Figli d’arte al Premio Massimo Urbani

di Libero Farnè

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Camerino, Rocca Borgesca, 27 e 28 giugno

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Procede imperterrito, senza farsi scoraggiare dalle avversità, il Premio Internazionale Massimo Urbani di Camerino, che ha costituito il trampolino di lancio per tanti giovani jazzisti italiani. Il terremoto, che nell’ottobre 2016 ha duramente colpito il centro storico della città marchigiana rendendolo tuttora inagibile, non ha impedito la continuità della manifestazione negli anni successivi, in sedi periferiche dell’Università. Anche l’imperante Coronavirus non ha ostacolato gli efficienti organizzatori a realizzare l’edizione di quest’anno, la ventiquattresima, ospitata come lo scorso anno nello splendido parco della Rocca Borgesca all’estremità sud del centro storico. Il bando era stato diramato prima della diffusione della pandemia e del relativo lockdown; le iscrizioni sono state numerose come sempre; quindi, fatta la preselezione, era giusto che gli iscritti avessero la dovuta visibilità e l’opportunità di esporre il proprio talento. «Nonostante le difficili conseguenze del Covid 19 – afferma a tale proposito Daniele Massimi, presidente dell’associazione Musicamdo, che organizza il Premio – in questi giorni si è respirato l’entusiasmo, la serietà e la concentrazione che richiede una competizione come questa. L’energia che sa sprigionare in tutti il grande jazz ci fa capire che la musica, la cultura e lo spettacolo offrono una strada concreta per tornare a vivere, per rinvigorire il turismo e l’economia di un territorio.»
Uno dei criteri che sta prendendo corpo in queste ultime edizioni è quello di affidare la presidenza della giuria principale a ex vincitori del Premio, molti dei quali si sono imposti in seguito fra i massimi esponenti del nostro jazz. Se nel 2019 è stato incaricato della presidenza Francesco Cafiso, quest’anno i presidenti erano due: il sassofonista-clarinettista Nico Gori, che fu vincitore del Premio nel 2000, e il trombettista-pianista Dino Rubino, che giovanissimo venne premiato nel 1998. Fra l’altro, in uno dei concerti pomeridiani, organizzati a contorno della manifestazione principale, essi si sono esibiti in duo, inaugurando un sodalizio che non è escluso che possa vedere un seguito.

Tutti i finalisti del Premio Massimo Urbani 2020
Sophia Tomelleri, la vincitrice del concorso

I dieci concorrenti si sono esibiti nel corso delle due serate (cinque per sera), evidenziando una grande motivazione ed un’elevata preparazione tecnica. Erano assecondati dall’affidabile sezione ritmica formata da Seby Burgio (vincitore del premio del pubblico e una borsa di studio per Umbria Jazz nel 2008), e dagli inossidabili Massimo Moriconi e Massimo Manzi. Il primo premio è andato alla tenorsassofonista milanese Sophia Tomelleri, nipote dello storico ed eclettico clarinettista Paolo Tomelleri e prima donna a vincere il Premio come strumentista… e anche questo è un segno dei tempi. La Tomelleri ha dimostrato un carattere distaccato e meditativo, elaborando un fraseggio frammentato da pause e ricco di deviazioni armoniche. Se approfondirà con chiarezza d’idee un simile approccio, uno dei pochi oggi plausibili, potrebbe accostarsi alla tendenza manifestata da colleghe di strumento come la svizzera Maria Grand e l’estone Maria Faust, vale a dire sassofoniste che recentemente hanno sviluppato una propria visione coerente anche nella dimensione compositiva e nell’arrangiamento.

Andrea Dominici

Al secondo posto si è classificato il pianista Andrea Domenici, di Lecco ma residente e attivo da anni a New York. Domenici, a cui è stato assegnato anche il Premio della Critica, si è misurato con due brani di Monk dimostrando una personale preparazione tecnico-interpretativa, sostenuta da un tocco sgranato e una sorprendente sapienza armonica. Il terzo posto se l’è aggiudicato invece un altro figlio d’arte: il tenorsassofonista ventiduenne di Perugia Pietro Mirabassi, figlio del famoso clarinettista. Diplomatosi con Pietro Tonolo, Mirabassi ha esposto in particolare un’interessante sonorità soft, cava e soffiata. La schiera dei premiati è stata completata dal solido chitarrista Giuseppe Cistola, che ha vinto il Premio Social, quest’anno davvero frequentatissimo con oltre diecimila votanti, dal pianista Francesco Pollon, assegnatario del Premio Fara Music e dal trombettista Cesare Mecca, vincitore della borsa di studio Nuoro Jazz.
Libero Farnè