MAREK POSPIESZALSKI «No Other End of the World Will There Be»

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AUTORE

Marek Pospieszalski

TITOLO DEL DISCO

«No Other End of the World Will There Be»

ETICHETTA

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A modo suo, questo è un concept album. Lo si evince dal sottotitolo non riportato sopra per motivi di spazio: «Based on the Works of Polish Female Composers of the 20th Century». Idealmente è anche il terzo capitolo della personale rivisitazione del repertorio classico e contemporaneo operata dal musicista polacco dopo due album sempre pubblicati con l’etichetta portoghese. Il primo realizzato con il suo quartetto, «Dürer’s Mother», con musiche originali di Pospieszalski concepite ispirandosi alle musiche di Schubert, Britten e altri, mentre il successivo «Polish Composers of 20th Century», uscito lo scorso anno, prendeva in esame composizioni di dodici autori del secolo scorso suoi connazionali, operando variazioni sui temi originali delle opere prescelte. Questi lavori, soprattutto l’ultimo, hanno fatto sì che questo ottetto, responsabile del precedente album, venisse invitato al festival Sacrum Profanum di Cracovia, dove ha proposto una originale incursione anche nel repertorio dell’altra metà del cielo: le compositrici contemporanee polacche. Anche in questo caso il repertorio prescelto è stato un pretesto, in un certo senso, cosicché la formazione capitanata da Pospieszalski non si è attenuta agli spartiti ma ha posto l’accento principalmente sull’improvvisazione collettiva. Esemplare il lavoro su Tema e variazioni, secondo movimento del quartetto d’archi n. 1 di Grażyna Bacewicz, del quale si accentua l’incedere da marcia funebre lasciando fiorire lungo il percorso le voci dei fiati ora via via più acute, tese quasi al parossismo, in pratica rispettando il procedimento originale esponendo il tema ma sviluppando proprie variazioni. Nel caso di A Song on the End of the World di Agata Zubel, è assente il testo pre[1]sente nell’originale del Nobel per la letteratura, Czesław Miłosz, e al canto si sostituisce un concitato diverbio strumentale coinvolgente più o meno tutti. Oppure in Libera Me di Bernadetta Matuszczak per nastro e baritono, la chitarra elettrica dissonante introduce a una selva sonora stravolgendo il carattere mistico dell’originale in una cerimonia dalle movenze selvagge e conservando solo il tratto drammatico dell’originale. Uno dei brani più belli della selezione. Talora si respira un’atmosfera più ricca di rimandi jazzistici, per esempio le variazioni su Rappell III di Elżbieta Sikora sono di carattere mingusiano, ma a prevalere sono inusitata[1]mente le caratteristiche atmosfere cupe, minacciose e indeterminate tipiche degli ultimi Henry Cow, quelli di «Western Culture», per capirci, e di gruppi affini come gli Univers Zero e soprattutto gli Art Zoyd. Non che questo rappresenti un demerito, beninteso. Diversi i brani eloquenti in tal senso, co me per esempio la rilettura di El condor di Grażyna Pstrokońska Nawratil. La selezione include anche un brano di Lucia Dlugoszewski, compositrice statunitense soltanto di origini polacche, essendo nata a Detroit da immigrati. La composizione prescelta è Angel of the Inmost Heaven, originaria – mente concepita per un quintetto di ottoni e finalizzata a esplorare timbro, densità e permutazioni delle frasi. Sulle prime anche la versione di Pospieszalski sembra fare altrettanto salvo poi insistere sulla deriva degli assoli e l’implosione rumoristica. Nel complesso un’operazione riuscita perché scompagina in modo intelligente il senso di questo repertorio.
Fucile

recensione pubblicata sul numero di novembre 2023 della rivista Musica Jazz

DISTRIBUTORE

Goodfellas

FORMAZIONE

Tomasz Dąbrowski (tr.), Marek Pospieszalski (alto, sop., ten., cl. nastri), Piotr Chęcki (ten., bar.), Grzegorz Tarwid (p.), Szymon Mika (chit.), Tomasz Sroczyński (viola), Max Mucha (cb.), Qba Janicki (batt., soundboard).

DATA REGISTRAZIONE

Cracovia, settembre 2022.