Alessandro Sgobbio torna a Parma per incantare

Alessandro Sgobbio, piano solo - Parma – rassegna Jazz Parma Jazz Frontiere 22 – Casa della Musica – 5 Novembre 2022

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Alessandro Sgobbio piano solo a Parma Jazz Frontiere 22
Alessandro Sgobbio percuote le corde del pianoforte con la mano sinistra

Nel giorno in cui Parma diventava il centro di una affollata e riuscitissima convention di associazioni e organizzatori di festival sotto l’egida di I-Jazz non poteva esserci palcoscenico migliore per Alessandro Sgobbio, giovane pianista chiamato dal suo mentore e maestro Roberto Bonati per chiudere Parma Jazz Frontiere. Nell’annunciarlo sul palco Bonati non sapeva nascondere la sua emozione nel ricordare gli anni di formazione del suo allievo. Fatale fu incontro di quest’ultimo con Misha Alperin, chiamato a Parma da Bonati per suonare con il Moskow Art Trio. Ancora oggi Sgobbio ricorda quella masterclass destinata a segnare il suo destino. Lasciata Parma Sgobbio si era trasferito a Parigi, trovando una situazione stabile di lavoro. Ma nell’istante in cui Alperin lo chiamò ad Oslo egli ebbe il coraggio di lasciare tutto per trasferirsi in Norvegia e poter studiare con questo gigante troppo prematuramente scomparso.

tutto esaurito alla sala della Casa della Musica di Parma
La sala della Casa della Musica di Parma

Nel primo brano Sgobbio esplora varie sfaccettature dell’estasi con un flusso ininterrotto di variazioni sul tema. Non perde mai la strada nel segno di un lirismo primordiale ed autentico. Nello svilupparsi il brano ha guizzi drammatici, si carica di tensione pur ritornando sempre all’atmosfera estatica del tema. Poco dopo l’artista annunciava al pubblico il titolo del brano (Fireflies, lucciole), spiegando che esso era dedicato agli amati genitori. Questo dimostra la potenza della sua capacità compositiva: il disegno tracciato nel brano sapeva a priori narrare la malinconia della distanza dagli affetti e dai luoghi dell’origine.

un momento estatico di Alessandro Sgobbio
Alessandro Sgobbio al piano

Totalmente diverso il contesto narrativo del secondo brano, che si dispiega impetuoso come un fiume in piena. In esso, come in una folle danza, si è continuamente sospesi in attesa di quello che accadrà. Tensione, mistero, ansia di riemergere da una pioggia di note, fitti rimandi al tema principale lasciano attoniti dalla prima nota all’ultima. Il piano è usato anche percuotendo legno e corde. Anche in questo caso tutto si spiega a posteriori nell’istante in cui l’artista spiega che il brano Atma Mater è dedicato al maestro e mentore Misha Alperin, con tutta la sincera devozione che si prova per l’insegnamento ricevuto.

Alessandro Sgobbio a Parma Jazz Frontiere 22
Sgobbio suona in loop gli effetti elettronici sul piano acustico

Questi due brani sarebbero stati già sufficienti per decretare il concerto un autentico trionfo artistico. Tutta la musica successiva era contenuta in questo largo spettro di emozioni i cui estremi erano proprio da un lato il melodico lirismo del primo ed il libero e sconvolto incedere del secondo. Circa 40 minuti di musica ad altissimo livello.

La tecnica pianistica di Sgobbio è stupefacente, il suo tocco superbo da grande pianista classico non resta mai un esercizio di virtuosismo ma è sempre funzionale a descrivere una emozione vera e palpitante, come il cantante che si immerge ed immedesima totalmente nella canzone.

copertina Piano Music
la copertina dell’album Piano Music

Nel corso del concerto abbiamo ascoltato principalmente le composizioni che Sgobbio ha scritto ad Oslo durante l’isolamento del COVID e registrate nell’album “Piano Music”. Abbiamo avuto anche una anteprima del prossimo album ove al piano acustico si mischiano effetti elettronici, sarà sicuramente una sorpresa e già lo attendiamo con impazienza.

Anche se norvegese di adozione una nuova stella brilla nel firmamento del jazz italiano e speriamo di riascoltarlo molto presto.

Giancarlo Spezia

Foto di Elisa Magnoni