Count Basie «The Original American Decca Recordings»

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Count Basie

AUTORE

Count Basie

TITOLO DEL DISCO

«The Original American Decca Recordings»

ETICHETTA

Decca Records

 


 

Preziosi come parures di gioielli ma economici, i cofanetti sfornati dalla branca italiana della Universal puntano ora sui pianisti, Count Basie in primis. Colto all’alba della carriera ma, com’è in genere per chi in arte apre strade, proprio quelle fasi iniziali sono della massima importanza. Del resto, con la loro perfezione, i capolavori che incontriamo marcarono rispettivamente lo Swing e il primo bop. Massima rilevanza ha la riedizione del cofanetto basiano, a lungo sparito dal mercato (peccato non aver potuto ristampare anche il bel volumetto originale: così c’è un po’ di difficoltà nel reperire titoli e dati).

I tre cd documentano con settantatré brani, tra il 21 gennaio 1937 e il 4 febbraio 1939, l’intera stagione Decca. Era la prima sotto il nome di Count Basie e fu la rivelazione delle doti del giovane bandleader e pianista (che aveva appena raccolto quanto lasciato dallo sfortunato Bennie Moten, morto in una sala operatoria). In questi brani c’è già tutta la sua grandezza.

Mai da una big band si era captata una forza ritmica pari a quella uscente dalla storica, perfetta sezione basata, oltre al leader stesso, su Walter Page, Jo Jones e, fondamentale, Freddie Green con la sua chitarra (definita «ritmica» perché non fece quasi mai assoli).

Una base, ovviamente, per ogni altra voce dell’orchestra: per quelle collettive, specie negli incalzanti, irresistibili riff, e per quelle individuali, con magnifici solisti che ancora emozionano, primi tra tutti Lester Young e l’altro tenorista Herschel Evans (in una saltuaria sostituzione persino Chu Berry); e Buck Clayton, Harry Edison, Dickie Wells, Eddie Durham; cantanti come Jimmy Rushing, superlativo interprete di blues e non solo, e Helen Humes.

Pietre miliari della Swing Era restano per sempre One O’ Clock Jump, Good Morning Blues, Every Tub, Swingin’ The Blues e infiniti altri germogli spontanei, con arrangiamenti per lo più non sulla carta ma a memoria (però perfetti).

Lo stile pianistico, poi, era certo mostrato da Basie assai più allora che nel lungo prosieguo, e furono proprio questi brani a fargli meritare subito i gradi da caposcuola. Usava saldo ritmo e bei richiami al blues ma in una personale, sorprendente economia di mezzi espressivi e con una grazia melodica assoluta.

Restano qualcosa di unico quei suoi assoli tuttora esaltanti, da cogliere sia nel cuore dell’orchestra sia nei derivanti quartetto (con la favolosa sezione ritmica) e quintetto (con Clayton in più).

 


 

DISTRIBUTORE

Universal

FORMAZIONE

Bobby Moore (1-5 e 1-21), Buck Clayton (1-1 e 2-14, 2-20 e 3-2, 3-11), Carl Smith (1-1 e 1-4), Ed Lewis (1-5 e 1-7), Harry Edison (2-3 e 2-14, 2-20 e 3-2, 3-11 e 3-18), Joe Keyes (1-1 e 1-4), Karl George (2-1, 2-2), Shad Collins (3-1, 3-2, 3-10 to 3-18)(tr.); Benny Morton (1-18 e 2-14, 2-20 e 3-2, 3-11 e 3-14, 3-16 e 3-18), Dan Minor(1-1 e 2-14, 2-20 e 3-2, da 3-11 a 3-14, da 3-16 a 3-18), Dickie Wells ( da 2-10 a 2-14, da 2-20 a 3-2, da 3-11 a 3-18), George Hunt (1-1), Eddie Durham (1-13 e 2-9)(tr.ne); Caughey Roberts (da 1-4 a 1-8), Earl Warren (da 1-9 a 2-14, 2-20 a 3-2, 3-11 a 3-14, 3-16 a 3-18), Jack Washington (1-1, 2-14, da 2-20 a 3-2, da 3-11 a 3-18) (alto); Herschel Evans (da 1-1 a 2-14, da 2-20 a 3-2), Lester Young (da 1-1 a 2-14, da 2-20 a 3-2, da 3-10 a 3-18)(cl.); Herschel Evans (da 1-1 a 2-14, da 2-20 a 3-2), Chu Berry ( da 3-11 a 3-14, da 3-16 a 3-18), Lester Young (da 1-1 a 2-14, da 2-20 a 3-2, da 3-10 a 3-18)(ten.); Jack Washington (da 1-1 a 2-14, da 2-20 a 3-2, 3-11)(bar.); Count Basie (p.); Claude Williams (da 1-1 a 1-4), Freddie Green (da 1-5 a 3-18)(chit.); Walter Page (cb.); Jo Jones (batt.); Earl Warren (1-15, 1-21), Helen Humes (2-20, 3-1, 3-2, 3-13, 3-14, 3-16), Jimmy Rushing (1-1, 1-5, 1-6, 1-8, 1-11, 1-13, 1-14, 1-18, 1-20, 2-1 to 2-3, 2-5, 2-7, da 2-10 a 2-12, 2-22, 2-23, 3-10, 3-17)(voc.).

DATA REGISTRAZIONE

Tra il 21 gennaio 1937 e il 4 febbraio 1939.

Recensione
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