Elton Dean Quartet «On Italian Roads: Live In Milan 1979»

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AUTORE

Elton Dean Quartet

TITOLO DEL DISCO

«On Italian Roads: Live In Milan 1979»

ETICHETTA

British Progressive Jazz


Scava, scava, e come sotto il Vesuvio anche dal territorio del jazz inglese emergono continuamente reperti d’ogni genere, risalenti soprattutto agli esuberanti Settanta. Gli archeologi dell’etichetta British Progressive Jazz sono tra quelli che di recente si stanno dando più da fare nell’estrarre reperti dell’epoca; e, dopo aver recuperato nastri inediti di Tippett poi pubblicati con il titolo «How Long This Time? Live 1970», restaurano la cassetta amatoriale che catturò il quartetto in una notte d’inverno meneghina. La formazione che si presentò quella sera al Teatro Cristallo era il cuore dei Ninesense, l’eccitante nonetto che il sassofonista di Nottingham aveva allestito qualche anno prima, colpendo nel segno per la sua affinità con la musica gioiosa, esuberante e ricca di swing dei Brotherhood of Breath. Difatti, anche qui la sezione ritmica arrivava dalla congrega sudafricana, mentre tra Tippett e Dean correva già una lunga e profonda amicizia che sarebbe durata per tutta la vita. I quattro nell’occasione infiammarono la scena con cinque brani, tutti firmati da Dean e uno dei quali ancora inedito quella sera, perché sarebbe stato registrato in studio e pubblicato soltanto all’inizio dell’anno successivo. È il brano che qui apre le danze, Oasis, poi apparso sull’immaginifico «Boundaries». Venti minuti a dir poco sfolgoranti. È immediatamente evidente lo stato di grazia in cui si trovano tutti, tranne il responsabile del[1]la masterizzazione del nastro. D’accordo, forse l’originale versava davvero in cattive condizioni, ma di fatto quello che ne è venuto fuori è solo un bootleg di buona qualità. Tornando alla musica, Oasis è subito prova di virtuosismo e di empatia tra tutti. Dean impazza in lungo e in largo, Tippett diventa strepitoso a metà dell’opera con un assolo che è una vera scorribanda. La temperatura si placa appena nel successivo Fara, brano inciso da Dean con i Soft Heap. Ballad emozionante, in buona parte occupata dal suo solismo, ma che regala anche un robusto e trascinante intervento di Miller. Altrettanto gustosa e assai avvolgente è Dede-Bup- Bup, nota per essere comparsa su «They All Be On This Old Road». Qui il quartetto esprime un suono più compatto, pur non mancando i frangenti solistici. That’s For Cha (dall’album «El Skid») avvia il lungo e fiammeggiante finale nel quale il furore inziale del concerto si raddensa senza perdere energia. Si punta a una maggiore essenzialità, non rinunciando anche a un interludio quasi astratto in conclusione del successivo assolo di Tippett. Il brano scivola nel gran finale, il pezzo che non poteva mancare, perché se c’è un cavallo di battaglia di Dean questo è senza dubbio Seven For Lee, con quel riff insistente e l’andatura dinoccolata che lo rendono memorabile. Seven For Lee arrivava da «Happy Daze», il primo disco dei Ninesense, incarnandone appieno lo spirito e l’affinità con i fratelli sudafricani. Una volta di più colpì nel segno con una versione sfavillante, grazie a un assolo spiraliforme di Dean seguito da un Tippett che si inoltra in mille e una direzioni. Il quartetto non pare aver mai registrato in studio, ma chissà: di questi tempi, mai dire mai.
Fucile

pubblicata sul numero di novembre 2022 di Musica Jazz


DISTRIBUTORE

britishprogressivejazz.com

FORMAZIONE

Elton Dean (sass.), Keith Tippett (p.), Harry Miller (cb.), Louis Moholo-Moholo (batt.).

DATA REGISTRAZIONE

Milano, 25 febbraio 1979.