DOMEN CIZEJ «Introducing Domen Cizej»

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AUTORE

Domen Cizej

TITOLO DEL DISCO

«Introducing Domen Cizej»

ETICHETTA

Clean Feed


L’ego non gli manca, il talento neppure, ma per forza di cose la giusta misura rimane ancora un obiettivo da raggiungere appieno per il ventisettenne musicista sloveno di stanza ad Amsterdam, che fresco di studi, battendo probabilmente ogni record, esordisce con un cofanetto contenente ben cinque dischi per quattro differenti organici: «Prelude», «Origins», «Sound», «Discovery», «Poetry». Nel primo album (di durata assai contenuta) scende in campo un ottetto di percussionisti (leader incluso) alle prese con Rudimental Ritual nr. 428, composizione dall’andamento iniziale in pompa magna, tutto a suon di idiofoni in evidenza, che procede per sottrazioni progressive facendosi infine quasi impalpabile. Alle sole percussioni è dedicato anche «Discovery», che raccoglie tredici Rudimental Ritual variamente numerati. Qui Cizej inscena dei dialoghi patafisici tra la batteria e la propria voce, che sussurra, mugugna, battibecca, confida, talvolta sbotta in esclamazioni di varia natura, masticando fonemi, senza ricorrere a alcun armamentario percussivo supplementare, come avviene da decenni nella musica improvvisata. Tutt’altra dimensione quella degli album che vedono in azione due differenti trii con pianoforte. «Poetry» pecca a tratti di un certo calligrafismo di chiara ascendenza evansiana (la prima metà dell’estesa In Three Parts, per esempio), altrove è efficace nel calibrare variazioni ritmiche e timbriche (Meditation). Cizej assolve per bene il suo ruolo di moderno batterista, ora puntuale nell’accompagnamento, ora risoluto nell’indicare nuove strade, come nelle decise sottolineature ai tamburi in Composition nr. 6 (Orchestration 3) officiando una cerimonia minimalista ottimamente interpretata dai suoi partner. È il pezzo pregiato dell’album. Nel brano conclusivo, Opening, Resolutions, dall’espressione più nervosa, riaffiora un certo manierismo nella scrittura, in parte bilanciato dalle doti strumentali del trio (i due partner nell’occasione sono Lasure e Kempeneer). L’altro disco in trio, «Origins», si compone del solo brano eponimo e vede Cizej assieme a Tamelyte e Ho Chin Kiat. Regna complessivamente un’atmosfera crepuscolare ma non sempre quieta, anzi disturbata a più riprese da lunghi momenti di tensione e ansia. Il trio pare alla ricerca di un motivo perduto, imboccando nuovi sentieri in un inseguimento senza fine, tra momenti assai coinvolgenti e qualche passaggio a vuoto. La sensazione, però, è che ci sia un trio di troppo. L’anima contemplativa, sognante, meditativa e quella vigorosa, a tratti spigolosa si ritrovano con una migliore messa a fuoco in «Sound», registrato assieme al pianista Deorsola. Il duo mostra subito nerbo e intesa notevole in Composition nr. 7, con abile e convincente impiego anche delle corde del piano, sviluppando un dialogo ad alta tensione. Più incline alla meditazione risulta Composition nr.23 (pt.1 – Prototype), con ulteriori estrazioni di suoni dal ventre del pianoforte. Minimalismo e astrazione: è lungo queste coordinate che si muove l’intero disco. Si tocca il vertice nonché si giunge a sintesi mirabile dell’intera produzione con pianoforte in Composition nr. 1, brano parsimonioso, ridotto all’essenziale, melodioso e taciturno: un notturno del XXI secolo.
Fucile

recensione pubblicata sul numero di dicembre 2023 della rivista Musica Jazz

DISTRIBUTORE

Goodfellas

FORMAZIONE

Form. compl.: Domen Cizej (batt., perc.), Agota Tamelyte, Hendrik Lasure, Filippo Deorsola (p.), Jonathan Ho Chin Kiat, Soet Kempeneer (cb.), Luka Matić, Giovanni Iacovella, Martin Hafizi, Branko Valchev, Bence Cspeli, Sekou van Heusden (perc.).

DATA REGISTRAZIONE

Amsterdam, 12 e 13-9-22, 3 e 4-10-22, 14 e 15-11-22, 12 e 13-12-22, 9 e 10-1-23