Giovanni Guidi «Avec les temps»

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Avec les temps - Giovanni Guidi
Il quintetto di Giovanni Guidi, foto di Antonio Viscido

Teatro di Vinci, Vinci, 30 aprile

Organizzato da Empoli Jazz con il patrocinio del Comune di Vinci ed inserito nel circuito del Network Sonoro gestito dal Music Pool, il concerto del quintetto di Giovanni Guidi ha coinciso con l’International Jazz Day promosso dall’UNESCO. Sulla scorta della pubblicazione di «Avec les temps» per la ECM, Guidi ha presentato un gruppo figlio di alcune delle sue recenti esperienze, come il trio con Thomas Morgan e João Lobo e la collaborazione con Francesco Bearzatti. Per completare il quintetto con una nuova voce, Guidi ha inserito Roberto Cecchetto, chitarrista di lunga militanza e comprovata perizia. Ad eccezione della ripresa di Avec les temps, celebre canzone di Léo Ferré, il repertorio del disco consta di composizioni originali del pianista.

Giovanni Guidi, foto di Antonio Viscido

Come il concerto di Vinci ha confermato, le nuove composizioni documentano ulteriormente la ricerca di un lirismo privo di autocompiacimento narcisistico (a dispetto di certe figure iterative scaturite da arpeggi e blocchi di accordi), ma piuttosto provvisto di un afflato corale che è nelle corde del pianista fin dai tempi dell’Unknown Rebel Band. Nello sviluppo collettivo delle esecuzioni Guidi mantiene un basso profilo tessendo meticolosamente gli impianti armonici, di matrice spesso modale, come una sorta di tela di Penelope. Spetta alla formidabile coppia ritmica costruire solide fondamenta per l’architettura dei pezzi. Morgan possiede un senso del tempo e una sensibilità melodica innati che gli consentono di riempire o scarnificare, a seconda dei casi, gli spazi disponibili con suono nitido e una plastica articolazione del sempre essenziale fraseggio: tutto ciò conferisce ad ogni singola nota un valore pregnante. Lobo è uno di quei batteristi che amano suonare contro il tempo base, seguendo una concezione interiore e creando una nuova dimensione del tempo stesso con figurazioni frastagliate ma essenziali. In poche parole, un degno continuatore della poetica di Paul Motian.

Thomas Morgan, foto di Antonio Viscido
Joao Lobo, foto di Antonio Viscido

Per parte sua, Cecchetto si inserisce nella trama ritmico-armonica con discrezione, innesti efficaci e sobrietà timbrica, riservandosi spazi ridotti per interventi solistici sempre misurati. In questo contesto il tenore di Bearzatti assume il ruolo di terminale del lavoro collettivo e di voce del lirismo insito nella poetica di Guidi. Un lirismo asciutto, con risvolti a tratti volutamente stridenti, in cui affiorano di tanto in tanto elementi desunti da Albert Ayler, Archie Shepp e Dewey Redman.

Roberto Cecchetto, foto di Antonio Viscido

L’empito libertario della musica di Guidi si traduce anche nella parafrasi di Katiuscia (da noi meglio nota come Fischia il vento) e nel ripescaggio – da tempo caro al pianista – dell’inno You Ain’t Gonna Know Me ‘Cos You Think You Know Me del trombettista Mongezi Feza, uno dei tanti musicisti sudafricani espatriati in Inghilterra durante l’apartheid. Un brano divenuto cavallo di battaglia della Brotherhood of Breath di Chris McGregor e tra gli episodi salienti dello storico «Spirits Rejoice!» di Louis Moholo-Moholo. Affermazioni di principio che assumono un valore particolare nella fase involutiva che l’Europa in generale, e il nostro paese in particolare, stanno attraversando.

Enzo Boddi

Francesco Bearzatti, foto di Antonio Viscido