ART ENSEMBLE OF CHICAGO «The Sixth Decade. From Paris To Paris»

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AUTORE

Art Ensemble of Chicago

TITOLO DEL DISCO

«The Sixth Decade. From Paris To Paris»

ETICHETTA

RogueArt


Ecco la storia, per dirla con Daniel Pennac. Sin dal titolo, il concerto qui documentato, tenutosi al festival Sons D’Hiver, si pone a metà strada tra commemorazione ed evento rivolto al domani, rimandando nel suo significato più intimo a un altro album dell’AEOC, «Ancient To The Future», risalente al 1987. Di tal fatta è sempre stata la musica di quei chicagoani sbarcati a Parigi alla fine dei Sessanta e che in terra di Francia si sono ritrovati a tirare le somme di mezzo secolo di musica, di Great Black Music Oggi di quei cinque ne rimangono in vita due, ma lo spirito libero dell’intera formazione è tuttora integro, niente affatto segnato dal tempo, lucido e visionario come sempre, autonomo nelle scelte, nell’organizzazione e nella pratica musicale. Ciò che più rincuora e rallegra, però, oltre ad avere ancora con noi quei due straordinari artisti che rispondono al nome di Roscoe Mitchell e Famoudou Don Moye, sono i più giovani partner che li hanno accompagnati in questo concerto/evento, tutti in perfetta sintonia e comunione d’intenti con i due sciamani di un’altra generazione. La musica, infine, non delude le attese, contrariamente a quanto spesso avviene con reunions figlie del marketing e in generale di chiamate a raccolta di grandi nomi la cui somma però risulta inferiore al valore dei singoli. Nell’arco di un’abbondante ora e mezza, si ripassano non solo cinquant’anni di prassi AEOC ma di tutte le esperienze musicali coeve, precedenti e quelle che il loro laboratorio continua a prefigurare. Lo si capisce dal primo maestoso brano, Leola, avviato con un abissale om dal quale sorgono passaggi di canto operistico, silenzi di chiara marca mitchelliana, passaggi cameristici con un quartetto d’archi ispiratissimo, puntinismo, passaggi parlati, una struggente melodia cantata con tono fiero e dolente, un corale nero di grande intensità. La macchina del tempo musicale compie un balzo in avanti (o laterale?) e si colloca dalle parti della cosiddetta musica contemporanea con il successivo Introduction To Cards, affidato agli effetti sonori del trombonista Simon Sieger, un brano memore delle esperienze bouleziane fiorite proprio nella capitale francese. Mitchell accompagna e poi subentra a Sieger con frasi catatoniche che discendono alla ricerca del timbro puro. C’è poi il grande jazz che nasce all’ombra dei maestri, Miles, Trane e Louis, evocati nel canto di New Coming, un brano epico, che gli archi sospingono, innalzano e fanno volare assieme alle percussioni made in Africa di Don Moye, fino a quando la tromba di Ragin non rende definitivamente sanguigno il tutto. Si alza di più la temperatura in Funky AECO, con un robusto giro di basso elettrico, una festa percussiva e l’intero ensemble che partecipa alla danza. Tra gli altri momenti superbi di un concerto memorabile, si deve segnalare sicuramente I Greet You With Open Arms, un viaggio nel futuro antico dell’Africa come la immagina Don Moye, nella quale si aggirano spiritate le cellule sonore del sopranino di Mitchell e le narrazioni ipnotiche di Moor Mother prima di assumere una dimensione corale (e tribale). Notevole anche Variations And Sketches From The Bamboo Terrace, nuovamente in odore di musica da camera di matrice europea nella pensosa introduzione, e la voce di basso di Córdova che accentua sofferenza e tensione salvo poi aprirsi in un’improvvisazione al pianoforte che ci porta rapidi alla seconda metà del Novecento. C’è spazio, naturalmente per le improvvisazioni iconoclaste come da tradizione di quei chicagoani e per gli sketches più squisitamente Afro (Kumpa, per esempio, canto degno un griot). Non si può infine tacere dello splendido ed emozionante finale, con la presentazione di tutti i musicisti sulla base di un classico dell’AEOC firmato da Mitchell, Odwalla: una passerella che è un inno alla musica, alla vita, alla Great Black Music come si canta tutti assieme. Forse è già il disco dell’anno.
Fucile

pubblicata sul numero di marzo 2023 di Musica Jazz


DISTRIBUTORE

rogueart1. bandcamp.com

FORMAZIONE

Hugh Ragin (tr, flic., campane tibetane), Simon Sieger (trne, tuba), Roscoe Mitchell (alto, sopr.), Nicole Mitchell (fl, ottavino), Brett Carson (p.), Jean Cook (viol.), Eddy Kwon (viola), Tomeka Reid (cello), Jaribu Shahid (cb., b.), Silvia Bolognesi, Junius Paul (cb.), Famoudou Don Moye (batt., perc.), Dudù Kouaté, Enoch Williamson, Babu Atiba, Doussou Touré (perc.), Erina Newkirk, Roco Córdova (voc.), Moor Mother (spoken word), Steed Cowart (dir.).

DATA REGISTRAZIONE

Créteil, 7-2-20.