Dal 6 al 14 settembre 2025, il Festival Internazionale Isole che Parlano torna ad abitare la Gallura – tra Palau, La Maddalena, Arzachena e Luogosanto – con la sua XXIX edizione, diretta da Paolo Angeli e Nanni Angeli.
La sezione musicale offre come sempre un programma ricco e articolato, che conferma la scelta di progetti originali, spesso al debutto nazionale.
Questi gli artisti e le artiste ospiti della ventinovesima edizione che, come di consueto, saranno chiamati a dialogare – nelle loro esibizioni – con i luoghi che li ospiteranno: scorci naturali, siti archeologici e spazi urbani che si fanno parte viva della performance. Tra questi: la Roccia dell’Orso, il Faro e la Chiesa Campestre Di San Giorgio a Palau, la pineta e la spiaggia di Palau Vecchio, Punta Tegge a La Maddalena, la Tomba dei Giganti di Coddu Vecchiu ad Arzachena, il Palazzo di Baldu a Luogosanto, Cala Corsara sull’Isola di Spargi.
Gli artisti e le artiste in programma:

Descansate Niño (Italia): esordio discografico da leader del chitarrista e compositore Giacomo Ancillotto. Con lui Marco Zenini (basso) e Alessandra D’Alessandro (batteria).

foto Emilia Seidel
Fuensanta (Messico): cantante, contrabbassista e compositrice. Crea un ponte tra jazz contemporaneo, musica tradizionale latinoamericana, elettronica.

Elana Sasson Quartet (Kurdistan/USA/Colombia/Cipro/Belgio): Un elegante jazz mediterraneo, che ingloba le suggestioni della poesia persiana e dei canti curdi, intrecciando tradizioni musicali global. Il quartetto di Sasson dà vita a un suono ricco e contemporaneo. Il suo album «In between» è tra i best album World Music Chart Europe. Insieme a Elana Sasson – curdo-americana – il colombiano Santiago Bertel al pianoforte, il cipriota Manos Stratis al contrabbasso e il belga Victor Goldschmidt alla batteria.
A Bad Day (Italia): è il progetto strumentale di Egle Sommacal (chitarrista dei Massimo Volume) e Sara Ardizzoni (conosciuta con lo pseudonimo Dagger Moth). Con l’utilizzo di due chitarre elettriche e tanti pedali analogici, dipingono paesaggi sonori essenziali e imperfetti, contrappunti immaginifici e minimali, aree di esplorazione astratta, costruita con rigore e libertà, al margine delle convenzioni stilistiche ortodosse.

Korhan Futaci (Turchia): figura chiave del jazz e rock sperimentale turco, fonde tradizione anatolica e improvvisazione radicale con reminiscenze psichedeliche. Si caratterizza con un suono viscerale e immersivo e, allo stesso tempo, rilegge la tradizione con lirismo, mostrando la vitalità e la specificità della scena creativa di Instanbul. A Isole che Parlano arriva con un quartetto interamente turco per un concerto che attraversa spazio, tempo e confini stilistici. Con lui sul palco: Barış Ertürk (sax baritono), Esat Ekincioglu (basso) e Erdem Göymen (batteria).
Arrepícus (Sardegna): è un’officina musicale tra tradizione orale sarda e linguaggi contemporanei. Chitarra, contrabbasso, percussioni e voci si incontrano in una ricerca sonora che rielabora poliritmie, balli campidanesi e canto a cuncordu con approccio originale e vivo. Ne fanno parte: Francesco Morittu (chitarre), Stefano Colombelli (contrabbasso, voci), Carlo Pusceddu (percussioni, voci), Giulia Pisu e Irene Coni (voci).
Tenore Santu Gavinu de Illorai (Sardegna): attivo dal 2002, il Tenore Santu Gavinu custodisce e tramanda la tradizione del canto a tenore di Illorai, proponendo un repertorio legato a balli e canti cerimoniali del centro Sardegna. La formazione è composta da: Giovanni Michele Filia (oghe), Gianni Mula (oghe/mesa oghe), Angelo Sanna (mesa oghe), Giuseppe Nieddu (bassu), GianGavino Bosilo (contra).
Coro Gabriel (Sardegna): Il Coro Gabriel di Tempio è tra le voci più autorevoli del canto a tasgia, la polivocalità della Gallura. Attivo dagli anni ’50 e dedicato all’etnomusicologo Gavino Gabriel, è composto da: Marco Muntoni (boci), Nico Bianco (trippi), Gabriele Farina (contra), Gianmario Pedroni (grossu).

Maniucha i Ksawery duo (Polonia): il duo formato da Maniucha Bikont (voce) e Ksawery Wójciński (contrabbasso) fonde l’improvvisazione jazz con i canti tradizionali della Polesia, regione tra Ucraina e Bielorussia.

Foto di Alejandra Amere
Za!+Perrate (Spagna/Catalogna): un progetto esplosivo che fonde flamenco, dadaismo, jazz, elettronica e post-rock. Il loro album «Jolifanto» nasce dall’incontro fortuito tra il cantaor di Utrera e il duo catalano ZA!.

Heavy Sound (Italia): è un progetto collettivo che intreccia timbriche acustiche, lirismo ruvido e pulsazione ritmica. Sabrina Coda (sassofoni), Andrea Fusacchia (sassofoni), Flavio Bertipaglia (basso), Alessandro Sponta (percussioni), Francesco Pitarra (batteria).
Matteo Carta (Sardegna): con King Shepherd and The Lost Sheep esplora l’anima sonora del banjo, tra descrizione intimista e caos rituale. Ispirato al movimento Primitive di John Fahey, alle musiche tradizionali sarde e nordafricane.

Farah Fersi (Tunisia): virtuosa del qanun, ha sviluppato una tecnica personale che integra la tecnica convenzionale del pizzicato, con un approccio innovativo percussivo, fondendo le radici della musica araba con visioni contemporanee. La sua cifra stilistica è basata su una ricerca timbrica ed espressiva aperta, che ingloba diversi linguaggi e li integra nel flusso dell’improvvisazione.
Come ogni anno, infine, Isole che Parlano propone anche un momento di incontro inedito tra artisti ospiti, chiamati a condividere il palco per dare vita a una collaborazione temporanea, libera e aperta all’ascolto reciproco. In questa XXIX edizione, saranno protagonisti di questa speciale alchimia sonora i contrabbassisti Ksawery Wójciński (Polonia) ed Esat Ekincioğlu (Turchia).
La sezione fotografica del festival ospita quest’anno una mostra dedicata alla fotogiornalista palestinese Samar Abu Elouf, vincitrice del World Press Photo of the Year 2025 con lo scatto Mahmoud Ajjour, Aged Nine: il ritratto toccante di un bambino di Gaza, fotografato a Doha dove è stato trasferito per ricevere cure mediche dopo l’amputazione degli arti in seguito a un’esplosione.
La mostra – che inaugurerà lunedì 8 settembre e resterà aperta fino al 12 ottobre a Palau – ripercorre il lavoro di Abu Elouf tra Gaza e l’esilio, dando particolare rilievo alla rappresentazione della condizione femminile e alle conseguenze intergenerazionali della guerra. Attraverso le sue immagini, Abu Elouf non racconta solo ciò che accade, ma lo fa dal punto di vista di chi lo vive, lo subisce, lo attraversa: con uno sguardo intimo, profondo, radicale.
Ad aprire il Festival è, come da tradizione, la sezione ideata e a cura di Alessandra Angeli Isole che Parlano ai Bambini – quest’anno alla sua XXI edizione – in programma dall’8 al 10 settembre: una tre giorni di spettacoli e laboratori ‘a misura’ di bambini e adolescenti, dedicata al dialogo tra le generazioni, dove i linguaggi dell’arte diventano strumento di scoperta del sé, dell’altro e del territorio.
Tra arte e convivialità, il Festival rinnova anche il proprio impegno nel proporre esperienze enogastronomiche che raccontino il territorio e che sono curate in collaborazione con Paola Placido e la rassegna Vite e Vite – incontri con i vignaioli. In programma: degustazioni di miele artigianale, vini naturali e prodotti locali. Un percorso sensoriale che accompagna l’esperienza festivaliera con momenti di gusto e riflessione.