JOHN TAYLOR «Close to Mars»

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AUTORE

John Taylor

TITOLO DEL DISCO

«Close to Mars»

ETICHETTA

CamJazz

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Taylor con Danielsson e France, per certi versi erede di quello a nome di Peter Erskine (dove, ovviamente, cambiava solo il batterista), era già documentato da quattro cd registrati dal 2005 al 2008 (e usciti in tempi diversi fino al 2012), tra loro neppure troppo simili ma in qualche modo equivalenti. Di ciascuno si apprezzano le esecuzioni corroborate dalle risonanze di un tema forte, e passano più sopra la testa quelle in cui Taylor, in assenza di questo, lascia andare a ruota libera il suo automatico abbinamento di frase ritmico-percussiva e accordo disteso; tratto che da una parte fa apparire dispersivo il suo pianismo e dall’altra persino calligrafico. Questo cd inciso quasi vent’anni or sono e di durata un po’ inferiore alla media (circa 48’), tratto probabilmente dalla stessa seduta di «Giulia’s Thursdays» (cd dedicato alle musiche per film di Carlo Rustichelli e uscito nel 2012), presenta in ogni caso una differenza che non ne giustificherebbe affatto la tarda uscita: ovvero pregi e difetti simili, ma rispetto a un Taylor particolarmente anti-spettacolare perché ovunque introspettivo, intimo, impressionistico. Infatti, in questo repertorio di nove pezzi, otto originali suoi e uno di Kenny Wheeler (Ever After, peraltro ancora inedito al tempo della seduta), il «difetto» lo riconosceremmo in certe esecuzioni in cui l’assenza di un tema forte porta Taylor a un pianismo nuovamente dispersivo, di poca presa, che non avrebbe altro fascino se non l’evanescenza. Mentre in quelle dai temi «importanti», soprattutto tre gemme della sua vena più melanconica quali Obstinate, Summer (Phases) e Spring (Phases), Taylor appare in giusta combinazione di lirismo e tensione, presenza melodica e personale aura – quell’aura che marca la sua differenza nel versante dei pianisti post-evansiani. E si tratta di brani che, per sinergia di composizione-esecuzione, sono senz’altro vette anche della sua produzione con questo trio.

Resta che Taylor è un leader disattento tout court, un pianista perfettamente pago di suonare e improvvisare sia in assetti post-evansiani sia in solo, tra momenti concentrati e prestazione automatica. Motivo per cui l’intera sua produzione per la CamJazz, l’unica che lo ritragga in un’attività continuativa di leader, risulta nel complesso meno prodiga di grandi pagine dei soli quattro cd realizzati con il trio di Peter Erskine («You Never Know», «Time Being», «As It Is» e «Juni», incisi per la ECM tra il 1992 e il 1997 e oggi riuniti nel cofanetto «As It Was«), per i quali Taylor aveva scritto un bel nucleo di composizioni importanti, forse il meglio del suo songbook, senza esserne il regista. Sotto l’egida di Erskine (la cui stoffa di leader è indubbia) Taylor avrebbe dato il meglio di sé, probabilmente stimolato dall’effetto congiunto delle numerose composizioni «importanti» (oltre le sue, costituenti la maggioranza, quelle del leader e soprattutto di Vince Mendoza) e di un interplay più ricco di sfumature extra-maniera. Taylor è un pianista affascinante e anche abbastanza completo, ma alla fin fine aveva bisogno di una guida.

Paolo Vitolo

DISTRIBUTORE

Goodfellas

FORMAZIONE

John Taylor (p.), Palle Danielsson (cb.), Martin France (batt.).

DATA REGISTRAZIONE

Ludwigsburg, ottobre 2006.

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