JEFF PARKER ETA IVtet «The Way Out of Easy»

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AUTORE

Jeff Parker ETA IVtet

TITOLO DEL DISCO

«The Way Out of Easy»

ETICHETTA

International Anthem/Nonesuch

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Parker (diamo per scontato, per brevità, che non ci sia bisogno di presentarvelo) si è esibito per sette anni, ogni lunedì sera, con il proprio quartetto, divenuto così una vera e propria band residente, alla Enfield Tennis Academy («ETA», appunto), locale di Los Angeles. Questa serie di concerti aveva già prodotto «Mondays at the Enfield Tennis Academy» (Eremite Records, 2022), frutto di registrazioni realizzate nel periodo 2019-2021. Quello che invece vede la luce ora, è il concerto di apertura delle attività del locale per il 2023, anno in cui poi esse sarebbero definitivamente cessate. È interessante porre a confronto i due dischi, per ottenere conferma, dall’ascolto, della progressiva evoluzione della musica del quartetto, attraverso lo sviluppo di lunghe improvvisazioni minimaliste, che avevano preso in origine l’avvio da forme più usuali (leggasi standard), e nella direzione sempre più decisa dell’uso di poliritmi e dello sviluppo di un groove a tratti ipnotico. L’itinerario ideale conduce l’opera attuale, in modo più deciso, verso quest’ultima direzione, ad un approdo quasi funk: in buona sostanza, il dilemma del musicista alle prese con il tempo, seppure stemperato in un flusso continuo, non viene risolto con la sola dilatazione, né tantomeno con la stasi, ma con la costante valorizzazione degli aspetti ritmici, talvolta ossessivamente ripetuti. Inoltre, è utile osservare pure che il tecnico che si è occupato delle registrazioni di entrambi gli album, Bryce Gonzales, scrivendo le note di copertina, ha voluto ricordare di aver messo a punto un mixer specifico per registrare il quartetto, con uno schema basato su quattro controlli e un solo microfono per ciascuno dei musicisti. Ciò al fine di restituire, nel modo più semplice e diretto, la spontaneità della creazione musicale che ispirava il gruppo: l’affiatamento, il senso di coesione, l’immediata capacità di reazione all’ascolto reciproco, emergono così con spettacolare chiarezza all’ascolto, che riesce quasi perfettamente a restituire il coinvolgimento e l’emozione dell’evento. Ben più di quanto non fosse avvenuto, per chiudere il paragone, in «Mondays at The Enfield Tennis Academy». La musica del disco torna a proporre, in qualche modo, la (improduttiva) questione dei «generi» e del loro superamento. Non vi è alcun dubbio che i processi creativi dei quattro guardino in direzioni diverse da quelle più specificamente «jazz» (il minimalismo, ad esempio, ma anche l’elettronica, naturalmente, e certe strutture tipiche del rock e soprattutto del post-rock); ma, del pari, non sembra possibile mettere in dubbio che essi, con il loro procedimento improvvisativo, conversativo e circolare, che fonda la stessa struttura del materiale musicale, dimostrino di aver appreso pienamente una lezione che riporta a certi stilemi già tipici nei gruppi di Davis a metà degli anni Sessanta, divenuti poi, attraverso di lui, negli anni a seguire, prezioso patrimonio comune, ascrivibile al lascito culturale africano-americano. Ci piace dunque pensare che molte spore benefiche si siano sparse ovunque, fruttificando, e, più semplicemente, che questo sia un disco da non perdere, che come tale vi segnaliamo.

Sandro Cerini

DISTRIBUTORE

intlanthem.com / Warner

FORMAZIONE

Josh Johnson (alto, elettr.), Jeff Parker (chit., elettr., sampler), Anna Butterss (cb.), Jay Bellerose (batt.).

DATA REGISTRAZIONE

Los Angeles, 2-1-23.

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