Intervista ai Tangerine Dream

Quest’anno il tour della band tedesca, dedicato al quarantennale dell’album «Phaedra», ha toccato anche la città di Milano per la rassegna Worm Up! che si è tenuta al teatro Dal Verme di Milano. L’attuale leader Thorsten Quaeschning ci racconta del passato, del presente e del futuro della celebre band. Di seguito un breve estratto dell’intervista che sarà pubblicata prossimamente sulla rivista Musica Jazz.

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La formazione degli anni Settanta e quella degli anni Ottanta dei Tangerine Dream avevano approcci molto diversi all’improvvisazione, durante gli Ottanta il lavoro veniva svolto con i nastri di accompagnamento. Negli anni Novanta la vostra musica è cambiata radicalmente. Ora sembra che siate tornati al passato. Mi sbaglio?
Ogni fase è stata influenzata dai partecipanti, dallo zeitgeist, dagli strumenti e dalla tecnologia disponibili. Gli inizi molto sperimentali, che non sembravano sperimentali a chi ne faceva parte, hanno portato agli anni Settanta a essere più liberi. Negli anni Ottanta, i sequencer potevano riprodurre in loop sequenze di accordi più lunghe e i suoni digitali erano freschi, anche se oggi suonano talvolta più datati. A partire dagli anni 2000, abbiamo cercato di tornare al nucleo dei Tangerine Dream e del nostro microcosmo: una musica elettronica in parte slegata dalle tendenze, ma dal suono contemporaneo. Quindi direi: grazie mille per aver notato questo nostro ritorno al passato!

Tangerine Dream, 1974

Come procedete nella fase di composizione?
Può iniziare con una sequenza di accordi, un suono, un rumore o qualcosa che abbiamo esplorato o sperimentato, e meno spesso con una singola melodia. Dal mio punto di vista, spero che non suoni troppo esoterico – perché non è il mio mondo -, il brano o il pezzo di musica richiede cambiamenti da solo, desiderando melodie e accordi. È importante servire la musica piuttosto che forzarla in qualcosa di intenzionale al 100%.

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Negli anni Settanta la vostra musica veniva definita sperimentale. Nel Terzo Millennio molti la chiamano ancora così. In pratica, dopo cinquant’anni non è cambiato molto nella percezione della vostra musica. Cosa ne pensi di tutto questo?
La musica sperimentale, al suo meglio, non si sente intenzionalmente sperimentale, ma naturalmente tale per i suoi creatori. Oggi tutto è più connesso. Quindi un sottogenere musicale non è più piccolo se puoi raggiungere persone in tutto il mondo. Molti prodotti della cosiddetta musica popolare, con balli coreografici e testi e melodie generici, mi sembrano molto strani e distanti. Ma qualunque cosa galleggi sulla vostra barca o funzioni per voi è buona. La musica viene spesso giudicata in base ai gusti personali, influenzati da momenti, socializzazione, amici e altro.

Quali sono i vostri prossimi obiettivi?
Abbiamo molti concerti nel 2024. Abbiamo anche iniziato a scrivere, comporre e produrre un nuovo album che potrebbe uscire nel 2025. Più tardi quest’anno comporremo e produrremo una colonna sonora per un film.
Alceste Ayroldi

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