METTE HENRIETTE «Drifting»

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AUTORE

Mette Henriette

TITOLO DEL DISCO

«Drifting»

ETICHETTA

ECM


Piccole, grandi donne crescono. E, a differenza di buona parte dei colleghi maschi, si prendono il loro tempo. È il caso di Mette Henriette. Sette anni sono trascorsi dal suo esordio ECM, un doppio eponimo uscito a fine 2015 e del quale avevamo riferito sulle colonne di Musica Jazz. Non a caso, l’allora giovanissima specialista di sax tenore si era aggiudicata il Top Jazz come miglior nuovo talento internazionale. Oggi l’arti[1]sta – che viene da Trondheim, fa parte della minoranza sami della Norvegia e ha vissuto tra Oslo, New York, Londra e Parigi – torna in pista con un secondo disco se possibile ancor più interessante. Fin dal titolo. «Drifting» significa andare alla deriva, ma indica pure una disciplina automobilistica, una competizione non di velocità quanto piuttosto di abilità e di destrezza. L’immagine ci aiuta a mettere a fuoco la poetica di Henriette. Per comodità giornalistica il suo si potrebbe definire un jazz da camera libero con echi di folk nordico o, meglio, musica improvvisata dall’impronta folclorico-cameristica. Con in più una marcata componente visiva, visto che Mette ha spesso collaborato con artisti di altre discipline (dalla performer Marina Abramović al fotografo e regista Anton Corbijn). Rispetto al debutto – diviso tra un cd in trio e un secondo per ensemble di tredici elementi – qui la scelta è di concentrarsi sulla formula a tre. Per dar forma alle proprie idee la leader coinvolge il pianista Johan Lindvall, già protagonista del disco precedente, mentre al violoncello ingaggia la new entry Judith Hamann. Ne vengono fuori dieci miniature – da 42 secondi a meno di tre minuti di durata, veri e propri haiku sonori – affiancate da cinque composizioni più estese come Oversoar, che supera di poco i sei minuti. Caratterizzata da un suono unico e cristallino (seppur vagamente garbarekiano) e da un incredibile controllo dello strumento, Henriette ha spiegato che «questo è un album in movimento, in cammino da qualche parte, e che ha il suo ritmo». Un disco fatto di brevi cellule che si ripetono, si moltiplicano e si cristallizzano andando a formare inedite costellazioni. E da intricati dialoghi strumentali che evocano, di volta in volta, immagini ed elementi naturali: nella prima parte di I villvind, per esempio, il tenore diventa un soffio di vento. E, anche se qua e là emerge qualche remota eco (Chassé e A Choo fanno pensare alla musique d’ameublement di Satie), va detto che in realtà la sassofonista non somiglia a niente e a nessuno. Come ha lapidariamente chiosato Marina Abramović, «Mette Henriette è differente». Punto e a capo.
Franchi

pubblicata sul numero di gennaio 2023 di Musica Jazz


DISTRIBUTORE

Ducale

FORMAZIONE

Mette Henriette (ten.), Johan Lindvall (p.), Judith Hamann (cello).

DATA REGISTRAZIONE

Oslo, 2020-2022.