiata per combinazioni anche fuori schema ma soprattutto, fatto raro nel panorama sia nazionale che sardo _ zeppo come è quest’ultimo di eventi dedicati al jazz _ arricchito da una bella presenza internazionale. Che non nuoce. Tutt’altro. Apre la mente e stimola al confronto.
Ecco così a far da portafortuna alla rassegna sulcitana la presenza del sassofonista svedese Mats Gustafsson a cui è stata lasciata in toto la serata inaugurale del 31 agosto nella suggestiva piazza del Nuraghe al centro del paese. Ospite molto amato da queste parti Gustafsson, potente sassofonista, musicista di spicco della nuova scena dell’improvvisazione europea, ha suonato stabilmente con il grande Peter Brotzmann e la migliore scena sospesa tra avantgarde, jazz rock e musica improvvisata, dal mitico olandese Misha Mengelberg a Evan Parker, legato all’ambiente chicagoano ma anche al giro avant rock del chitarrista Thurston Moore (Sonic Youth) o il polistrumentista e produttore di Chicago, Jim O’Rourke. Gustafsson nella prima parte della serata si esibirà in solo per tornare in coppia con il musicista e compositore austriaco Cristof Kurzmann all’elettronica, con il loro progetto sperimentale Falling. Kurzmann, fondatore della etichetta Charhizma è da tempo attivo nel campo della sperimentazione elettronica tra noise e free jazz.
Restiamo ancora in ambito svedese l’indomani, per ascoltare il set della cantante e compositrice Sofia Jernberg, di origine etiope che con il pianista britannico Alexander Hawkins da quattro anni si esibisce in duo, battezzato con il nome di Musho, Sofia Jernerberg ha una voce di notevole qualità che l’artista utilizza come fosse un vero strumento musicale. Hawkins dal canto suo è considerato uno dei più interessanti pianisti underground della sua generazione. Ha al suo attivo collaborazioni con il batterista sudafricano Luis Moholo e il vibrafonista Mulatu Astatke padre dell’Ethio jazz. Com’è tradizione, Sant’Anna Arresi jazz dedica sempre un incontro o una produzione speciale al crossover tra musica popolare e musica improvvisata.
Stavolta è, nel secondo set del 1 settembre la volta dello straordinario percussionista e batterista di Chicago, Hamid Drake, una vera forza della natura, dotato di una raffinata sensibilità che per questa occasione tutta speciale e da scoprire, si confronterà con il chitarrista sardo, compositore e ricercatore di musica popolare Alberto Balia e il monumento vivente delle percussioni, Alfio Antico o, come lo ha battezzato di recente il giornalista musicale Giuseppe Attardi nell’appassionante libro che gli ha dedicato “Il dio tamburo” (edizioni Arcana). Un volume che è soprattutto la storia di “u picuraru” diventato una divinità nel suonare le pelli. Un artista che si è confrontato con tantissimi musicisti (da Fabrizio De Andrè a Capossela, da Carmen Consoli a Eugenio Bennato) portando in dote una sapienza antica. Attardi scrive così di Antico: “quando la musica sorge dalle viscere della terra, ordina il caos ed espelle le impurità. La natura parla e le cose prendono il loro posto nel mondo. Prima del linguaggio, la mano che danza sulla pelle del tamburo compie il prodigio della nascita del suono, come la mano del fabbro quando percuote il metallo o quella del pastore quando ritma il tempo della feste e della veglia”.
Un altro “solo” apre la serata del 2 settembre. Sul palco il trombonista Giancarlo Schiaffini in “Pinocchio Parade”, versione inedita della favola di Collodi con le opere d’arte digitali di Cristina Stifanic, i video di Ilaria Schiaffini e naturalmente la musica per trombone e live electronics di Giancarlo Schiaffini. Chiusura della giornata all’insegna della jam con un bel gruppo di musicisti. A guidare è lo svedese Mats Gustafsson in compagnia della sassofonista svedese Mette Rasmussen, il bassista norvegese Ingebrigt haker Flaten e il batterista e percussionista australiano, residente in Francia, Will Guthrie.
Il 3 settembre spazio al progetto di Franco d’Andrea, “New Things” (titolo anche del doppio album uscito a marzo per le edizioni del Parco della Musica di Roma) che vive una seconda giovinezza con questa formazione. Il pianista ha trovato in Mirko Cisilino alla tromba ed Enrico Terragnoli, chitarra e live electronics, i partner giusti per un viaggio nei territori del jazz classico riletto in inedite sonorità. La serata si chiude con un set davvero speciale che vedrà in azione il soulman britannico originario di Trinidad Antony Joseph, poeta, romanziere e musicista celebre per la sua capacità di mescolare assieme ritmi e roots caraibiche con il jazz funky psichedelico. I suoi set sono trascinanti. Joseph mette i suoi versi in musica e le sue esibizioni sono un continuo scambio della sua poesia con la musica.
A Sant’Anna Arresi si esibirà con il gruppo formato dal notevole Jason Yarde ai sassofoni, Andrew John, basso, Thibaut Remy, chitarra, Rod Youngs alla batteria e Colin Webster ai sassofoni e uno special guest di lusso come Shabaka Hutchings, altro britannico originario delle Barbados, sassofonista, clarinettista di notevole estro, leader dei Sons of Kemet e Shabaka and the Ancestors, nonché componente di Comet is Coming con il nome d’arte di King Shabaka. Sue partecipazioni nelle formazioni di Sun Ra Arkestra, Mulatu Astatke, Heliocentrics e Floating Points. Il 4 settembre si aprirà con un live del trio “53” guidato dall’ottimo pianista francese Jacky Terrasson che presenterà dal vivo tutto il repertorio tratto dal suo album intitolato proprio “53”. Questa la line up: Sylvain Romano al basso e Lukmil Perez alla batteria. Strumentista raffinato e di bella tecnica ha una spiccata abilità nel mettere assieme rimandi e citazioni. E’ stato per lungo tempo il pianista di Betty Carter e ha suonato con musicisti come Tom Harrell e Wallace Roney. A chiudere, come è nello spirito di Sant’Anna Arresi Jazz, l’incontro tra musicisti di diverse formazioni. E’ il caso del set proposto dall’inedito duo formato dal pianista inglese Alexander Hawkins e la sassofonista Mette Rasmussen.
E il 5 settembre è la data della sorpresa annunciata. Quella dell’esibizione del trio The Comet is Coming progetto di forte fascino che vede assieme oltre al già citato e vulcanico Shabaka Hutchings, Danalogue a sinth e tastiere e Betamax Ohm alla batteria. Un trio esplosivo che presenterà una musica coinvolgente ad alta godibilità che mette assieme elettronica e jazz funk, il tutto lievitato dentro atmosfere psichedeliche. Figli di un genio come Sun Ra che molti anni prima di loro ha mostrato la via ad una musica cosmica e di forte spiritualità. Prima di loro, imperdibile il piano solo del nostro Franco D’Andrea. Un altro piano solo, quello di Jacky Terrasson aprirà l’ultima giornata del 6 settembre. Chiusura all’insegna di una musica di bell’impatto come è quella proposta dalla formazione tutta made in Italy di Roots Magic composta da Alberto Popolla ai clarinetti, Enrico De Fabritiis ai sassofoni, Fabrizio Spera alla batteria e Gianfranco Tedeschi al contrabbasso. Bella energia e tributi a grandi della musica improvvisata, da Julius Hemphill a Roscoe Mitchell. Una bella scelta, assolutamente in linea con un festival che a trentacinque anni suonati continua ad essere fedele alla linea.