Centrodarte22 prima parte: Opera Libera, a Padova

Al via la prima parte della rassegna organizzata e promossa da Centrodarte in collaborazione con l'università di Padova.

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Il rapporto organico del Centro d’Arte con l’Università di Padova si consolida nel 2022 prendendo la forma di una stagione straordinaria. L’Ateneo padovano festeggia i suoi 800 anni con un ricco e articolato programma di attività, all’interno delle quali il Centro d’Arte è stato accreditato per organizzare le iniziative musicali, forte delle sue specifiche competenze nell’ambito della musica intesa come ricerca, pensiero, pratica di vita.
Centrodarte22 prende dunque il nome di Opera Libera, una rassegna che interpreta e sviluppa l’antico motto dell’Università di Padova, nel segno della libertà della ricerca, rendendo espliciti i temi e i filoni che d’altra parte sono da sempre caratteristiche dell’azione del Centro d’Arte.
I temi sviluppati da Opera Libera sono in particolare quelli della riaffermazione della presenza delle donne nella creatività musicale, della riflessione post-coloniale sulle identità culturali, sull’importanza della civiltà musicale africano-americana nei linguaggi musicali contemporanei. Inoltre, come sempre, le proposte del Centro d’Arte intendono mostrare quanto molteplici e differenti possono essere le pratiche in grado di dare senso a una musica davvero in sintonia coi tempi, tra la composizione, l’improvvisazione e il ricorso a nuove liuterie tecnologiche. E, in proposito, il Centro d’Arte continuerà a celebrare la centralità di Padova e della sua Università nel campo della ricerca scientifica e tecnologica in funzione dello sviluppo dei linguaggi artistici.

Irreversible Entaglement
by Bob Sweeney

La stagione si aprirà con un vero e proprio mini-festival, quasi un manifesto dei principi di Opera Libera, un trittico di serate (8, 9 e 10 febbraio) i cui protagonisti saranno i componenti di Irreversible Entanglements, che presenteranno i propri progetti personali in formazioni ridotte, dal solo al duo, per poi riunirsi in quintetto nella serata finale. Si tratta di un gruppo di cinque musicisti provenienti da diverse comunità musicali, il cui programma è quello di sintetizzare i diversi linguaggi della black music in una prospettiva ‘afrofuturista’. Tra loro figura la carismatica Camae Ayewa (Moor Mother), poeta, performer, attivista.

Tim Berne e Matt Mitchell
foto di Robert Lewis

A seguire, il 18 febbraio, un musicista che si annovera tra le figure più rispettate del jazz attuale da diversi decenni, rivelato al pubblico italiano proprio dal Centro d’Arte quaranta anni fa: ritorna a Padova il sassofonista e compositore Tim Berne, in associazione con un partner musicale che gli è particolarmente affine, il pianista Matt Mitchell.

Yannis Kyriakides
foto di Peter Gannushkin

Il mese di marzo è dedicato a due produzioni originali dedicate ad altrettanti compositori, uno è il cipriota Yannis Kyriakides, da tempo residente in Olanda, in veste di performer nel duo elettroacustico insieme al chitarrista Andy Moor. Kyriakides presenta, l’8 marzo, una nuova composizione-videoinstallazione, realizzata insieme a un ensemble che si formerà in un workshop presso il Conservatorio “Pollini”, con il cui laboratorio SaMPL il Centro d’Arte prosegue da anni una fruttuosa collaborazione.

Julius Eastman
foto di Ron Hammond

Il secondo compositore è Julius Eastman, le cui geniali invenzioni sono fiorite nella stagione eroica del minimalismo USA attorno al 1980 ma che sono state presto ingiustamente dimenticate dopo la sua scomparsa, tragica e prematura. Femenine, un grandioso lavoro del 1974, viene presentato per la prima volta in Italia il 29 marzo da un ensemble ad hoc in cui figurano alcuni dei migliori talenti strumentali italiani coordinati dal pianista e compositore Giovanni Mancuso.

Ava Mendoza
Foto di Antonio Porcaro

Sempre a marzo, il 19, la rassegna ospita l’esibizione solistica della chitarrista Ava Mendoza, reduce dalla pubblicazione del nuovo lavoro, acclamato dalla critica, “New Spells”. Viscerale e raffinata al contempo, vicina al rock sperimentale ma padrona anche del linguaggio jazzistico, Ava Mendoza è solista tra le più richieste nel panorama della musica creativa odierna.

Akira Sakata

La primavera prosegue con Entasis (14 aprile), un quartetto internazionale di musica improvvisata composto da Akira Sakata, Giovanni Di Domenico, Christos Yermenoglou e Giotis Damianidis; e poi ancora con Steph Richards (27 aprile), che in quanto trombettista, compositrice, direttore si annovera tra le figure innovatrici più radicali di oggi. Giunge a Padova con un proprio quartetto, dopo un’impressionante serie di collaborazioni con personaggi quali Henry Threadgill, Anthony Braxton, David Byrne e Yoko Ono.

Myra Melford
foto di Nicky Chayova

E se ormai non si contano le musiciste protagoniste assolute della scena contemporanea, un quintetto come quello che Myra Melford ha riunito sotto il nome di “Fire and Water” (8 maggio) suscita attese molto alte, dal momento che è composto da artiste tutte a loro modo trainanti e significative sia in veste di leader che di strumentiste virtuose, come Mary Halvorson, Ingrid Laubrock, Tomeka Reid, Susie Ibarra.
Brandon Seabrook, ascoltato a Padova di recente nel gruppo 3 Cards Trick di Marco Cappelli, ritorna il 19 maggio con un proprio progetto, all’insegna dell’invenzione sonora, in cui sono coinvolti il multristrumentista e inventore di nuovi strumenti Cooper-Moore e il percussionista Gerald Cleaver. Seabrook oltre ad avere ripensato il suono della chitarra elettrica è un cultore del banjo, che il suo virtuosismo ha sottratto all’uso vernacolare e lo ha reso disponibile a nuove avventure creative.

Michele Sambin

Michele Sambin, autore, attore, musicista, scenografo, inventore di visioni, è un artista molto amato nella sua città, e Padova celebra questa volta il suo pionieristico lavoro di videoartista. Il Centro d’Arte, grazie al lavoro del Centro di Sonologia Computazionale dell’Università, presenta una vera e propria rianimazione digitale de “Il tempo consuma” (16 maggio), una performance del 1974 che utilizzava l’allora nuovo medium del videotape per riflettere sulle operazioni ricorsive prodotte con il suono da Terry Riley e Alvin Lucier.
Il trio San, che il 4 giugno chiude la prima parte del cartellone, è interamente giapponese ma allo stesso tempo globale: riunisce tre spiriti affini, quelli di Satoko Fujii, Taiko Saito e Yuko Oshima, ciascuna delle quali vive ormai da anni in un paese diverso; proprio per questo propongono un viaggio musicale tra le esperienze accumulatesi tra i generi e le scene che hanno attraversato.
Il cartellone è, come si vede, particolarmente ricco e variegato, e come di consueto gli eventi godono di un prezzo d’accesso molto favorevole, specialmente per gli studenti dell’Università di Padova.
Ai diversi concerti si affiancheranno anche iniziative di carattere didattico, laboratoriale nonché momenti di discussione pubblica. Il Centro d’Arte, inoltre, ha fatto tesoro delle attività prodotte online durante i lunghi periodi di fermo dello spettacolo dal vivo di questi ultimi due anni e continuerà a offrire questo tipo di contenuti, specialmente quelli che riguardano gli archivi sonori.
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Interi €12 – Ridotti (riduzioni di legge e studenti) €5 – Studenti dell’Università di Padova €1
Per tutte le informazioni: www.centrodarte.it