FRANCESCO ARONI VIGONE «Orbita»

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AUTORE

Francesco Aroni Vigone

TITOLO DEL DISCO

«Orbita»

ETICHETTA

We Insist!


«È la semplicità che è difficile a farsi», scriveva Bertolt Brecht chiudendo la poesia Lode del comunismo. Quella semplice rivoluzione sociale si è dimostrata in effetti impresa ardua, ma non è che in musica le cose siano più a portata di mano e spesso si è preda di inutili complicazioni e soluzioni cervellotiche. Sembra invece prendere alla lettera i versi del poeta tedesco Aroni Vigone, che ha dato vita a una performance di una semplicità e di una bellezza disarmante. Essenzialità e spiritualità si rivelano essere sin dalle prime battute le coordinate di questo viaggio interiore in diciotto tappe, sorta di rosario recitato nota dopo nota in una cornice quanto mai idonea: nella chiesa vercellese quasi millenaria di San Giuliano. La durata media è al di sotto dei due minuti, dunque davvero paiono grani che scorrono lungo il tempo di una singola preghiera. La sede è stata prescelta sia per via della particolare acustica sia per accentuare il carattere spirituale del progetto, l’esecuzione si è tenuta durante l’orario di culto, dando vita a una sorta di canto liturgico atipico di fronte a un pubblico a sua volta inconsueto. Semplicità si è detto e infatti i brani sono monodici, si sviluppano per ripetizioni seppur ricorrendo anche alla sovrapposizione armonica fornita dalla particolare acustica della chiesa. Ripetizioni che alimentano il ritmo interiore delle frasi e che si arricchiscono sviluppando improvvisazioni delicate come l’impianto stesso delle singole composizioni. Un procedimento illustrato con chiarezza sin dal brano d’apertura, In cammino, programmatico già dal titolo. Tutto riluce grazie allo splendi[1]do riverbero naturale prodotto dall’ambiente, un’esperienza che vanta illustri precedenti in cisterne e grotte utilizzate come casse armoniche, si pensi al classico «In The Great Abbey Of Clement VI» del trombonista Stuart Dempster (e anche le sue registrazioni con la Deep Listening Band), o in tempi più recenti «Resonant Spaces» di John Butcher, ma soprattutto i due volumi di «Axieme» che Steve Lacy registrò nella chiesa di San Francesco a Como nel 1975. Precedenti più per l’aspetto concettuale che per il risultato musicale, perché la strada, anzi il cammino intrapreso da Aroni Vigone conduce da un’altra parte, lungo una strada dove a tratti pare di scorgere John Surman quando nei suoi soli non ricorre all’elettronica. Pallidi rimandi, beninteso, perché qui si è incamminati per la propria strada. Una serie di microfoni è stata messa in campo al fine di valorizzare il suono dei sassofoni, come illustrato nel dettaglio (ma non è un dettaglio in questo caso) nelle note di copertina. Una volta di più il progetto discografico di Maria Borghi centra il bersaglio con un lavoro di alto livello, presentato al solito in una confezione raffinata e impreziosita dalle foto di Chiara Mazzeri per la copertina (D’archetipi, levità e uova di gallina) e all’interno (L’indice e la luna).
Fucile

recensione pubblicata sul numero di novembre 2023 della rivista Musica Jazz

DISTRIBUTORE

Godfellas

FORMAZIONE

Francesco Aroni Vigone (alto, sop.).

DATA REGISTRAZIONE

Vercelli, 14-1-23.