Thelonious Monk «Monk’s Dream»

- Advertisement -

AUTORE

Thelonious Monk

TITOLO DEL DISCO

«Monk’s Dream»

ETICHETTA

Poll Winners

 


 

Dopo un triennio di album live, Monk tornava in uno studio per l’esordio con la Columbia: e creò «Monk’s Dream», uno dei capitoli basilari della sua discografia. È infatti l’opera che, dopo tante incomprensioni, segnò il riconoscimento dell’irregolare pianista come uno dei massimi artefici in generale del jazz moderno (ed è il suo disco più venduto). Offre due ballad per pianoforte solo, Body And Soul e Just A Gigolo, e sei brani con un quartetto in cui è da apprezzare anche il fedele Rouse, sassofonista assurdamente sottovalutato proprio per essere vissuto, dal 1959 al ’70, nell’ombra del colossale leader. I sei bonus propongono alcuni titoli del disco originale in altre incisioni di Monk, tra cui Body And Soul, sempre eseguito da solo, al teatro Lirico di Milano il 21-4-61.

Maletto


 

DISTRIBUTORE

Egea

FORMAZIONE

Charlie Rouse (ten.), Thelonious Monk (p.), John Ore (cb.), Frankie Dunlop (batt.).

DATA REGISTRAZIONE

New York, tra 31-10 e 6-11-62. Con sei bonus, tra 1952 e 1961.

- Advertisement -

Iscriviti alla nostra newsletter

Iscriviti subito alla nostra newsletter per ricevere le ultime notizie sul JAZZ internazionale

Autorizzo il trattamento dei miei dati personali (ai sensi dell'art. 7 del GDPR 2016/679 e della normativa nazionale vigente).

Articoli correlati

Musica Jazz di dicembre 2024 è in edicola

Musica Jazz di dicembre 2024 è in edicola: copertina su Quincy Jones e poi Aaron Parks , Anja Lechner, Chiara Bertelli, Evan Parker, Francesco Cigana, Julian Mazzariello, Lou Reed, Luca Perciballi, Mauro Malavasi, Samara Joy, Sean Bergin, Sérgio Mendes, Thelonious Monk... E molti altri ancora!

Monk at the Blackhawk

Questa è la storia del rapporto fra Thelonious Monk e il Black Hawk di San Francisco, il locale dell’italoamericano Guido Cacianti (Caccienti?/Caccianti?) dove Monk...

Elogio del jazz impuro

Jazz a uso dell’ascoltatore sensibile Tanto jazz chiamato al suo tempo «moderno» e che oggi sarebbe da chiamare «classico» – spostando l’appellativo dalla generazione Swing...